Una nonna vestita di stracci entra in un ristorante di lusso, la gente ride e cerca di cacciarla: poi accade l’inaspettato

Erano le sette di sera quando una signora anziana si avvicinò alla porta del ristorante più elegante di Milano.
Indossava un cappotto grigio consumato con un bottone mancante, un berretto di lana semplice e stivali di gomma. Sembrava essersi persa per sbaglio in quel posto, dove tutto brillava di unaltra luce: uomini in smoking, donne in abiti da sera, bicchieri di cristallo, candele accese e profumi di piatti raffinati.
Appena varcò la soglia, un mormorio imbarazzato si diffuse tra i tavoli. Qualcuno alzò gli occhi al cielo, qualcuno sbuffò:
“Ma cosa ci fa qui questa senzatetto?”
Una cameriera con un sorriso forzato si avvicinò, la osservò dalla testa ai piedi e disse:
“Mi scusi, non abbiamo tavoli liberi.”
Peccato che almeno tre fossero chiaramente vuoti.
La donna stava per voltarsi e andarsene, quando un altro cameriereun ragazzo con gli occhi gentilile si avvicinò.
“Prego, si accomodi,” disse, spostando una sedia per lei. “Qui cè sempre posto per unospite.”
La signora esitò un attimo, poi annuì riconoscente. Si tolse il cappotto e lo appese con cura allo schienale. Si sedette. Ma poi accadde qualcosa di inaspettato.
Il ragazzo le porse il menu. Dopo un minuto, lei ordinò con calma:
“Vorrei il petto danatra con salsa di melograno, una vellutata di porcini e un bicchiere di ottimo vino rosso.”
Il cameriere alzò appena un sopracciglio:
“Scusi, signora, è solo che qui i prezzi sono piuttosto alti.”
Lei sorrise appena.
“Lo so. Ho risparmiato per anni. Sempre tutto per figli e nipoti. Ho aiutato, mi sono privata, ho messo da parte. Ma loro ormai si sono dimenticati di me. Non rispondono alle chiamate. Alcuni mi hanno persino detto di ‘non presentarmi più senza preavviso’.”
Si fermò, guardando il tavolo. Poi riprese:
“Il medico mi ha detto che ho un tumore. Avanzato. Una settimana, forse un mese. Ho pensato: se questa è la fine, almeno una volta nella vita merito di sentirmi una persona. Non un peso. Unospite. Semplicemente una donna che può permettersi una cena come nei film.”
Il ragazzo rimase in silenzio. I suoi occhi luccicavano. Annuì piano:
“Allora sarà la cena più bella della sua vita. Mi creda.”
Se ne andò, e quando tornò, sul vassoio cera non solo il suo ordine, ma anche un dolce “omaggio dello chef” e un bicchiere del vino più pregiato del ristorante.
Tutta la sera, lei mangiò piano, assaporando ogni boccone. Ascoltò la musica dal vivo. La gente intorno, prima la guardava perplessa, poi smise persino di notarla.

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