Oggi ho deciso di scrivere nel mio diario una storia che mi ha fatto riflettere molto. Mi chiamo Francesca, e vivo a Milano con mio marito, Luca. La nostra storia è iniziata dodici anni fa, quando sono arrivata in questa città per studiare all’università. Dopo la laurea, ho trovato lavoro, e poco dopo il destino mi ha fatto incontrare Luca. Abbiamo frequentato per circa un anno e poi ci siamo sposati.
I primi anni li abbiamo passati a casa dei suoi genitori, risparmiando ogni euro per comprare la nostra casa. Finalmente, abbiamo acquistato un accogliente bilocale, anche se con un mutuo che durerà ancora a lungo. Ma era la nostra casa, il nostro piccolo rifugio.
Tutto sembrava perfetto, ma con l’arrivo della nostra nuova casa è iniziato anche l’assalto degli ospiti inattesi. Parenti, ovviamente, uno dopo l’altro, hanno iniziato a venire a Milano “per farci visita” e “per vedere la città”. Nessuno, però, voleva pagare un hotel: “AvETE queSTo biLOCale, c’è spaZIO per TuTTi!”
Dopo anni senza una vera vacanza, quest’estate io e Luca siamo riusciti a coordinarci per prendere le ferie insieme. Sognavamo il mare da tempo. Abbiamo comprato i biglietti per il 15 giugno, e io mi sono immersa nei preparativi: valigie, prenotazioni, itinerari.
Poi, il 10 giugno, ricevo una chiamata da mia cugina, Marta. Tutta allegra:
“Fra, abbiamo deciso: il 20 giugno veniamo da te con tutta la famiglia! Io, mio marito e nostro figlio! Ci apri la porta?”
Per un attimo sono rimasta senza parole, poi ho risposto con calma:
“Marta, io e Luca partiamo per il mare. Non saremo a casa.”
La sua reazione è stata… inaspettata:
“Che mare?! Ma ridate i biglietti! Non ci vediamo da un anno! La famiglia viene prima!”
Ho sospirato e replicato con fermezza:
“No. Partiamo come previsto. I biglietti sono già acquistati, le valigie pronte. Nemmeno per te, Marta, rinuncerò alle nostre ferie.”
Marta ha sbattuto giù il telefono. Io ho scrollato le spalle e sono tornata ai preparativi. Siamo partiti il 15 giugno, come programmato. Sole, spiaggia, felicità.
Poi, la sera del 20 giugno, squilla il telefono. Il numero di Marta. Rispondo e sento urla:
“Francesca! Dove cavolo siete?! Siamo davanti alla vostra porta, suoniamo e non c’è nessuno! È uno scandalo!”
Ho risposto tranquillamente:
“Siamo al mare, Marta. Te l’avevo detto.”
“Pensavo scherzassi! Per farci cambiare idea!”
“No, ero seria.”
“E adesso cosa facciamo?!”
“Prenotate un hotel. O tornate a casa.”
“Non abbiamo i soldi per un hotel!”
“Allora arrangiatevi. Siete adulti. Io ho fatto la mia parte: vi ho avvisato.”
E così è finita la chiamata – Marta ha riagganciato di nuovo. Da allora, non mi ha più cercato.
Più tardi ho scoperto che aveva già diffuso tra i parenti la “terribile notizia”: che sono ingrata e senza cuore, che ho abbandonato la mia famiglia senza un tetto! E la cosa più triste? Quasi tutti le hanno dato ragione. Secondo loro, avrei dovuto “trovare una soluzione” per accogliere gli ospiti.
Ma io resto della mia idea: qual è la mia colpa? Nel voler finalmente godermi una vacanza con mio marito dopo anni di sacrifici? Nell’aver avvisato per tempo?
Marta ha avuto tutte le informazioni, il tempo per organizzarsi, la possibilità di cambiare programma. Se non aveva i soldi per un hotel, è un suo problema, non un mio dovere.
E sapete cosa ho capito? A volte, persino i familiari non rispettano i tuoi limiti. Si aspettano che tu rinunci a tutto per il loro comodo. E se non lo fai, diventi quella “sbagliata”.
No, non mi scuserò più per aver scelto me stessa. Con nessuno.
E voi, cosa ne pensate? Ho fatto bene?