Una madre con voglia di amore: la scelta di un cuore gentile

**Diario di Elisabetta Rossi**

Elisabetta Rossi sapeva bene che non sarebbe mai diventata una suocera acida e prepotente. Era sempre stata una donna gentile e premurosa, e suo figlio Davide l’aveva cresciuto con la consapevolezza che un giorno avrebbe avuto una sua famiglia. Del resto, Davide non le doveva nulla.

Per questo, quando Davide portò a casa la sua fidanzata, una ragazza dolce e affabile di nome Carlotta, Elisabetta la accolse con tutto il cuore.

Anche Carlotta si dimostrò subito ben disposta verso la futura suocera. Elogiava il suo cibo, ammirava l’arredamento dell’appartamento e non perdeva occasione per farle complimenti. Elisabetta era sicura che tra loro non ci sarebbero stati problemi.

Decisero di andare a vivere insieme. Davide accennò all’idea di trasferirsi con la madre, ma Elisabetta non ne fu entusiasta.

«Nessuno vi metterà alla porta, Davide, ma non è una buona idea. I giovani e i genitori dovrebbero vivere separati. Ognuno ha i suoi ritmi, la sua voglia di silenzio… E poi, due padrone in cucina? Meglio evitare.»

Davide ascoltò, ma affittare un appartamento a Milano era costoso. Allora Elisabetta propose un compromesso: «Posso aiutarvi con un terzo dell’affitto finché non vi sistemate. Poi ce la farete da soli.»

Davide accettò con gratitudine. Elisabetta era disposta a pagare quella cifra: un prezzo piccolo per la tranquillità e l’armonia familiare.

Ricordava ancora i primi anni di matrimonio, quando lei e suo marito avevano vissuto con i suoceri. Un incubo, nonostante sua suocera fosse una brava persona. Litigi, incomprensioni, tensioni a tavola… La suocera cucinava piatti che a lei non piacevano, ma li mangiava lo stesso per non offenderla. E anche per la suocera non era facile.

Davide e Carlotta presero un bilocale a due passi da casa sua. Elisabetta ne fu felice: vivere insieme no, ma vederli spesso sì.

Carlotta lavorava come maestra d’asilo con uno stipendio modesto. Davide, invece, era tranquillo al suo posto in fabbrica.

Appena si trasferirono, Elisabetta si offrì di aiutarli con le pulizie.

«Grazie mille!» esclamò Carlotta. «L’appartamento è un disastro, non so da dove cominciare.»

Elisabetta prese stracci e detergenti e corse ad aiutare.

Ma osservando Carlotta fare le pulizie, si rese conto che non era abituata. Si affaticava subito, sembrava persa. Alla fine, toccò a lei fare quasi tutto. Carlotta la ringraziò, dicendo che aveva tanto da imparare da lei, ma Elisabetta era troppo stanca per ascoltare.

Il giorno dopo, Davide chiamò. «Mamma, possiamo passare da te questo weekend?»

«Certo, venite pure», rispose lei, felice.

Naturalmente, dovette preparare la cena. Ma le piaceva l’idea di stare insieme e di sentire come andava la loro convivenza.

Peccato che, quando arrivarono, il suo umore calò. Aveva passato mezza giornata ai fornelli: primo, contorno, antipasti… Loro? Arrivarono a mani vuote.

Non che volesse chissà cosa, ma un gesto sarebbe stato educato. Almeno dei biscotti per il caffè.

Ma Davide e Carlotta non ci trovarono nulla di strano. Elisabetta si consolò pensando che fossero distratti e con pochi soldi.

«Mamma, possiamo portarci gli avanzi? Così non dobbiamo cucinare», chiese Davide a fine pasto.

Elisabetta sospirò. Anche a lei sarebbe piaciuto non cucinare per qualche giorno, ma per il figlio non si negava nulla.

«Prendete pure», disse.

