Aurora uscì dall’ambulatorio e si diresse verso la fermata per aspettare il pullman. Al settimo mese di gravidanza, viaggiare dall’altra parte della città era piuttosto scomodo, ma cosa poteva fare se il loro ambulatorio era chiuso per ristrutturazione fino all’anno successivo. “Partorirai quest’anno, non il prossimo”, scherzava il marito di Aurora, Paolo. Per fortuna, durante la visita, il medico aveva rassicurato la futura mamma con ottimi risultati degli esami. Ora doveva fare dieci fermate in pullman per tornare a casa.
Quando Aurora arrivò alla fermata, il pullman era appena arrivato. La gente stava già salendo, e lei si mise in fondo alla fila improvvisata per salire anche lei. I posti nel vecchio autobus erano pochi, e quando Aurora salì, erano già tutti occupati. “Pazienza, mi farò il viaggio in piedi, aspettare il prossimo almeno mezz’ora…”, pensò sospirando. Si vergognava a chiedere un posto a qualcuno. Anche se aveva già superato i vent’anni, non aveva ancora imparato a difendere i propri interessi. Così la giovane donna decise di aspettare che a qualcuno venisse in mente di cederle il posto o che qualcuno scendesse alla propria fermata.
Nel frattempo, i passeggeri ignoravano la futura mamma. La donna seduta con la sua bambina sul sedile doppio anteriore sperava che qualcun altro cedesse e si piegò verso suo figlio. Il ragazzo con le cuffie faceva finta che la musica gli avesse chiuso non solo le orecchie, ma anche gli occhi. La donna con il trasportino sulle ginocchia cercava di calmare il suo animale domestico. Un vecchietto sonnecchiava sul sedile posteriore, e accanto a lui due giovani amiche discutevano animatamente, guardando Instagram. Anche gli altri passeggeri non prestavano attenzione alla futura mamma.
L’autista non aveva fretta di partire e addirittura aveva acceso una sigaretta sporgendosi dal finestrino. I minuti passavano: cinque, dieci… I passeggeri cominciavano a innervosirsi a malincuore. Si diffuse un brusio di malcontento, che dopo altri cinque minuti si trasformò in un deciso: “Quando partiamo, capo?”. L’autista cinquantenne, che aveva passato la maggior parte della sua vita alla guida e aveva valori morali ben saldi, spense la sigaretta sul bordo dell’autobus, si girò verso i passeggeri e gridò a gran voce: “Partiremo quando qualcuno cederà il posto alla signora incinta!”.
Immediatamente tutti si agitarono. La donna con il trasportino si alzò e poggiò il suo fardello sulle ginocchia del vecchietto sul sedile posteriore, la donna con il bambino finalmente posò la figlia sulle proprie ginocchia, le giovani ragazze che osservavano Instagram diventarono rosse e si alzarono entrambe dicendo: “Prego, siediti!”. Il ragazzo con le cuffie si alzò addirittura e lasciò il pullman. L’autista si girò di nuovo verso i passeggeri, guardò soddisfatto i cinque posti liberi e disse ad Aurora: “Scegli pure, cara, quello che ti è più comodo. E partiamo con calma!”.