Vieni qui…
Giulia odiava il suo corpo. Sin da piccola era stata paffutella e aveva sempre invidiato le compagne magre. Per quanto avesse provato a dimagrire, seguendo diverse diete, non ci era mai riuscita.
«Smettila di torturarti. Mangia normalmente. Chi ti vuole bene, ti amerà comunque, sia che tu sia magra o formosa. Non si ama l’aspetto, si ama il cuore e il carattere», la consolava il padre. «Tua madre non è mai stata una bacchetta, eppure mi sono innamorato di lei. Una donna deve essere morbida e accogliente.»
«Facile a dirsi per te. Tu non ingrassi, per quante fette di torta mangi. Perché non ho preso da te?», si lamentava Giulia.
«E allora, perché hai deciso di dimagrire all’improvviso? Ti sei innamorata?», chiese la madre.
Giulia abbassò lo sguardo.
«Anch’io mi ero innamorata al liceo, soffrivo come un cane. Lui però preferiva un’altra ragazza, la più bella della classe. Poi finimmo la scuola, smisi di vederlo ogni giorno e mi passò. Dopo cinque o sei anni, lo incontrai per strada. E sai una cosa? Fui felice che non fosse mai successo niente tra noi.»
«Perché?», domandò Giulia.
«Sposò quella ragazza bellissima. Ma lei voleva vestiti costosi, e lui guadagnava poco. Allora combinò qualche truffa, rubò una grossa somma di denaro. Lo arrestarono. Quando uscì di prigione, era un’altra persona. La moglie lo lasciò, nessuno lo assumeva e iniziò a bere. Eppure, tutto era iniziato così bene», sospirò la madre.
«Anche io e tuo padre abbiamo avuto difficoltà, soprattutto quando sei nata. Ma ce l’abbiamo fatta. Quindi, se lui non ti sceglie, forse è meglio così. Non era il tuo destino.»
«Ma se ti avesse scelta, non sarebbe diventato un ladro e non sarebbe finito in prigione», ragionò Giulia.
«Non poteva scegliermi. A lui piacevano le ragazze belle e magre. Anche se l’avesse fatto, prima o poi mi avrebbe tradita. Saremmo finiti male lo stesso. Ma allora non avrei conosciuto tuo padre», sorrise la madre. «Tutto accade per un motivo.»
«Ma io voglio dimagrire lo stesso», insistette Giulia.
Passò tutta la sera su internet, leggendo di diete e guardando foto di donne dimagrite. Se loro ci erano riuscite, poteva farcela anche lei.
La mattina dopo, Giulia si svegliò, si stirò e guardò l’orologio. Aveva tempo per rimanere a letto. Poi ricordò la decisione presa la sera prima: iniziare una nuova vita. Si avvicinò alla finestra. Il cielo era coperto di nuvole, stava per piovere. «Forse potrei rimandare la nuova vita a domani, quando il tempo sarà migliore? No», decise, «altrimenti rimanderò all’infinito.» Indossò con determinazione la tuta da ginnastica.
Le strade della città erano deserte. Meglio così, nessuno l’avrebbe vista. E Giulia iniziò a correre lentamente.
Ben presto iniziò a ansimare, sentì un dolore al fianco e un nodo in gola, il sudore le scendeva lungo la schiena e il viso. Si fermò per riprendere fiato. Muovendo le braccia come un mulino a vento, tornò indietro. Pazienza, col tempo si sarebbe abituata.
Il giorno dopo, le facevano male tutti i muscoli. Nonostante il dolore, Giulia uscì per la sua corsa. Al ritorno, avanzava a passo di lumaca.
«Da dove vieni così sudata?», chiese la madre quando rientrò in casa.
«Ho corso.»
«Hai deciso di fare sport? Bravo. Io non ho mai avuto abbastanza forza di volontà. Sei stanca? Vai a farti una doccia e poi a colazione, sennò fai tardi a scuola.»
