— Oh, Ginevra, ciao! Sei venuta a trovare la mamma? — gridò la vicina dal balcone.
— Buongiorno, signora Beatrice. Sì, sono qui per mamma.
— Sai, dovresti parlare con lei — sospirò la donna. — Poverina, sembra impazzita dopo il divorzio.
— Come sarebbe? — Ginevra si irrigidì.
— Io soffro d’insonnia, mi sveglio presto. L’altra mattina guardo dalla finestra — erano le cinque — e vedo un taxi fermarsi. Era tua mamma che scendeva, e… come dire… non era esattamente sobria. Tutti i vicini ne parlano ormai. Alla sua età! E poi, dimmi, perché ha cacciato tuo padre? Certo, ha sbagliato, ma chi è senza peccato? Dopo tanti anni insieme, separarsi così è pura follia!
— Grazie, signora Beatrice — borbottò Ginevra, ingoiando un nodo in gola. — Le parlerò.
Con quelle parole si affrettò verso casa. Sua madre aveva davvero cacciato il padre sei mesi prima, dopo averlo scoperto a tradirla. Ginevra le aveva chiesto di non precipitarsi — capita a tutti di sbagliare, no? Ma la madre era stata irremovibile. La cosa più strana? Non era sprofondata nella depressione, come forse ci si sarebbe aspettati, ma aveva iniziato a vivere alla grande. Nuovi vestiti, balli, locali, amiche — tutto ciò che prima non le apparteneva.
A Ginevra faceva fatica accettarlo. Lei stava per sposarsi, sognava bambini. E sua madre? Fino all’alba nei bar? Che nonna sarebbe stata? Come presentarla alla suocera, se una passava le serate a cucire coperte e l’altra a sballarsi nei club?
Quando entrò in casa, la madre la accolse con una teiera in mano e un sorriso radioso. Non indossava il solito vecchio accappatoio, ma un elegante completo beige. Unghie curate, ciglia finte — era chiaro che si stesse godendo la vita.
— Allora, come sta Matteo? — chiese, posando le tazze sul tavolo.
— Tutto bene — rispose Ginevra, frenando la tensione. — E tu?
— Magnifico! Ieri sera sono uscita con le amiche, abbiamo ballato fino all’alba. E poi karaoke. Che spasso!
— La signora Beatrice mi ha già raccontato tutto — sbottò cupa Ginevra. — Che sei tornata alle cinque del mattino, e pare ubriaca.
La madre scoppiò a ridere.
— E allora? Nei bar si beve il the forse?
Ginevra non riuscì più a trattenersi.
— Mamma, non credi di esagerare?
— In che senso?
— Suvvia, non hai vent’anni. Balli, locali… devi dare il buon esempio! Tra poco sarai nonna!
— Sono una donna finalmente libera. E non ho intenzione di seguire copioni scritti da altri.
— Ma hai passato una vita con papà! Non puoi cancellare tutto così!
La madre tacque un attimo, poi rispose con calma ma fermezza:
— Tuo padre mi ha tradito. Non è stato un errore, ma una scelta. Io non voglio più fare la serva. Voglio vivere. Per me stessa. Ho passato anni a vivere per gli altri. Adesso, nessuno mi dice come devo essere.
— Ma hai quasi cinquant’anni!
— E allora? Non devo invecchiare secondo il programma.
Ginevra capì di aver oltrepassato il limite.
— Scusa, non volevo offenderti. È solo che mi preoccupo.
— Se ti vergogni di me, non invitarmi al matrimonio. Ma sappi che non nasconderò i miei capelli grigi sotto un fazzoletto, né indosserò vestiti da vecchia. Ballerò, e forse anche flirterò. Sto bene così.
— No, mamma, voglio che tu ci sia. È solo che…
— Che la signora Beatrice disapprova? Che disapprovino pure. Io, finalmente, vivo.
Quando Ginevra tornò a casa, raccontò tutto al fidanzato.
— Non so come prenderla.
Matteo rise.
— A me sembra che tua madre sia fantastica. Non si è rassegnata alla tristezza, ha scelto la vita. Essere felici non è un crimine.
Quel weekend, Ginevra chiamò la madre.
— Mamma, che ne dici di un giorno in spa, e poi un locale con musica dal vivo?
— Non ti vergognerai di me?
— Dirò che sei mia sorella maggiore — rise Ginevra.
— Affare fatto. Ma attenta, non torneremo presto.
Quel giorno segnò una svolta. Ginevra capì per la prima volta che forza nascondesse sua madre. E forse, pensò, avrebbe dovuto imparare da lei — ad essere sé stessa. Non vivere “come si deve”, ma come si vuole.