Una donna scrisse una lettera alla figlia. Era offesa perché la figlia non chiamava e raramente andava a trovarla. Era tempo fa, quando non c’erano internet e telefoni cellulari. C’era la posta. E fuori dalla posta c’era una cassetta postale blu.
In quella cassetta la madre arrabbiata e offesa infilò la sua lettera.
Scrisse tutto ciò che pensava. Aggiungendo che la figlia avrebbe pianto. Che anche lei un giorno avrebbe avuto dei figli che l’avrebbero abbandonata. Che il marito sarebbe andato via, e così via. Questo capita. E magari si può anche ammalare, e a nessuno importerebbe. Allora, la figlia ingrata avrebbe capito che non si deve abbandonare i propri cari. E che bisogna almeno fare gli auguri per il compleanno! Insomma, la madre scrisse molte cose offensive e sgradevoli alla figlia.
E tutto questo perché era il suo compleanno. Una vicina di giardino aveva chiesto se la figlia l’avesse chiamata per farle gli auguri, oppure inviato un regalo, o magari sarebbe venuta per l’anniversario? Ah, non si sapeva? Strano. Come può non andare a trovare la propria madre? – disse la vicina.
Così, la donna nella nebbia dell’offesa scrisse e inviò la lettera di rabbia. Poi si riprese. Perché l’aveva fatto? Era impazzita? Perché aveva scritto parole tanto offensive e cattive?
Alla posta le dissero che la lettera era già stata inviata. La donna si rese conto di andare in posta solo la mattina seguente. Ma era troppo tardi. La lettera era già partita, volava verso la figlia in città. I desideri e le parole offensive della madre… eccole lì!
Così, quella madre prese il treno e arrivò in un giorno a Roma. Spese un sacco di soldi, dovette comprare il biglietto da un bagarino. Arrivò e scoprì che la figlia era in ospedale, e il genero con i due bambini era agitato e indaffarato. E non volevano preoccupare la madre, pensando di informarla più tardi. Era una cosa seria – e il genero non aveva chiamato per fare gli auguri, era andata così. La figlia non poteva chiamare.
Il genero fu felice che la suocera fosse arrivata. Disse persino qualcosa sul cuore profetico materno. “Hai percepito, Maria Rossi, che con Chiara le cose non andavano bene. E sei venuta ad aiutare, grazie, sto reggendo appena! È stata Chiara a chiederti di non preoccuparti”.
Cuore profetico, chi l’avrebbe detto. Maria Rossi era quasi in lacrime per la vergogna, ma subito si occupò dei nipoti e delle faccende di casa. Ogni giorno andava al piano terra alle cassette postali. E ricevette la sua lettera rabbiosa. Le mani tremavano e le lacrime scendevano quando rilesse le cattiverie scritte alla sua cara Chiara…
Maria Rossi bruciò la lettera. E mentalmente chiese perdono per quel gesto. Fece tutto per aiutare il genero, badare ai bambini, preparare il pranzo e la cena… E dialogava mentalmente con Chiara. Non era permesso entrare a trovare la figlia in ospedale…
La figlia guarì. E ringraziò di cuore la mamma per l’aiuto, per aver sentito e essere venuta. Invano lei e il marito avevano cercato di nascondere la malattia. “Cosa avrei fatto senza di te, mamma?” – queste erano le parole che la figlia disse, e anche il genero la lodava e ringraziava.
E tutto finì bene. Perché così ha voluto la vita. Ma è meglio non scrivere mai e mandare lettere per rabbia, sotto l’impulso del momento. Oggi questi messaggi arrivano istantaneamente, e a volte non si può fare nulla.