UNA RAGIONE PER AMARE

**UN MOTIVO PER AMARE**

— Perché sei così fredda? — si stupì Luca, vedendo Sofia che preparava la valigia. — Cosa succede?

Sofia passò lentamente le dita sui dorsi dei libri sullo scaffale, quelli che lui aveva sempre definito con sarcasmo «robaccia da donne».

— Ricordi che mi avevi promesso di insegnarmi a distinguere i vini?

— E allora?

— Proprio niente, — rispose secca, lasciando cadere le chiavi di casa sul tavolo. — Come al solito.

— Non lo faccio apposta! — si difese lui. — Ho semplicemente i miei impegni.

— E io, Luca, ho la mia vita. E sono stanca di aspettare che tu decida di farne parte.

Sofia aveva sempre sognato un amore come nei libri. Incontrarlo e subito: ah, è Lui! Un turbine di emozioni, cuori che battono all’unisono, tenerezza, attenzioni e quella famosa «chimica». E se c’erano problemi, dovevano essere esterni, mai tra loro.

— Piccola, l’amore a prima vista esiste solo nelle favole, — le diceva dolcemente la mamma. — Nella vita, per amare ci vuole un motivo. E non solo uno.

Sofia allora sbuffava: — Un motivo? Mamma, è calcolo, non sentimento!

— Si ama così, senza motivo, solo i gattini e i neonati. Ma persino un gattino, se ti fa pipì nelle pantofole, vorrai abituarlo alla lettiera. E un uomo? Vorrai accanto qualcuno che si prenda cura di te, che sia il tuo sostegno. Gli occhi belli vanno bene, ma solo all’inizio. E poi?

La mamma aveva ragione. Ma Sofia non lo sapeva ancora.

Cercava il suo ideale, ignorando chi le stava vicino. Finché un giorno, nel suo bar preferito, non arrivò un nuovo bartender. Alto, occhi castani, voce vellutata. E quando, la prima sera, le versò un bicchiere di vino parlandole delle note delicate di ciliegia e vaniglia, il cuore di Sofia sussultò.

Si innamorò. Davvero. Per sempre. Così le sembrava.

— Lui è diverso, — assicurava all’amica. — Talentuoso, passionale, non come gli altri.

— È un bartender, Sofia. Normale. E troppo presuntuoso.

Ma Sofia non ascoltava nessuno. Neppure quando si comportò maleducatamente con i suoi genitori. Neppure quando, con il primo stipendio dopo mesi senza lavoro, comprò una chitarra invece di pagare le bollette. Neppure quando lavorava due lavori per mantenerli mentre lui passava le giornate a giocare online.

Sopportò. Credette. Perché in lui c’era quel sentimento travolgente: passione, attrazione, la promessa di una favola.

Ma la favola finì presto. Luca non era il tipo da investire in una relazione. Voleva essere amato così, senza motivo. Nutrito, sostenuto, ispirato. Lui, invece, viveva per sé. Con stile, libero. Senza doveri.

Sofia riempiva la valigia in silenzio. Fuori pioveva. Dentro di sé sentiva solo vuoto e amarezza.

Ricordò: da un anno nella borsa teneva lo scontrino del loro primo appuntamento. Allora le aveva promesso che era solo l’inizio. Invece, era stata la fine.

— Ho sbagliato, — disse ad alta voce, ma a nessuno. — Ho confuso l’amore con l’attrazione. E ora so: si ama senza motivo solo chi se lo merita.

Quando Sofia tornò dai genitori, la mamma annuì:

— Finalmente. Ben tornata a casa, figlia mia adulta. Ora sai che l’amore non sono le farfalle nello stomaco. È quando ti vedono. Ti ascoltano. Ti apprezzano. E ricambiano.

Sofia sedette in cucina, si versò un tè. Per la prima volta da tanto tempo, bollente, forte, senza scuse. E per la prima volta da tanto tempo, si sentì in pace.

A volte, per amare davvero, bisogna prima capire chi non merita di essere amato.

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