Una giovane donna con la casa dei sogni sogna di sposarsi…

Una giovane donna con un appartamento sogna di sposarsi…

“Ecco, un’altra è andata in sposa. Un’altra persona felice al mondo. Auguro loro di arrivare alle nozze d’oro!” disse Rosalba Ferraro, la capa dell’ufficio contabile, la più anziana del gruppo non solo per ruolo ma anche per età, alzando la coppa di spumante.

“Perché così poco? Che arrivino alle nozze di diamante!” aggiunse vivace la spumeggiante Simona.

“Essere sposata non è sempre una fortuna,” sospirò triste la signora Pina, la donna delle pulizie, in piedi sulla soglia. “Oggi ti sposi, e domani chissà. Oh, ragazze, perché non vi accontentate di restare così?”

“Signora Pina, ma per favore…” la interruppe irritata Simona. “Se a voi è andata male, non significa che sia così per tutti. A nostra Carlotta è andata bene. Bello, con la macchina, e pieno di prospettive. Non ascoltare nessuna, Carlotta, sii felice!” E Simona sollevò la coppa in un brindisi.

Carlotta era appena tornata da una settimana di vacanza presa per il matrimonio. Aveva portato cioccolatini e spumante per festeggiare con le colleghe. Sorrideva e brillava come un lampadario di Murano, anche se un po’ nervosa. Certo, aveva avvertito il marito che si sarebbe trattenuta un’oretta, ma ormai erano passate tre ore, lo spumante era finito da un pezzo, erano corse al supermercato per comprarne altro, e nessuna sembrava intenzionata ad andarsene. Il marito le mandava messaggi, chiedendo quando sarebbe tornata, che le mancava e che era pronto a venirla a prendere.

“Va bene, ragazze, divertitevi. Io domani vi sistemo tutto,” disse la signora Pina.

“Vada a casa, signora Pina, non si preoccupi, ci pensiamo noi,” promise Rosalba. “Ragazze, beviamo l’ultimo e poi ce ne andiamo. Manca solo da far sposare Lucia e poi siamo a posto.”

“Davvero, Lucia, perché sei ancora single? Sei carina, hai un appartamento. Non ti piace nessuno o aspetti il principe azzurro?” domandò Simona, ormai parecchio alticcia.

“E l’appartamento cosa c’entra?” chiese Lucia.

“Ma come? Quanti anni hai? Alla tua età io avevo già due figli, e Marco era già a scuola. Con mio marito è stato un casino. Siamo stati vicini al divorzio un paio di volte. Ma io ho detto: se li hai fatti, almeno crescili, poi fai quello che vuoi. E lui è rimasto.” Simona mostrò il pugno.

“Ci si sposa per passione o per un ‘incidente’. La passione svanisce, arrivano i giorni grigi. E i figli? Le notti insonni, le liti, questo e quello. E poi, boom, divorzio.”

“Se l’uomo è perbene, lascia la casa alla moglie e ai figli, e se ne va in affitto o in una stanza. Ma non dura. Gli amici sono tutti sposati, non ha dove andare. Allora inizia a cercare una donna single, senza figli, perché non è scappato dai suoi per crescerne degli altri. E tu? Giovane, con un appartamento, che sogna il matrimonio. Un tesoro. Mi stupisco che tu sia ancora sola.”

“Che modo strano di vedere le cose,” disse Lucia offesa. “Quindi sono adatta solo a divorziati e senza tetto? A trent’anni, secondo te, non posso incontrare un uomo senza debiti?”

“Non ascoltarla, Lucia, è ubriaca, dice sciocchezze. Gli uomini oggi non hanno fretta di sposarsi. Fanno carriera. Però, sei un po’ in ritardo,” sospirò Rosalba. “Ma non preoccuparti, sistemeremo tutto.”

