L’Ospite Inaspettato
Lucia e Matteo sedevano a capotavola, splendenti di felicità. Il loro matrimonio era in pieno svolgimento: gli invitati ballavano e i brindisi scorrevano come il vino. Dopo la cerimonia, gli sposi partirono per una breve luna di miele, regalo dei genitori di Lucia. Avevano già una casa: un accogliente appartamentino lasciato in eredità dalla nonna di Lucia. Piccolo ma loro, in un buon quartiere, ristrutturato di recente, perfetto per due persone. Al ritorno dal viaggio, salirono con le valigie verso la loro porta. Matteo infilò la chiave nella serratola, ma si bloccò all’improvviso: la porta era chiusa dall’interno. Qualcuno era in casa! Guardò Lucia perplesso, suonò il campanello, e quando la porta si aprì, entrambi rimasero di pietra.
Sulla soglia c’era Vittorio Rossi, il padre di Matteo. “Papà? — esclamò Matteo. — Cosa ci fai qui?” Lucia, ancora sbalordita, notò che Vittorio aveva lo sguardo spento e sembrava stanco. “Abbiamo litigato con Margherita, — sospirò. — Posso fermarmi da voi per una notte?” Lucia esitò, ma annuì: “Certo, Vittorio, accomodati”. In casa si sentiva profumo di pasta al sugo: il padre di Matteo aveva preparato la cena, trovando gli ingredienti nel frigorifero. “Sapevo che sareste tornati oggi”, aggiunse imbarazzato.
Lucia e Matteo si erano sposati dopo un anno di frequentazione. Il loro matrimonio era stato vivace, e Lucia conosceva già tutta la famiglia di suo marito: Vittorio, suo padre; Margherita, la matrigna, entrata nella famiglia quando Matteo aveva sette anni; due zie, sorelle del padre, Maria e Daniela; e due sorellastre di Matteo, Valentina e Veronica. Quest’ultime, entrambe incinte, avevano brontolato durante il matrimonio, invidiose dell’allegria degli invitati, costrette a bere succo di frutta e a starsene tranquille. Lucia cercava di essere gentile, ma percepiva la tensione: Margherita e le figlie si tenevano sempre in disparte, come se Matteo fosse un estraneo.
A cena, Vittorio raccontò cos’era successo. Valentina, la figlia maggiore di Margherita, aveva partorito prematuramente. Il bambino stava bene, ma il marito l’aveva tradita, e lei era tornata dalla madre. Margherita aveva preteso che Vittorio pagasse il passeggino e la culla, accusandolo di non fare abbastanza per la nipote. “Non sono suo nonno, — disse amareggiato. — E poi mi ha cacciato di casa. Mi ha preso la carta di credito mentre dormivo.” Lucia ascoltò, sentendo crescere dentro di sé l’indignazione. Margherita era sempre stata prepotente, ma questa volta aveva superato ogni limite.
Matteo aggrottò le sopracciglia: “Papà, hai bloccato la carta?” Vittorio scosse la testa: “Non ci ho pensato… L’aveva già fatto altre volte.” Lucia e Matteo si scambiarono un’occhiata. Sapevano che Margherita affittava il suo appartamento, ma viveva nella casa di Vittorio, che in parte apparteneva anche a Matteo — eredità di sua madre defunta. “Vuole anche il tuo appartamento, — continuò il padre. — Ha chiesto che tu rinunciassi alla tua parte.” Lucia sussultò: “Come sarebbe a dire? Quella è roba tua, Matteo!”
Il giorno dopo, Margherita chiamò Matteo. “Sei un uomo adulto, — iniziò. — Hai una moglie, arrangiatevi. Lascia la tua parte a tuo padre, a te non serve.” Matteo rispose freddo: “Quell’eredità viene da mia madre. Non rinuncerò a niente.” Margherita passò alle minacce: “Se non aiuti Valentina e non cedi la tua parte, chiederò il divorzio!” Matteo sorrise sarcastico: “Sarebbe la cosa migliore che tu possa fare.”
Tornò da suo padre e gli chiese senza mezzi termini: “Papà, sei felice con lei?” Vittorio esitò, ma poi confessò: “Mi sta usando. Sono stanco.” Matteo propose un piano: donargli la casa, trasferendo legalmente la proprietà a suo nome. “Se Margherita resta, significa che le importi davvero. Se se ne va, sarà una sua scelta.” Vittorio accettò, e il giorno seguente firmarono i documenti. Lucia sostenne il marito, anche se era preoccupata: “E se fa una scenata?” Matteo scrollò le spalle: “Lasciamola provare.”
Quando Margherita lo scoprì, irruppe nell’appartamento dove Vittorio era ancora ospite. “Come hai potuto?! — urlò. — Ti hanno ingannato!” Vittorio rispose con calma: “Volevi la casa per te. Ora è di Matteo. Tu hai la tua. Se non ti servo più, vattene.” Margherita, capendo di aver perso il controllo, raccolse le sue cose e se ne andò, sbattendo la porta: “Ve ne pentirete!” Ma nessuno si pentì. Il divorzio fu rapido — non c’era nulla da dividere.
La casa rimase a Matteo, e Vittorio andò a vivere con il figlio e la nuora. Lucia insistette: “Questa è casa tua, Vittorio. Siamo una famiglia.” Anni dopo, quando ebbero dei figli, presero un mutuo e si trasferirono in una casa più grande, lasciando il vecchio appartamento a Vittorio. Margherita cercò di tornare, ma lui fu irremovibile. “Finalmente sono libero,” disse una sera a cena, e Lucia sorrise. La loro famiglia era diventata più forte, mentre Margherita rimase sola con quello che aveva scelto: l’amara illusione del potere.
La vita insegna che le vere ricchezze non sono nelle case o nei beni, ma nell’amore e nella lealtà. Chi semina egoismo, raccoglie solitudine.