«Niente cornetti, solo un caffè», disse con fermezza Giulia.
«Come vuoi. Ma secondo me non si può iniziare tutto in modo così drastico. Prima di una lunga corsa, bisogna scaldarsi, altrimenti non si arriva alla fine», commentò la madre con tono di rimprovero.
«Brava.» Il padre le diede una pacca sulla spalla. «Ti rispetto per la tua determinazione», disse, sedendosi a tavola e bevendo un sorso di caffè dalla tazzina.
«Anche tu hai deciso di metterti a dieta? E allora per chi ho fatto i cornetti?», si rattristò la madre.
«Non preoccuparti. Mangio anche per Giulia», strizzò l’occhio alla figlia, prese un cornetto, ne addentò un pezzo e masticò con gusto.
Giulia deglutì. Pensò che un solo cornetto non le avrebbe fatto così male. Non poteva smettere di mangiare di colpo, era pericoloso. Ma decise di non lasciarsi tentare. Bevve il caffè tutto d’un fiato e si alzò da tavola.
«Ora si ridurrà a morire di fame», sospirò la madre quando Giulia uscì dalla cucina.
Qualunque cosa rispondesse il padre, lei non lo sentì.
Con il tempo, Giulia si abituò e aumentò la distanza della corsa. Un giorno notò che la cintura dei pantaloni le stava più larga. Corse allo specchio. Ma, purtroppo, non vide alcun cambiamento.
Una volta, due ragazze magre e veloci come gazzelle la superarono. Giulia lasciò loro spazio. Una delle due, passandole accanto, disse che il marciapiede era scivoloso perché la cicciona sgocciolava grasso. E rise, con un suono limpido e melodioso. L’altra la sgridò, si voltò e regalò a Giulia un sorriso colpevole.
No, non ce l’avrebbe mai fatta. Forse era meglio non far ridere la gente? Avrebbe provato con la danza. Dicevano che aiutava a dimagrire. E così Giulia si iscrisse a un corso per principianti.
La fame la tormentava fino a farle girare la testa. Passando davanti alla mensa della scuola, accelerava il passo. Frequentò il corso di danza. Nello spogliatoio, sentì delle ragazze chiamarla «mucca». Si sentì umiliata. Aspettò che se ne andassero prima di entrare. Si vergognava a cambiarsi davanti a tutti.
La madre si preoccupava perché Giulia non mangiava e cercava di farle ingoiare un pezzo di pesce in più o una polpetta. Lei rifiutava e correva con ancora più ardore al mattino.
Alla maturità, era visibilmente dimagrita. Anche se era ancora lontana dall’essere magra, si piaceva guardandosi allo specchio.
Dopo la consegna dei diplomi e il concerto, si sedettero al tavolo del buffet, poi iniziarono i balli. Giulia si vergognava a ballare. Temeva che l’avrebbero chiamata «mucca» di nuovo. Vide che il professore si avvicinò a Luca e gli sussurrò qualcosa. Quando partì la musica lenta, Luca si diresse verso di lei attraverso la sala. Giulia capì che era il professore a chiederglielo. Si sentì ancora più mortificata. Suscitava solo pietà? Ma accettò lo stesso. Forse non le sarebbe mai più capitata un’occasione del genere. I balli lenti non erano popolari, e i ragazzi vergognavano a invitare le ragazze. Solo poche coppie si unirono a loro.
«Ehi, Rossi, stai attento. Se la Girasoli ti pesta un piede, resti invalido», gridò la ragazza più bella, circondata dalle amiche.
Tutti risero forte. Giulia arrossì e”E invece, anni dopo, mentre ballavano nella loro casa al mare con le risate dei figli che echeggiavano intorno, Giulia sorrise pensando a quanto si era sbagliata quella ragazza, perché quel piede goffo che un giorno avrebbe potuto schiacciare Luca ora danzava leggero e felice sulla strada della vita che avevano costruito insieme.”