“Vedi? Gli uomini di successo sanno quanto valgono, cercano donne più giovani e più belle. I divorziati sono meno esigenti. Per loro basta che la donna sia buona e abbia un tetto. Non vuoi mica passare la vita tra stanze in affitto o con la mamma?” insistette Simona.

“Ognuno ha il suo destino. C’è chi si sposa presto, chi tardi. Una mia amica ha un figlio, trentasei anni, mai sposato. Intelligente, colto, guadagna bene, ma con le donne non ha fortuna,” disse Rosalba.

“Ma è malato? O beve? O magari è…” Simona notò lo sguardo di rimprovero di Rosalba. “Be’, dai, ho una amica che…”

“Simona, basta! Hai una lingua lunga un metro. Lucia, pensaci. È un bravo ragazzo. Volevo presentarveli da tempo.”

“Ma perché avete iniziato questo discorso? Non credo a queste combinazioni. Si illudono a vicenda, e poi la realtà è diversa. Me la caverò da sola.”

“Appunto, da sola. Dove lo incontri? Qui siamo tutte donne, non vai nei locali. Se non vi piacete, pazienza, nessuno vi obbliga. E poi lui ha già casa. Provare non costa nulla. Potrebbe piacerti,” insisteva Rosalba. “Ragazze, è tardi, i mariti non ci faranno entrare.”

Le colleghe pulirono in fretta e se ne andarono.

“Non dire di no troppo presto,” disse Rosalba a Lucia alla fermata dell’autobus. “Non è un caso se ne ho parlato. Sabato è il compleanno di mio marito. Ho invitato un’amica e suo figlio. Vieni anche tu. Magari vi piacete. Poi si vedrà.”

Nei due giorni che seguirono, Lucia fu incerta. All’inizio l’idea non le piaceva, dubitava che potesse funzionare. Ma sceglieva comunque l’outfit e si fece la manicure.

“Quante volte mi sono promessa di mettermi a dieta? In due giorni non dimagrisco,” si rimproverò allo specchio. “Chi mi amerà, se non amo neanche me stessa? Che stupidaggine. Non ci andrò.” Fece per allontanarsi.

Il sabato mattina si lavò i capelli, si stirò i ricci, si truccò, scelse il vestito. E il regalo? Era un compleanno, non poteva presentarsi a mani vuote. Chiamò Rosalba, che le disse di non preoccuparsi, ma se proprio voleva, una bottiglia di vino andava bene.

Aveva tempo, e andò al supermercato. Nel negozio sotto casa non c’era scelta, così si diresse al centro commerciale. Prese il vino, poi cioccolatini, formaggio e pane. Se tutto fosse andato bene, magari lui l’avrebbe accompagnata, avrebbe voluto fermarsi per un caffè, e a casa non c’era nulla. Da tempo non comprava dolci, per non tentarsi.

Piena di speranza, Lucia si avviò alla cassa. Stava per posare la spesa sul nastro, quando un uomo le passò davanti, poggiando una bottiglia di vino, la stessa che aveva scelto lei.

“Scusi, ma ero prima io,” protestò Lucia.

“Mi perdoni, ho fretta. Ho solo questa, lei ha la spesa piena. Mentre la sistema, io ho già finito,” disse lui con calma.

“Le brucia la gola? Che maleducato!” si infuriò Lucia, vedendo che la cassiera lo stava già servendo. “Ma l’ha visto che ero prima io? Perché lo serve lui? Perché è un uomo?”

“Signorina, mi sono scusato. Non urlare, me ne vado.” L’uomo prese la bottiglia e se ne andò.

La cassiera la guardò con sufficienza mentre passava la sua spesa.

L’umore di Lucia era rovinato. Si pentì di aver speso soldi, di aver comprato tutto per nulla. E poi per chi? Per un egoista come quello che pensava di essere al centro del mondo? NonCon il cuore ancora gonfio di rabbia e delusione, Lucia chiuse la porta alle spalle, decisa a cancellare quell’incontro dal destino, ma il destino, si sa, ha sempre l’ultima parola.

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