La madre urlava furiosamente, la sorella era sconvolta e il padre del bambino lasciò cento euro, si voltò e se ne andò.
Questa storia si basa su eventi reali.
Maria era seduta tranquillamente in cucina, sorseggiando un tè mentre sfogliava l’ultimo numero del giornale. Non c’era nulla di interessante. Solo pubblicità, articoli vari e titoli insignificanti. All’improvviso, la ragazza si imbatté in una foto e rimase senza parole. La fissavano occhi incredibilmente tristi e profondi, capelli chiari e una manina familiare, più precisamente il moncone che rimaneva al suo posto.
La madre urlava furiosamente, la sorella era sconvolta e il padre del bambino lasciò cento euro, si voltò e se ne andò.
La gravidanza era in uno stadio avanzato. Maria non poteva nascondere la pancia a nessuno. Quando lo raccontò, la madre iniziò a urlare. Continuava a domandare cosa avesse pensato. Si vergognava molto davanti alla gente. Non si curava di quanto stesse male la figlia incinta.
Anche la sorella si schierava dalla parte della madre. Rideva soltanto. Anche se in casa vivevano tre ragazze, non c’era mai stata pace tra loro. Non avevano imparato a supportarsi a vicenda, al contrario si facevano solo del male. La madre disse alla figlia minore di fare quello che voleva, purché non ci fosse un bambino in casa sua.
Così Maria lasciò casa. Prima di andarsene disse alla madre molte cose offensive. Viveva con delle amiche fino al parto. Dopo un po’ nacque il bambino. In fondo al cuore, desiderava tornare a casa. Pensava che quando sua madre avrebbe visto la nipotina, si sarebbe addolcita e le avrebbe accolte di nuovo. Nel nostro paese, si sa, tutte le nonne sono buone e amano i nipoti anche più dei figli.
Ma, dopo il parto, Maria scoprì che sua figlia era nata con un problema di salute. Al posto della manina c’era un moncone. Quando lo vide, scoppiò a piangere. Dopo un’intera giornata di isteria, decise di firmare l’atto di rinuncia. Tornata a casa, disse alla madre e alla sorella che la bambina era nata morta.
Un anno e mezzo dopo, alcuni giornalisti visitarono l’orfanotrofio regionale e scattarono alcune foto dei bambini. Una di queste foto venne pubblicata sul giornale. La didascalia diceva: “Anche questi sono i nostri bambini. Sofia, 1,5 anni. Orfanotrofio regionale”.
Appena vide la foto, Maria riconobbe subito sua figlia e il suo particolare moncone, cadendo nello sconforto. La madre e la sorella accorsero al suo grido. Maria, in preda all’isteria, gridava che quella era la sua bambina, mostrando la pubblicazione ai familiari. Desiderava tanto riprendere con sé sua figlia.
La sorella maggiore non perse tempo. Ricordò il nome dell’orfanotrofio dove viveva la nipote. Il giorno successivo, le tre donne si recarono dal direttore dell’orfanotrofio regionale. Dopo qualche tempo, completarono tutte le pratiche necessarie e riportarono a casa Sofia.