Molti anni fa, a Firenze, in una casa benestante lungo via dei Calzaiuoli, il signor Enzo Ranieri tornò a casa assetato di cibo. Quando vide che sua moglie Rosina non c’era, si precipitò in cucina sperando di trovare qualcosa di caldo. Invece, su una stuoia di canna c’era un bigliettino incipriato:
“Caro, sono da Adele. Parliamo un poco. Chiama se hai bisogno.”
Enzo ispezionò le pentole vuote e scavalcò il frigorifero, trascinando in tavola ogni avanzo di formaggio, pane e prosciutto. Si sa, gli uomini quando sono affamati si accontentano di poco. Masticò il suo pasto con un tè bollente e si distese sul letto, chiuso in un sonno pesante da ballo di mezzogiorno.
Verso le nove, Rosina sbatté la porta. Enzo si svegliò di scatto e domandò, con voce impastata:
“Marià, mangiamo qualcosa?”
“Sono troppo tardi, stò facendo una dieta,” replicò lei, sistemando i capelli davanti allo specchio. “So che ti costa, ma devi resistere.”
“Io ho famo di morire, Marià,” rise lui, ironico. “C’ho fatto un viaggio intero in moto. Un boccone umano ce lo fa?”
“Se proprio vuoi, lo preparo,” borbottò Rosina. “Ma iscriversi a un’insalata era… Mi aveva offerto le cosce di oca.”
“Papà, non è un pasto niente?” Enzo le fece le fusa. “La mangi con le mele?”
“Sì. Che ne pensi?”
“Ah, lì capisco perché ti sei attaccata ad Adele, Marià. Forse non sei venuta per la chiacchiera, ma per mangiare?”
“No, no, che dici!” si difese lei, arrossendo. “La povera è sola, andiamo giù per farla compagnia. Vuoi andarci anche te?”
“Non ci penso nemmeno,” esclamò Enzo. “É imbarazzante.”
“Ridicolo, invece,” insisté Rosina, già con il telefono in mano. “Lei è così gentile con me.”
La voce di lui si ruppe in un rantolo:
“Non chiamarla! Non ci vò!”
Ma Rosina era già impegnata.
“Alò, Adele cara! Scusami, ma Enzo è tornato con l’appetito… Senti, potrebbe venire da te? Stai facendo le cosce in crosta?”
“Ma l’avete portato?”
“No, perché?”
“Forza, fallo venire. Stiamo facendo male a rubare a tavola.”
Riattaccò, fissando Enzo con un sorriso sveglio.
“Sbrigati, appena il tempo di preparare.”
“Sei pazza, Marià,” sputtanò lui, allungando le mani verso un tovagliolo. “Vengo da solo?”
“Te ne vai più tardi per me, è meglio.”
Enzo se ne andò, mentre Rosina si chiuse in bagno con le mani tremanti. I minuti passavano e lui tornò a casa solo dopo due ore. Mangiato quasi tutto, aveva la pancia piena e Rosina non disse niente.
Da quel giorno, gli inviti di Adele si spensero. Non ci furono più voci fra le pentole né promise cosce d’oca. Solo un silenzio pesante, come un vaso rotto che qualcuno aveva dimenticato di pulire.