La cosa la infastidì, ma cercò di non pensarci. I giovani vogliono vivere senza preoccupazioni, senza stare ai fornelli. Pazienza, lei poteva cucinare.

Lavorava da casa, raramente andava in ufficio, il che le dava flessibilità.

Ma la settimana dopo, quando Davide chiamò, non si aspettava quella richiesta.

«Mamma, posso venire da te a pranzo? Risparmio un po’, la mensa è cara.»

Elisabetta rimase senza parole. Non aveva nulla di pronto, ma certo non poteva dirgli di no.

«Va bene, vieni», disse, affrettandosi in cucina.

Pensò fosse un’eccezione, ma Davide iniziò a venire ogni giorno. E non era l’unico problema: la dispensa si svuotava in fretta, e il lavoro ne risentiva.

Ma tacque. Come poteva negare un pasto al proprio figlio? Un giorno, però, gli chiese: «Perché non ti porti il pranzo da casa?»

«Carlotta non cucina molto. A proposito, possiamo venire da te a cena questo weekend? Il tuo cibo è così buono!»

«Mi dispiace, sono impegnata con un’amica», mentì, vergognandosi un po’.

«Peccato.»

Bisognava fare qualcosa. Ma come dirgli che la situazione non le andava bene? Non voleva sembrare avara agli occhi di Davide e Carlotta.

E poi, il portafoglio ne risentiva. Pagava già parte dell’affitto…

Decise di sopportare. Avrebbe cucinato più porzioni nel weekend, così sarebbe bastato riscaldare. Magari poteva accennare a Davide di comprare qualcosa, ma non osò.

Durò tre settimane. Davide pranzava da lei, poi iniziò anche Carlotta. Elisabetta si abituò al ruolo di cuoca.

Ma poi i due approfittarono troppo.

Davide la chiamò: «Mamma, tra poco è il compleanno di Carlotta. Saremo felici se vieni.»

Elisabetta si commosse. «Ma avrete ospiti, non vorrò intralciare.»

«No, tu sei di famiglia!»

Si sciolse. Con quelle parole, poteva chiudere un occhio su molte cose. Ma non su tutto.

«Senti», continuò Davide, «potresti venire al mattino? Aiuteresti Carlotta con le pulizie e la cena.»

Un tonfo. La riportò bruscamente alla realtà.

«Non riesce da sola?» chiese asciutta.

«Ma no, ridiamo!» rise lui. «Non è brava in cucina. Potresti preparare tutto a casa tua e portarlo. Ma prima, così pulisci anche. Ci sono tante cose da fare, e io al mattino lavoro.»

«E la spesa?» chiese Elisabetta, ancora sbalordita.

«Be’, compra tu quello che serve. Non sappiamo cosa farai. Ma a noi piace tutto», disse con noncuranza. «Ah, puoi anche apparecchiare? Carlotta deve andare dal parrucchiere.»

Elisabetta esplose. No, non era questione di affetto. Loro avevano trovato in lei una domestica e un bancomat gratuiti. Pagava, cucinava, e ora doveva anche pulire? Che bella trovata.

«Sai una cosa? Non verrò», disse gelida.

«Perché?»

«Perché sarei un’ospite, non la sguattera.»

«Mamma, ma che esagerazione!»

«Esagerazione? Mezza giornata ai fornelli? Se è così facile, Carlotta può cucinarsi da sola il menu del suo compleanno! E poi, la spesa costa. Vi aspettate che paghi tutto io?»

«Mamma, non abbiamo molti soldi…»

«Se Carlotta ha i soldi per il parrucchiere, troverete anche quelli per il cibo. E smettila di venire a pranzo. Qui non è una trattoria, mi fai perdere tempo!»

Stava per aggiungere che avElisabetta chiuse gli occhi, sperando che Davide imparasse presto a camminare da solo.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

nine + five =

Una madre con voglia di amore: la scelta di un cuore gentile