Una sorpresa infuocata: come quasi incendiare la casa per una festa speciale

**Sorpresa con un tocco di fuoco: come Aldo ha quasi dato fuoco alla casa per la Festa della Donna**

L’atmosfera nell’appartamento di Ginevra era già esplosa prima ancora che lei varcasse la soglia. L’odore di fumo aleggiava nel palazzo, l’acqua saponata scendeva lungo le scale e l’aria stessa sembrava sussurrarle: “Non entrare… Meglio girarci intorno.” Ma Ginevra, una donna temprata, direttrice di un’azienda importante, non era il tipo che si arrendeva.

Spinta la porta, appoggiò il mazzo di fiori ricevuto alla cena aziendale sul mobile, si sfilò le scarpe come se volesse togliersi di dosso il peso della giornata e infilò i piedi nelle pantofole. Anche se, a giudicare dall’allagamento, gli stivali di gomma sarebbero stati più adatti. Dentro casa qualcosa ribolliva, sbatteva e fumava. E in un angolo, il gatto ululava disperato.

— Aldo?! Che diavolo sta succedendo qui?! — gridò, avanzando tra il vapore e l’odore di grasso bruciato.

Il marito apparve dal fondo dell’appartamento. In mutande, scalzo, il volto graffiato e sporco di fuliggine, con un occhio nero e un asciugamano avvolto intorno alla testa come un tuareg nel deserto. Sembrava che non stesse cercando di organizzare una festa, ma che avesse combattuto con i lanciafiamme a Montecassino.

— Ginina… Pensavo tornassi più tardi… la cena aziendale, di solito sei l’ultima ad andartene…

Ginevra, senza stupirsi, si sedette sullo sgabello, chiuse gli occhi e disse con fermezza:

— Racconta. Tutto. E senza “amore mio” o “non preoccuparti”. Mi sono preoccupata quando negli anni Novanta mi minacciarono i racket. Mi sono preoccupata quando l’azienda era sull’orlo del fallimento. Dopo quelle cose, il panico non fa più parte della mia vita. Ora dimmi cosa hai combinato.

Aldo ingoiò a fatica.
— Volevo farti una sorpresa. La festa. Te la meriti, sei la mia donna d’oro… Ho pensato di pulire, fare il bucato, cucinare la vitella, lavare i pavimenti…

— La vitella? — precisò Ginevra.

— No, la lavatrice. Si è rotta. Non subito, però. Prima ho messo la carne nel forno, poi sono andato in bagno e poi alla lavatrice. E lì… c’era il gatto.

— Il gatto è vivo?

— Ma certo! — si offese Aldo. — Solo un po’ bagnato. E nervoso. Giuro che quando ho acceso la lavatrice non c’era. A un certo punto… si è infilato dentro.

— Infilato?! In una lavatrice CHIUSA?!

— Beh, forse si è insinuato…

Ginevra si coprì il viso con le mani.
— Va bene, continua. Ma prima mostrami il gatto. Voglio essere sicura che almeno lui sia sopravvissuto.

— Ehm… È in salotto. Lì… legato. Per la sua sicurezza. E per farlo asciugare.

— Ha ancora tutte le zampe?

— Tutte e quattro. Solo… immobilizzate. Temporaneamente.

— E poi?

— Allora, stavo lavando i panni, quando sento odore di bruciato. Apro il forno e la carne è ridotta a carbone. Ho versato dell’olio ed è divampato. Mi sono bruciato le sopracciglia. Il gatto ha iniziato a urlare. Sono corso alla lavatrice, ma non si apriva. E il gatto dietro al vetro, con gli occhi come un demone. E urlava! Io, tra l’inferno della cucina e quello della lavatrice. Ho preso il piede di porco. L’ho sfondata. Il gatto è saltato fuori e poi è cominciato il delirio…

— Mio Dio… — sussurrò Ginevra.

— Ha rotto due vasi, sporcato il tappeto, strappato le tende, graffiato la carta da parati, rotto lo spumante, i vicini minacciavano di chiamare la polizia e una strega. Io l’ho preso e l’ho legato. Per asciugarlo. E a te, Ginina, volevo fare una sorpresa…

Ginevra si alzò, andò in salotto. Lo scenario avrebbe potuto causare un infarto a una donna impressionabile, ma non a lei. Il gatto, legato al termosifone, con la faccia avvolta in una sciarpa, fumo nell’aria, pozze d’acqua e bicchieri rotti. Sembrava la cronaca di una guerra. Aldo le correva dietro, tentando di spiegare:

— Non voleva stare fermo! Mi preoccupavo che non si asciugasse. E per farlo smettere di miagolare, gli ho coperto la bocca. Ma è tutto a posto!

Ginevra slegò il gatto, lo asciugò con l’asciugamano di Aldo e lo strinse a sé.

— Sei un disastro, Aldo. Poteva soffocare. Anche se, dopo la lavatrice, ora qualsiasi cosa gli sembrerà una passeggiata.

Seduta sul divano con il gatto, fissò il marito:

— E allora?

— Cosa “e allora”? — si abbatté lui. — Mi impicco adesso o dopo?

— Augurami buona festa, idiota. Oggi è l’8 marzo.

Aldo si illuminò, corse fuori dalla stanza e dopo un minuto tornò con aria solenne, si inginocchiò davanti a lei e incrociò le mani dietro la schiena.

— Ginina, sole mio. Sono trent’anni che stai con me e non smetto mai di ammirarti. Sei forte, bellissima, paziente e amata. Buona festa della donna!

Le porse una scatolina con un anello e un mazzo di fiori accartocciato e malconcio.

— Erano fiori normali… finché il gatto… insomma, hai capito…

Ginevra sospirò, annusò le rose.
— Perfino profumano. E, miracolo, non puzzano di fumo. Aldo, basta esperimenti. Solo fiori. Solo un abbraccio. Solo non dare fuoco alla casa. Va bene?

— Volevo solo farti qualcosa di speciale. Al lavoro ti regalano capolavori, io… volevo farlo con il cuore. Con passione. E un po’ di fuoco. Ed è andata così…

— È andata, — sorrise Ginevra. — Con il cuore, con il fuoco e persino con minacce di intervento dei pompieri. Andiamo. A salvare la casa. A chiedere scusa ai vicini. Altrimenti chiamano davvero la strega. Anche se, chissà, magari ha un Aldo tutto suo. Altrettanto… creativo. Chi sa cosa sta combinando in questo momento.

Il gatto, a quel punto, sbadigliò, avvolse la coda intorno alla gamba di Ginevra e, come per solidarietà, sbuffò in direzione di Aldo. La festa era riuscita. Da ricordare per sempre.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

two × one =

Una sorpresa infuocata: come quasi incendiare la casa per una festa speciale