Una Madre a Cui Non Devo Nulla

**Diario di un figlio che non deve più nulla**

Giulia e Alessandro si preparavano per il matrimonio. La sera prima del grande giorno, la madre della sposa, Beatrice, arrivò per conoscere la futura consuocera. L’incontro avvenne a casa della madre di Alessandro, Lucia. Parlarono dei dettagli del matrimonio, chiacchierarono a tavola. La mattina dopo, Beatrice si preparò a partire e Giulia l’accompagnò fuori.

«Allora, cosa ne pensi di Ale?» chiese alla madre.

«Un bravo ragazzo» rispose lei, sorridendo, ma con un sospiro pesante.

«Mamma, cosa c’è?» domandò Giulia, incuriosita.

«Figlia mia, stai lontana da sua madre. Ci sono cose che ancora non sai».

Quelle parole si rivelarono presto premonitrici.

Quando Giulia scoprì che la suocera intendeva vivere con loro, affrontò subito il marito:

«Dovrai scegliere: o io o tua madre».

«Non ho intenzione di scegliere» rispose Alessandro con calma. «Noi continueremo a vivere come sempre, e lei risolverà i suoi problemi da sola».

«Quindi non permetterai che si trasferisca da noi?»

«Gliel’ho già detto».

«E lei come ha reagito?»

«Si è offesa. Mi ha chiamato ingrato e ha detto che me ne sarei pentito».

«Era prevedibile…»

Lucia andò in pensione presto—aveva lavorato per anni come hostess di volo.

«Basta, ho fatto abbastanza» decise, ricevendo una pensione generosa, molto più alta di quella di molti altri.

Ma presto capì che quei soldi non bastavano per il suo stile di vita. La soluzione fu ovvia: far pagare tutto al figlio.

«Ti ho cresciuto, ti ho dato un’istruzione. Ora tocca a te fare il tuo dovere di figlio» disse quando Alessandro aveva appena 23 anni. «Dal prossimo mese, pagherai l’affitto e la spesa».

«D’accordo» rispose lui. «Ma se mantengo la famiglia, tu non interferirai più nella mia vita».

Lei accettò—e, va riconosciuto, mantenne la parola. La vita del figlio non la interessava granché. Era stato cresciuto soprattutto dai nonni mentre lei cercava di sistemarsi, senza successo.

Passarono gli anni. Alessandro crebbe e si trasferì da lei durante il liceo. Per cinque anni pagò regolarmente l’affitto e la mantenne. Lei intanto viveva serena, spendendo la pensione solo per sé.

Quando Lucia compì cinquant’anni, Alessandro portò a casa la moglie.

«Che elegante che sei!» esclamò Giulia, imbarazzata, al primo incontro con la suocera. «Non sembri affatto una pensionata».

Scoprendo che i giovani sarebbero vissuti con lei, Lucia si rallegrò: «Meglio così» disse, pensando tra sé: «Almeno non dovrò più cucinare».

Giulia la prese per sincera, ma Alessandro le chiarì la situazione:

«Mamma non ha avuto il coraggio di cacciarci. Negli ultimi cinque anni ho pagato io tutto».

La visita di Beatrice dissipò presto le già fragili illusioni:

«Figlia mia, stai attenta. Questa donna vive solo per sé. Vi dimenticherà appena le darete fastidio. L’importante è che tu tenga stretto tuo marito. Mi è piaciuto. Ma con sua madre siete stati sfortunati».

Passarono sei mesi. Lucia si innamorò. Un uomo di nome Andrea cominciò a farsi vedere sempre più spesso. Poi, un giorno…

«Avete due settimane per andarvene. Vendo l’appartamento. Mi trasferisco a Bari».

«Sei seria?» chiese Alessandro, sbalordito.

«E perché no? Ne ho tutto il diritto. L’appartamento è mio. Me l’hanno regalato i miei genitori».

«E ci butti fuori?»

«Sì. È tutto legale».

Alessandro indossò la giacca in silenzio e uscì. Quella sera, lui e Giulia già preparavano le valigie. Andarono a vivere da un collega che cercava inquilini. Un mese dopo, Lucia vendette la casa e partì per Bari con Andrea.

Qualche giorno dopo, Alessandro provò a chiederle un prestito:

«No, naturalmente. Ho già speso tutto» rispose lei, gelida.

«Beh, buona fortuna» disse lui.

«Anche a te» sorrise lei. Nemmeno un abbraccio.

Passò un anno. Lucia chiamò: aveva divorziato da Andrea, che le aveva portato via i soldi e sparito. Era sola, senza casa. Tornò e andò subito al sodo:

«Vengo a vivere con voi».

«No. Prendi quel che ti resta e chiedi un mutuo».

«Un mutuo? Alla mia età? Con la pensione?»

«Cerca un lavoro. Fai come tutti».

«Quindi non mi aiuterai?»

«Non ti devo nulla, mamma».

Lei esplose:

«Sei un ingrato! Io ti ho cresciuto!»

«Sto solo seguendo il tuo esempio» rispose lui, calmo.

Lucia fece la spola tra amiche finché i soldi durarono. Poi, solo porte in faccia. Ritornò dal figlio.

«Mamma, non sei malata né vecchia. Cerca lavoro. Affitta almeno una stanza. Fatti furba».

«Non hai pietà di me?»

«No. Mi ricordi la cicala… che cantò tutta l’estate».

Alla fine Lucia trovò sistemazione—non un lavoro, ma un nuovo matrimonio. Con il primo che passava. Però—con casa.

Ma quella è un’altra storia.

**Lezione:** I genitori ci danno la vita, ma il dovere non è eterno. Quando l’egoismo diventa eredità, anche un figlio può imparare a dire basta.

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