Una fuga inaspettata dopo una vita di dedizione

«I figli sono ormai cresciuti, e appena è andata in pensione, è scappata via da me, ci credi?!» si lamentava l’uomo canuto col cappello, mentre giocava a scacchi con il suo compagno di partita.

L’autunno aveva appena iniziato a spargere le sue foglie dorate nel cortile. Il tempo era splendido, e si respirava aria fresca e leggera.

Era diventata un’abitudine: d’estate, i pensionati passavano le loro giornate nel parco vicino a casa.

Avevano trovato un angolino con tre panchine vicine e si ritrovavano lì tutte le estati, non appena il caldo si placava.

Con l’arrivo del freddo, la buona abitudine non era svanita. Gli uomini dai capelli grigi continuavano a sedersi sulle panchine fuori casa.

«Davvero è scappata? Forse non è colpa sua, ma tua!» rise l’avversario di scacchi. «Una brava donna non scappa da un uomo come si deve.»

Era successo anche a Riccardo qualche anno prima, e sapeva bene da dove nascesse quella fuga improvvisa.

L’uomo col cappello alzò gli occhi, dello stesso colore dei suoi capelli, e sorrise.

«Scacco matto, Riccardo. E per quanto riguarda mia moglie… l’ha fatto per dispetto! Sa che non posso vivere senza di lei, ecco perché ha fatto così, per farmela pagare.»

Prima di andarsene, gli aveva detto:

«Basta, Tommaso! Sono stanca di servirti! Non sai fare niente da solo, te ne vai via perché capisca cos’è la vita senza di me.»

Non aveva nemmeno detto dove sarebbe andata…

«E allora, Tommaso, com’è adesso?» chiese Riccardo, ricordando le sue stesse sensazioni.

«Male… anzi, triste! Il primo giorno volevo festeggiare la libertà. Avevo pure comprato una bottiglia di bianco… L’ho messa in frigo, ma non ho avuto voglia di berla.»

Nessuno che ti sgrida, nessuno che ti dice “non osare”. Nessun rumore in giro. E proprio così, la voglia è svanita. Mi è scesa addosso una malinconia…

Riccardo rise. Capiva Tommaso. Ci era passato anche lui. Esattamente come aveva descritto.

Tommaso rimase pensieroso, fissando la scacchiera.

Gli uomini intorno osservavano la scena con un misto di preoccupazione e compassione.

Nessuno voleva ritrovarsi solo a quell’età.

Certo, nella vita di tutti i giorni c’erano momenti noiosi, ma è proprio per questo che si ha un’anima gemella: per completarsi.

«Chiamala, digli che hai capito, che ti penti» suggerì un uomo un po’ più giovane degli altri.

Tommaso scosse la mano:

«Chi può capire cosa vuole?!»

«Io ricordo quando da piccolo pascolavo le caprette in campagna» intervenne il vicino del quinto piano. «Se una capretta scappava e non voleva tornare, la attiravo con una carota. E tu fai lo stesso! Poi le cose si sistemano da sole…»

«E con cosa la attiro?!» rise Tommaso. «Lei ha già tutto, qui non si può sbagliare…»

«Fammi chiamare io, le dico che sono passato cinque volte e nessuno apre?» propose il vicino di pianerottolo.

«Oh! Geniale!» si illuminò Tommaso. «Tornerà di corsa, penserà che sia successo qualcosa. E io sarò lì, pronto con i fiori e una torta!»

Così gli uomini si salutarono e se ne andarono.

…Il giorno dopo, come concordato, il vicino di pianerottolo, Luca, chiamò la moglie di Tommaso e le disse che non lo vedeva da giorni e che non apriva la porta.

«Forse è successo qualcosa, torna subito…»

Tommaso, intanto, non perse tempo. La mattina presto corse al supermercato a comprare prelibatezze. Poi passò dal fioraio, prese tre garofani e tornò di corsa a casa.

«Uff, che fatica! Sono esausto…» pensò Tommaso.

Ma decise che chiedere scusa in pigiama non era elegante.

Si cambiò con il suo completo grigio, quello che la moglie gli aveva comprato per i funerali, e preparò la tavola in cucina.

Tutto era pronto, lo spumante e la torta in frigo, l’acqua nel bollitore. Si sedette e aspettò.

Faceva caldo con quel completo, ma non poteva toglierlo: doveva presentarsi a Graziella in tutto il suo splendore!

Andava avanti e indietro alla finestra. Niente, non arrivava!

Alla fine decise di aspettarla con i fiori in mano. Prese i garofani, e uno, per disgrazia, si spezzò.

Prese la bottiglia di bianco, ne bevve un goccio per calmare i nervi.

Rimase lì un’ora con i fiori stretti in mano, sul divano, finché il sonno non iniziò a prenderlo.

Decise che avrebbe sentito quando la moglie fosse entrata e si sdraiò con cura per non sgualcire il completo.

Stringeva i fiori sul petto, così non avrebbe dovuto cercarli all’ultimo momento…

…La moglie di Tommaso arrivò quasi a sera. Era andata dalla sorella in un’altra città, cinque ore di treno, poi un taxi.

Davanti al palazzo, Graziella guardò in su: le finestre di casa erano al buio!

Si preoccupò e corse dentro.

Arrivata alla porta, aprì piano con le sue chiavi ed entrò. Silenzio totale. Nessun rumore, nessun Tommaso…

«Oddio, che sia successo qualcosa?» pensò.

Accese la luce nel corridoio e si diresse in salotto.

Vide il divano e quasi cadde dalle scale!

Lì, sul divano, c’era Tommaso… nel completo… con due garofani appassiti stretti in mano…

Graziella cadde in ginocchio davanti a lui e rimase con la testa bassa per qualche minuto, fino a quando le lacrime non iniziarono a scendere.

«Graziella! Sei tornata!» sorrise Tommaso, porgendole i fiori.

«Sei vivo!» urlò lei. «Hai fatto baldoria, eh?! Lo sapevo, non posso lasciarti solo neanche una settimana, Tommaso, che uomo sei?!»

Graziella continuava a sgridarlo, mentre lui, seduto sul divano, sorrideva senza sosta.

«Che bello, che caldo è tornato in casa» pensò. «È tornata la mia capretta scappata! Alla fine l’ho attratta…»

«Stai lì e sorridi!» non la smetteva la moglie. «Ora ti faccio vedere io!»

«Ti amo, Graziella, tanto che non ti lascerò più andare» disse Tommaso con calma.

A quelle parole, la moglie smise di sgridarlo.

«In questa settimana ho capito tutto… non lasciarmi, non andartene, farò tutto quello che vuoi…»

«E niente più baldorie?»

«Non ne ho fatta nessuna mentre non c’eri. Ho solo bevuto un goccio prima.»

«Va bene» disse Graziella, andando in cucina e accendendo la luce.

«Ah… oh…» si sentì da lì.

«Che bella carotina» pensò intanto Tommaso. «Ora dovrò stupirla ogni giorno, e Graziella non scapperà più…»

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