Vieni subito!” gridò la voce disperata di Michele. “Non ti importa nulla di tua figlia? Sono esausto con lei!

**Diario di un Uomo Pentito**
“Vieni subito!” La voce di Michele rimbombò al telefono, tesa e arrabbiata. “Non ti importa nulla di tua figlia? Sono esausto!”
Elena aveva appena alzato il bicchiere di spumante, sorridendo a Olga. Latmosfera era festosa: amici, risate, musica. Per la prima volta dopo mesi, si sentiva di nuovo una donna, non solo la mamma della piccola Giulia.
“Alla tua felicità!” aveva appena detto, quando il telefono squillò, interrompendo ogni allegria.
“Elena, dove sei?!” La voce di Michele era esasperata. “La bambina piange da unora e mezza!”
“Ti avevo avvertito che sarei tornata tardi. È il compleanno di Olga, ci eravamo accordate…”
“Son passate tre ore, non due come dicevi!”
Elena si alzò dal tavolo per non rovinare la serata agli altri.
“Dalle dellacqua, forse ha sete.”
“Lho già fatto! Giulia sta male, ha bisogno di te!”
“Miche, calmati. Controlla il pannolino. Se le dà fastidio, piangerà. Sarò lì presto.”
“No! Torna subito!” urlò lui. “Non ti importa nulla di tua figlia?”
“Daccordo, partirò prima.”
Dallaltra parte, solo il clic della cornetta.
Quando tornò al tavolo, Olga la guardò preoccupata. “Che succede?”
“Giulia piange e Michele è in panico,” sospirò Elena.
“Ma è normale!” intervenne Tiziana. “Anche il mio Igor allinizio aveva paura di toccare la bambina.”
“Il mio mi chiama ancora al minimo lamento,” aggiunse Marisa ridendo.
“Forse è meglio che vada,” mormorò Elena incerta.
“No,” tagliò corto Olga. “È la prima volta che esci in tre mesi. Che impari a fare il padre.”
Cercò di riprendere la conversazione, ma in quel momento la porta del caffè si spalancò con violenza. Michele entrò a grandi passi, stringendo Giulia tra le braccia.
“Eccola qui!” tuonò. “La mamma dellanno! La bambina sta male e lei si diverte!”
Il silenzio cadde sulla sala. Gli sguardi dei clienti si fissarono su di loro, mentre Elena arrossiva per la vergogna.
“Perché fai questa scena?” sussurrò.
“Quello che avrei dovuto fare da tempo!” scosse la bambina tra le braccia con teatralità. “Porto alla mamma festaiola sua figlia che sta morendo!”
“Basta con questo circo,” intervenne Olga. “Tua figlia è anche sua.”
“Non sono affari tuoi!” ringhiò Michele. “È per colpa tua che è qui invece che a casa!”
“Giovanotto, la calmi,” intervenne un anziano avventore. “Stiamo cenando.”
“Non si impicci!” urlò Michele. “Mia moglie ha lasciato una bambina malata senza madre!”
Elena si avvicinò e prese Giulia. La piccola si calmò immediatamente tra le sue braccia.
“Olga, scusami,” disse allamica. “Devo andare.”
“Certo,” sogghignò Michele. “Finalmente ti ricordi di tua figlia!”
“Non chiedere scusa,” la sostenne Olga. “Non hai colpe.”
“Vergognati!” sbottò Tiziana arrabbiata. “Un vero uomo non si comporta così!”
Michele stava per replicare, ma il gestore si avvicinò e disse con calma fermezza:
“Mi dispiace, dovrà lasciare il locale. Sta disturbando gli altri ospiti.”
***
A casa, Elena tolse la maglietta a Giulia e notò una striscia rossa sul collo: letichetta la irritava.
“Ecco il problema. Le dava fastidio.”
“E come potevo saperlo?” alzò le spalle, sedendosi sul divano.
“Avresti dovuto controllare!”
“Ma io non sono fatto per fare la tata. Queste sono cose da donne.”
Elena si voltò di scatto.
“Cosa hai appena detto?”
“Quello che dovevo dire,” rispose gelido. “Io porto i soldi a casa, i bambini sono affari tuoi.”
“Per unetichetta mi hai umiliata in pubblico!”
“Ora avrai capito: il posto di una madre è a casa, non al bar con le amiche.”
“Stai dicendo sul serio?” Elena non credeva alle sue orecchie. “Lavoro da casa, gestisco tre progetti, mi occupo di Giulia, cucino, pulisco Quando posso vivere la mia vita?”
“Chiami questa vita?” sbuffò lui. “Stare a casa con una bambina è una vacanza. Se lavorassi dieci ore in ufficio, capiresti cosa significa fatica.”
“Prova a non dormire per notti intere con una neonata che urla!” esplose lei.
“Oh, e cosa cè di difficile?” fece spallucce. “Mangia, cambio il pannolino e via.”
“Allora perché non hai nemmeno controllato letichetta?” ribatté sarcastica.
Sbatté le chiavi sul tavolo.
“Basta! Vado da Sergio. Almeno mi riposo dalle tue lamentele.”
“Scappa pure,” sorrise amara. “È quello che fai sempre.”
***
La porta si chiuse. Elena strinse Giulia, ormai addormentata. Preparò una borsa con lessenziale: vestiti, passeggino, una coperta. Mezzora dopo, bussava alla suocera.
“Elena?” Anna Maria sollevò le sopracciglia sorpresa. “Che succede?”
“Lascio Michele. Posso stare qui qualche giorno?”
“Entra. Raccontami cosa ha combinato quel testardo.”
Elena si sedette sul divano, cullando la piccola.
“Ha fatto una scenata al bar, urlava che avevo abbandonato la bambina, che stava morendo E invece era solo letichetta. Non ha nemmeno pensato di controllare.”
“Che vergogna,” sospirò Anna Maria. “E adesso?”
“Ha detto che i figli sono solo affari da donne.”
“Capisco,” la voce si fece fredda. “Quindi Giulia non è sua figlia?”
“È questo che mi fa più rabbia!” esclamò Elena. “Pensa che stare con lei sia riposarsi.”
“Che stupida sono stata,” mormorò Anna Maria. “Speravo che con gli anni maturasse. Invece è peggiorato.”
***
Il mattino dopo, Michele si presentò con la faccia torva.
“Mamma, dovè? Torni subito a casa!”
“Non è scappata,” rispose calma. “Spiegami piuttosto perché hai inscenato quel circo.”
“Che circo? Stavo proteggendo mia figlia!”
“Dalletichetta?” ribatté ironica. “Elena mi ha raccontato tutto.”
“Non darle retta, esagera sempre!” si agitò. “Mandala via, deve tornare!”
“Siediti,” lo interruppe duramente. “Dobbiamo parlare.”
“Di cosa? Una donna deve stare a casa!”
“Ricordati: Elena ha il diritto di restare in quellappartamento perché è la madre di mia nipote. Tu mi hai deluso.”
“Mamma, io mantengo la famiglia!”
“Lei lavora e si occupa di tutto. Tu cosa fai?”
“Porto i soldi!”
“E allora? Io ti ho cresciuto da sola dopo che tuo padre è morto. Lavoravo e ti curavo. Tu non alzi nemmeno un dito per tua figlia!”
“Ho un lavoro stressante, sono stanco.”
“Lei pure! Ma non fa scenate in pubblico.”
Michele tacque, senza parole.
“Va bene! Mi troverò unaltra donna. Lei si tenga la bambina!”
“Prova pure,” disse fredda. “Ma non dimenticare: pagherai gli alimenti. Mi assicurerò che

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