«Una settimana di salsiccia: come mia suocera ha deciso che mangiamo troppo»

Quel caldo giorno di luglio, Elisabetta Romano aveva iniziato la mattina lavando le finestre, battendo i cuscini e ricordando a sua figlia che era ora di fare un salto in campagna con Alessandro – l’aglio stava già maturando. Beatrice cercò di trovare scuse: il lavoro, gli impegni, i bambini, ma sua madre era insistente come sempre.

«L’estate finirà presto e voi continuate a marcire in città!» sbottò al telefono. «La frutta andrà a male, le patate germoglieranno, e voi sempre lì attaccati ai telefoni!»

Alla fine si misero d’accordo: sarevano arrivati nel weekend, avrebbero dato una mano nell’orto e, come al solito, avrebbero passato la serata in compagnia.

Alessandro non aveva molta voglia di andarci. L’ultima visita si era conclusa con un episodio spiacevole che, a quanto pare, non aveva ancora dimenticato. Allora aveva solo chiesto un po’ di salame per accompagnare il risotto – e sua suocera, letteralmente, glielo aveva negato. Con tale secchezza che per poco non si era strozzato dallo stupore.

Sabato partirono di buon’ora. Lavorarono svelti e bene: tirarono su l’aglio, lo sistemarono e lo misero da parte. Ora, pensavano, sarebbe arrivato il momento di rilassarsi, cenare e godersi la serata. Alessandro fece una doccia e entrò in cucina. Beatrice e sua madre stavano apparecchiando. L’aroma del risotto gli fece venire l’acquolina in bocca. Per ingannare l’attesa, aprì il frigorifero, prese una fetta di salame e stava per farsi un panino, quando…

«Non osare!» la voce di Elisabetta risuonò come uno sparo.

Il salame tornò immediatamente al suo posto. Alessandro rimase di sasso. Non capiva.

«Mamma, ma che scena è questa?» chiese Beatrice, confusa.

«Il salame è per la mattina, col pane! Adesso c’è il risotto. E non rovinarti l’appetito!» tagliò corto la suocera.

Alessandro si sedette, assaggiò il risotto, ma la carne non c’era. Chiese almeno un po’ di salame. Nuovo rifiuto.

«Ma perché vi fissate con questa cosa?» si indignò Elisabetta. «Ne avete già mangiato mezza confezione! Sapete quanto costa? L’ho comprata per tutta la settimana!»

Alessandro allontanò il piatto. L’appetito era svanito. Si alzò e uscì in giardino. Beatrice lo raggiunse più tardi. Lui era sdraiato sul divano, gli occhi puntati al soffio.

«Andiamo a casa. Non sopporto più stare qui. Ogni mia mossa è controllata, come se fossi un ladro. Se spalmo un filo di Nutella in più, ho paura che me la strappi di mano.»

«Qui non c’è neanche un negozio» disse Beatrice, imbarazzata. «Solo il furgone che passa una volta a settimana.»

«Avremmo dovuto portarci il cibo, non solo ciliegie e albicocche!» sbuffò Alessandro. «Domani me ne vado. Poi torno a prendervi. Senza carne, non resisto a lungo.»

«Andiamo via insieme» decise Beatrice.

Il mattino seguente fecero così. Beatrice mentì a sua madre, dicendo che Alessandro era stato richiamato urgentemente al lavoro. Elisabetta li salutò con uno sguardo contrariato.

Passò quasi un anno. Non tornarono da Elisabetta, ma lei, invece, andava da loro senza problemi. E la cosa più strana? Apreva il frigo come se fosse casa sua. Prendeva quello che voleva, senza chiedere. Persino Alessandro rise una volta:

«Guarda, il salame! A quanto pare, qui può prenderlo…»

Ma in primavera ricominciarono le chiamate:

«Allora, quando venite? L’orto non aspetta.»

Alessandro cercò di tergiversare, ma Beatrice propose un trucco:

«Portiamoci il cibo. Così mamma non dovrà contare ogni grammo che mangiamo.»

Alessandro accettò – a patto di fermarsi al supermercato lungo la strada. E così si ritrovarono di nuovo sulla porta della casa in campagna. Con le borse della spesa.

«Cos’avete portato? Altre albicocche?» fece la suocera, ma poi, sbirciando nei sacchetti, vide formaggio, carne, salame. E si bloccò.

«Così non dovrete contare quanti grammi mangio» sogghignò Alessandro.

Elisabetta sbuffò, ma non disse niente. Più tardi, in cucina, quando nessuno poteva sentirla, sussurrò a Beatrice:

«Sarebbe bello se veniste sempre con la spesa. Più facile per me, più tranquilli voi.»

Beatrice annuì in silenzio. Era sia seccata che divertita. Ma la cosa importante era che Alessandro, ora, era di nuovo disposto a tornare. Magari con i viveri. Ma almeno senza litigi e rimproveri. E questo, a quanto pareva, era pur sempre una forma di felicità familiare.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

twenty + seven =

«Una settimana di salsiccia: come mia suocera ha deciso che mangiamo troppo»