«Vattene subito da casa mia! Non sopporto più mia sorella e i suoi bambini»
«Francesca, esci dal mio appartamento, e subito!» non ce la faccio più.
In un paesino vicino a Verona, dove le grida del mercato mattutino si mescolano al profumo dei cornetti appena sfornati, la mia vita a 40 anni è diventata un circo a causa di mia sorella. Mi chiamo Lucia, vivo da sola nel mio bilocale che ho faticosamente ripagato dopo il divorzio. Ma la mia sorella minore, Francesca, i suoi tre figli e la sua irresponsabilità hanno esaurito la mia pazienza. Ieri le ho urlato dalla porta: «Sparisci da qui, immediatamente!» e ora mi chiedo se ho fatto bene. Ma davvero, non ne potevo più.
**La sorella che era così vicina**
Francesca ha cinque anni in meno di me. Siamo sempre state unite, nonostante i nostri caratteri opposti. Io, metodica, lavoratrice, ho sempre portato tutto sulle mie spalle. Lei, spensierata, sempre alla ricerca di una «vita migliore». I suoi tre figli hanno tre padri diversi: Matteo ha 12 anni, Luca 8 e Davide 5. Vive in una stanzetta, sopravvive con lavoretti saltuari, e io lho sempre aiutata con euro, spese, vestiti per i bambini. Quando mi ha chiesto di stare da me «solo due settimane», non ho saputo dirle di no. Sono già tre mesi.
Il mio appartamento è il mio rifugio. Dopo il divorzio, ci ho investito tutto: la ristrutturazione, i mobili, il comfort. Lavoro come receptionist in un hotel, e la mia vita è ordine e stabilità. Ma da quando Francesca e i suoi marmocchi sono arrivati, la mia casa è diventata un campo di battaglia. I suoi piccoli demoni corrono nei corridoi, urlano, rompono tutto, scarabocchiano sui muri. Francesca, invece di educarli, scorre il telefono o «esce per delle faccende», lasciandomeli in braccio.
**Il caos che ha distrutto il mio paradiso**
Dal primo giorno, ho capito di aver sbagliato. Matteo, il maggiore, mi risponde male, Luca ha disegnato sui muri, Davide spalma la pasta ovunque. Non ascoltano né Francesca né me come se fossero abituati a essere trascinati da un uomo allaltro, e il mio appartamento fosse solo unaltra tappa. Francesca non pulisce, non cucina, non aiuta mai. «Lucia, sei sola, tanto non ti pesa», dice. Io soffoco sotto la sua faccia tosta.
La mia casa sembra un ostello. Piatti sporchi nel lavandino, giocattoli ovunque, macchie di cioccolato sul divano. Torno dal lavoro e, invece di riposarmi, passo lo straccio, preparo da mangiare per cinque, cerco di calmare i bambini. Francesca, intanto, dorme o chiacchiera al telefono. Quando le chiedo di sistemare, alza gli occhi al cielo: «Oh, Lucia, non ricominciare, sono stanca.» Stanca? Di cosa? Di vivere a mie spese?
**Lultima goccia**
Ieri, tornando a casa, non ho riconosciuto il mio salotto. I suoi bambini correvano ovunque, uno mi è quasi caduto addosso. In cucina, una montagna di piatti sporchi, in salotto, succo versato sul tappeto. Francesca era sdraiata sul divano, immersa nel telefono. Sono esplosa: «Francesca, vattene da casa mia, e subito!» Mi ha guardata come se fossi pazza: «Sei seria? Dove vado con i bambini?» Le ho risposto che non era un mio problema, ma dentro tremavo. I suoi figli, immobili, ci guardavano, e mi è venuta pena. Ma non ce la faccio più.
Le ho dato una settimana per trovare una sistemazione. Si è messa a piangere, dicendo che sono crudele, che abbandono mia sorella. Ma dovera la sua attenzione quando devastava la mia casa? Dovera la gratitudine per tutto quello che ho fatto? Le mie amiche mi dicono: «Lucia, hai ragione, smettila di mantenerli.» Ma mia madre, saputo della lite, mi chiama supplicando: «Non metterla in strada, ha dei bambini.» E io? Non merito un po di pace?
**Paura e risolutezza**
Ho paura di essere stata troppo dura. Francesca e i suoi figli sono davvero nei guai, e mi sento in colpa, soprattutto per i miei nipoti. Ma non posso sacrificarmi per la sua imprudenza. Il mio appartamento è tutto ciò che ho, e mi rifiuto che diventi la discarica del suo caos. Le ho offerto di aiutarla a cercare un alloggio, ma ha rifiutato: «Vuoi solo liberarti di noi.» Forse sì. E allora?
Non so come andrà questa settimana. Mia madre mi perdonerà? Francesca capirà che è stata lei a causare tutto? O sarò io «la cattiva sorella» che ha cacciato la sua famiglia? Ma una cosa è certa: sono stanca di essere la loro salvatrice. A 40 anni, voglio vivere nella mia casa, nellordine, respirare liberamente, senza che nessuno calpesti i miei limiti.
**Il mio grido per la libertà**
Questa storia è il mio diritto alla mia vita. Francesca forse ama i suoi figli, ma la sua irresponsabilità distrugge il mio equilibrio. I suoi bambini forse non hanno colpe, ma non posso essere la loro madre. A 40 anni, voglio riprendermi la mia casa, la mia tranquillità, la mia dignità. Questa scelta sarà dolorosa, ma non cederò. Sono Lucia, e scelgo me stessa anche se spezzerà il cuore di mia sorella.





