Una bambina arriva da sola allasta dei cani poliziotto ciò che accadde dopo commosse tutti fino alle lacrime.
Allinizio, nessuno le prestò attenzione. Una ragazzina qualunque scarpe da ginnastica consumate e un barattolo di latta in mano. Non disse una parola, e non aveva bisogno di farlo.
Ginevra era venuta per qualcuno che era lultimo legame con sua madre un cane di nome Leone, che aveva lavorato nella polizia insieme alla sua defunta mamma. Dopo la perdita, Ginevra smise completamente di parlare…
La sala era piena di adulti con assegni pronti, desiderosi di aggiudicarsi ogni cane. Quando fu il turno di Leone e le offerte raggiunsero i duemilacinquecento euro, Ginevra si fece avanti e sollevò timidamente il suo barattolo.
“Ho sessantatré euro e diciassette centesimi,” sussurrò appena.
Qualcuno ridacchiò. Un uomo sbuffò, un altro scrollò le spalle.
Poi accadde linaspettato…
Leone abbaiò forte. Una volta sola, chiaro e deciso. La sala si ammutolì.
Poi si liberò dalla presa del conduttore e corse dritto verso la bambina.
Tutti rimasero senza fiato. Persino lasteggiante tacque. Ciò che seguì fece scendere le lacrime su ogni volto…
Leone si avvicinò a Ginevra, poggiò il muso sul suo grembo e si fermò. Non abbaiò più, non saltò rimase lì, come se obbedisse a un comando mai pronunciato. La bambina posò una mano sulla sua testa. Nessuna parola. Solo quel gesto.
Lasteggiante si tolse gli occhiali, rimase in silenzio un attimo, poi annunciò: “Sembra che abbiamo un vincitore.”
Nessuno protestò. Nemmeno quelli disposti a pagare il triplo si opposero. Avevano capito: non era una transazione. Era un ritorno a casa.
Gli organizzatori presero il barattolo, ma in seguito restituirono i soldi lasciando discretamente una busta al canile.
I poliziotti aiutarono con le formalità. Leone divenne ufficialmente il cane di Ginevra. Un ragazzo del corpo cinofilo si offrì di fare visite regolari, per assicurarsi che tutto andasse bene e aiutare la bambina con le responsabilità.
Vivevano con la nonna di Ginevra alla periferia di Roma, in una casa modesta. Leone dormiva ai suoi piedi, la accompagnava a scuola e la svegliava ogni mattina, sdraiandosi accanto a lei.
Ginevra non ricominciò a parlare subito. Prima qualche parola, poi frasi intere. A volte si svegliava di notte per gli incubi, ma ora cera qualcuno che si accucciava vicino e respirava al suo stesso ritmo.
La vita non diventò una fiaba. Rimase normale con difficoltà, compiti, bollette e preoccupazioni. Ma in quella vita, ora cera qualcuno su cui contare. Leone non era un miracolo. Era solo nel posto giusto, al momento giusto.
A volte, è tutto ciò che serve.