Una Giornata Tutta per Me

**Un giorno per me**
**Parte 1: Il ritorno**

Il pomeriggio cadeva lentamente sul quartiere, tingendo le nuvole di un arancione soffice che prometteva una serata tranquilla. Per Marco, però, la routine era la solita. Dopo una giornata stancante in ufficio, tra scartoffie che sembravano moltiplicarsi e riunioni senza sosta, pensava solo a tornare a casa, cenare e magari guardare un po di televisione prima di dormire. Non era un uomo infelice, ma uno abituato alla monotonia, alla prevedibilità dei giorni che si susseguivano come grani di un rosario infinito.

Parcheggiò lauto davanti a casa e, uscendo, notò subito qualcosa di strano. La portiera dellauto di sua moglie, Giulia, era aperta. Marco aggrottò la fronte. Giulia era meticolosa, attenta ai dettagli, specialmente con lauto, che considerava quasi un santuario. Ancora più sorprendente fu vedere la porta di casa socchiusa, da cui usciva una ventata daria fresca mescolata alle risate dei bambini.

Fece qualche passo e si fermò di colpo. Il giardino, normalmente curato da Giulia e dai bambini nei weekend, era ora un campo di battaglia. I loro tre figli, Matteo, di otto anni; Sofia, di sei; e il piccolo Lorenzo, di appena quattro, giocavano tra pozzanghere di fango, completamente sporchi e ancora in pigiama. Scatole di cibo vuote e involucri erano sparsi sullerba, come se un mini tornado fosse passato di lì. Marco sentì una fitta di preoccupazione mista a incredulità.

Papà! gridò Matteo, vedendolo. Guarda cosa abbiamo fatto!

Sofia agitava le mani, mostrando orgogliosa una montagna di fango che, a suo dire, era una fortezza invincibile. Lorenzo, intanto, rideva a crepapelle, sguazzando in una pozzanghera.

Marco guardò intorno cercando il cane, Rocco, ma non cera traccia di lui. Nemmeno un abbaio in lontananza. La sua inquietudine crebbe. Dovera Giulia? Perché tutto era così?

Dovè la mamma? chiese, cercando di non sembrare allarmato.

Dentro rispose Sofia, senza distogliere lo sguardo dalla sua creazione.

Marco avanzò verso casa, evitando involucri e giocattoli. Oltre la soglia, il caos raddoppiò. Una lampada giaceva a terra, il tappeto era accartocciato e spinto contro il muro. In salotto, la televisione era al massimo del volume, sintonizzata su un cartone animato, e il soggiorno era un mare di giocattoli e vestiti sparsi.

Nellaria, lodore di cibo mischiato a detersivo e terra. Marco si diresse in cucina, dove il lavello traboccava di piatti sporchi, avanzi della colazione ricoprivano il bancone e la porta del frigorifero era spalancata. Per terra, il cibo del cane era sparso e, sotto il tavolo, un bicchiere rotto luccicava nellombra.

Il cuore di Marco batteva forte. Qualcosa non andava. Salì le scale in fretta, spostando giocattoli e mucchi di vestiti che ostruivano il passaggio. Arrivato al corridoio, vide acqua scorrere sotto la porta del bagno. Aprendola, trovò asciugamani zuppi, schiuma e giocattoli a galleggiare, con rotoli di carta igienica srotolati a formare montagne bianche.

Senza perdere tempo, corse nella camera da letto. Spinse la porta e lì, avvolta nella penombra, cera Giulia. Rannicchiata sul letto, in pigiama, con i capelli raccolti in una crocchia disordinata, leggeva un libro con unespressione di assoluta tranquillità.

Notandolo, Giulia alzò lo sguardo, gli sorrise e chiese con voce serena:

Comè andata la tua giornata?

Marco la fissò, furioso, incapace di capire ciò che vedeva.

Che cosa è successo qui oggi? domandò, trattenendo a malapena la rabbia.

Giulia sorrise di nuovo, con una calma sconcertante.

Sai quando torni ogni giorno dal lavoro e mi chiedi Per lamor del cielo, ma cosa fai tutto il giorno?

Sì rispose Marco, incredulo.

Be, oggi non lho fatto disse Giulia, chiudendo il libro con delicatezza. Oggi mi sono presa un giorno per me.

**Parte 2: Il silenzio e la verità**

Per un attimo, il silenzio riempì la stanza. Marco rimase immobile sulla porta, incerto se ridere, urlare o semplicemente lasciarsi cadere a terra come uno dei suoi figli. Guardò Giulia, ancora con quellespressione serena, poi rivide mentalmente tutto il caos che aveva trovato al suo rientro: il disordine, la sporcizia, il completo abbandono. Per la prima volta da molto tempo, non seppe cosa dire.

Ti sei presa un giorno per te? ripeté, come se le parole non avessero senso.

Giulia annuì, posando il libro e sedendosi sul letto. Il suo pigiama di cotone azzurro era macchiato di caffè e cioccolato, e i piedi nudi spuntavano dalla coperta.

Sì. Oggi ho deciso di non fare assolutamente nulla di ciò che faccio ogni giorno. Non ho riordinato, non ho pulito, non ho cucinato, non ho organizzato, non ho litigato con i bambini per vestirli, non ho lavato i piatti, non ho rincorso Rocco perché non scappasse, non ho risposto ai messaggi del gruppo dei genitori, non ho pensato alla cena, non mi sono nemmeno pettinata. Oggi sono stata solo Giulia. Non mamma, non moglie, non casalinga. Solo io.

Marco provò una miscela di ammirazione e sconcerto. Si sed

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