Un’atmosfera tesa regnava in prima classe. I passeggeri lanciavano sguardi ostili verso l’anziana signora mentre si posizionava al suo posto. Tuttavia, alla fine del volo, il capitano dell’aereo si è rivolto proprio a lei.

Nel reparto business regnava un’atmosfera tesa. I passeggeri lanciavano sguardi ostili verso la signora anziana non appena si era accomodata al suo posto. Tuttavia, il capitano dell’aereo le rivolse comunque la parola verso la fine del volo.

Ginevra si sistemò sul bordo della sua poltrona con il cuore in gola. In un attimo “c’è da far di tutta l’azione”.

– Non voglio stare accanto a lei! – sbottò a gran voce un uomo di circa quarant’anni, fissando con occhi attenti il semplice abito della signora, mentre si rivolgeva all’assistente di volo.

L’uomo si chiamava Luca Bianchi. Non nascondeva il suo disprezzo.

– Mi scusi, ma il passeggero ha il biglietto per quel posto. Non possiamo spostarlo – rispose serenamente l’assistente, mentre Luca continuava a osservare Ginevra con sguardo critico.

– Questi posti costano una fortuna per gente come noi – rimase a sottolineare sarcasticamente, guardandosi intorno come se cercasse appoggio.

Ginevra rimase in silenzio, sebbene dentro si stringesse il nodo. Indossava il suo vestito più curato – semplice, ma ordinato. L’unico adatto a un’occasione così importante.

Alcuni passeggeri si scambiarono sguardi, e qualcuno annuì a Luca.

Poi, la nonna alziano alzò la mano con voce fiacca:

– Va bene… se c’è posto in economy, mi sposterò. Ho risparmiato tutta la vita per questo volo e non voglio ostacolare nessuno…

Ginevra aveva ottantacinque anni ed era al suo primo volo. Il viaggio da Trieste a Roma era stato un susseguirsi di corridoi lunghi, terminal affollati e attese interminabili. Un addetto dell’aeroporto l’aveva persino accompagnata per non perderla.

Ora, a poche ore dal realizzare il suo sogno, doveva affrontare un’umiliazione.

– Mi scusi, signora, ma ha pagato il suo biglietto e ha pieno diritto di stare qui. Non lasci che nessuno le tolga questo – insistette l’assistente, fissando Luca con durezza.

– Se non smette, chiamo la sicurezza – aggiunse, fredda.

Luca rimase in silenzio, rannicchiato sul suo posto.

L’aereo decollò verso il cielo. Ginevra, presa dall’emozione, lasciò cadere la sua borsa; in quel momento Luca, senza una parola, la aiutò a raccoglierla.

Quando le restituì la borsa, notò un medaglione con una pietra rosso rubino incastonata.

– Bel medaglione – commentò. – Un rubino, direi. Conosco un po’ di antichità; non è affar di poco valore.

Ginevra sorrise.

– Non so quanto valga… è stato dato da mio padre a mia madre prima di partire per la guerra. Non tornò mai. Mia madre me lo lasciò quando avevo dieci anni.

Lo aprì e vi trovò due vecchie foto: una di una giovane coppia, l’altra di un bambino sorridente.

– Sono i miei genitori – disse dolcemente. – E questo è mio figlio.

– Vuole volare con lui? – chiese timidamente Luca.

– No – rispose Ginevra, chinando il capo. – L’ho affidato a un orfanotrofio quando era ancora un neonato. Allora non avevo né marito né lavoro e non potevo offrirgli una vita dignitela. Recentemente ho scoperto il suo DNA; gli ho scritto, ma lui non vuole riconoscermi. Oggi è il suo compleanno e volevo solo stare al suo fianco, anche per un minuto.

Luca rimase sorpreso.

– Allora perché vola?

La signora anziana sorrise debolmente, con amarezza negli occhi:

– È il comandante del volo. È l’unico modo per avvicinarmi a lui, anche solo per un’occhiata.

Luca rimase in silenzio, il volto coperto di vergogna.

L’assistente, dopo aver ascoltato tutto, si allontanò verso la cabina di pilotaggio.

Pochi minuti dopo, la voce del comandante si levò nell’abitacolo:

– Cari passeggeri, tra poco inizieremo l’atterraggio all’aeroporto di Roma-Fiumicino. Prima, però, desidero rivolgermi a una signora speciale a bordo. Mamma… per favore, resta qui dopo l’atterraggio. Vorrei rivederti.

Ginevra rimase immobile, le lacrime scivolento sul viso. Un silenzio avvolse la cabina, poi qualcuno iniziò ad applaudire, altri sorrisero tra le lacrime.

Quando l’aereo toccò terra, il comandante infranse le regole: uscì di corsa dalla cabina e, senza asciugarsi le lacrime, corse verso Ginevra, stringendola così forte da voler recuperare gli anni perduti.

– Grazie, mamma, per tutto quello che hai fatto per me – sussurrò, avvolgendola tra le braccia.

Ginevra, tra singhiozzi, rispose:

– Non c’è nulla da perdonare. Ti ho sempre amato…

Luca si spostò di lato, chinò la testa, imbarazzato. Capì che dietro il vestito semplice e le rughe si nascondeva una storia di grande sacrificio e amore.

Quello non era solo un volo: era l’incontro di due cuori separati dal tempo, che alla fine si ritrovarono.

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Un’atmosfera tesa regnava in prima classe. I passeggeri lanciavano sguardi ostili verso l’anziana signora mentre si posizionava al suo posto. Tuttavia, alla fine del volo, il capitano dell’aereo si è rivolto proprio a lei.