Mi chiamo Vittoria e vivo a Milano con mio marito Matteo. Tutto è iniziato dodici anni fa quando sono arrivata nella città meneghina per studiare all’università. Dopo la laurea, ho trovato lavoro e il destino mi ha fatto incontrare Matteo. Dopo un anno di frequentazione, ci siamo sposati.
I primi anni li abbiamo passati a casa dei suoi genitori, risparmiando ogni centesimo per comprarci un appartamento. Finalmente, siamo riusciti ad acquistare un accogliente bilocale, anche se con un mutuo che ci accompagnerà ancora per un bel po’. Ma almeno era la nostra casa, il nostro piccolo castello.
Tutto perfetto, no? Invece no. Con l’acquisto dell’appartamento, è arrivata anche l’invasione dei parenti. Uno dopo l’altro, hanno cominciato a presentarsi a Milano per “farci visita” e “vedere la città”. Ma, ovviamente, nessuno aveva voglia di pagare un albergo: “Avete un bilocale, ci sta tutto!”
Dopo anni senza una vera vacanza, quest’estate io e Matteo siamo riusciti finalmente a sincronizzare le ferie. Sognavamo il mare da tempo. Biglietti acquistati per il 15 giugno, valigie pronte, programmi fatti.
Poi, il 10 giugno, arriva la chiamata di mia cugina Ilaria, tutta allegra:
“Vittó, siamo qui che abbiamo deciso: il 20 giugno arriviamo da te! Io, mio marito e nostro figlio! Ci apri la porta?”
Per un attimo sono rimasta senza parole, poi ho spiegato con calma:
“Ilaria, io e Matteo partiamo per il mare quel giorno. Non saremo a casa.”
La sua risposta, diciamo, non è stata delle più prevedibili:
“Che vuol dire mare?! Rimborsate i biglietti! Non ci vediamo da quasi un anno! La famiglia viene prima!”
Ho sospirato e sono stata ferma:
“No. Partiamo come avevamo programmato. Biglietti presi, valigie pronte. Nemmeno per te, Ilaria, rinuncio alle ferie.”
E lei ha riattaccato in malo modo. Ho scrollato le spalle e sono tornata ai preparativi. Siamo partiti il 15, come previsto. Sole, spiaggia, felicità.
Poi, la sera del 20, squilla il telefono. Numero di Ilaria. Rispondo automaticamente e sento urla:
“Vittoria! Dove diavolo siete?! Siamo davanti al vostro portone, suoniamo ma nessuno apre! È uno scandalo!”
Ho risposto con calma:
“Siamo al mare, Ilaria. Te l’avevo detto.”
“Pensavo scherzassi! Per farci desistere!”
“No, parlavo sul serio.”
“E ora che facciamo?!”
“Prendete un albergo. O tornate a casa.”
“Non abbiamo i soldi per l’albergo!”
“Allora arrangiatevi. Siete adulti. Io ho fatto la mia parte: vi ho avvisati.”
E la conversazione è finita lì, con Ilaria che ha riattaccato di nuovo. Da allora, non mi ha più chiamato.
Più tardi ho scoperto che aveva già diffuso tra i parenti la “terribile notizia”: io, ingrata e senza cuore, avrei lasciato la mia stessa famiglia senza un tetto! E, cosa più fastidiosa, quasi tutti si sono schierati dalla sua parte. Secondo loro, ho sbagliato, avrei dovuto “trovare un modo” per accogliere gli ospiti.
Ma io resto della mia idea: dov’è la mia colpa? Nel voler passare le ferie con mio marito dopo anni di sacrifici? Nell’aver avvisato per tempo?
Ilaria ha avuto tutte le informazioni, il tempo per organizzarsi e la possibilità di cambiare programma. Se poi non aveva i soldi per l’albergo… problema suo, non mio.
E sapete cosa ho capito da questa storia? Che a volte anche la famiglia non rispetta i tuoi confini. Si aspettano che tu rinunci a tutto per il loro comodo. E se non lo fai, diventi “quella cattiva”.
Be’, io non mi scuserò più per aver scelto me stessa. Con nessuno.
Voi che dite, ho fatto bene?