Vivo in un sogno sospeso sopra il piccolo borgo di Castelvecchio, dove io, Marta, sono una mamma in congedo di maternità con il mio bimbo di due anni e mezzo, Matteo. Ogni giorno ci avventuriamo lungo la via principale, la Strada del Sole, per raggiungere langolino di gioia dove i bambini si rincorrono. Sulla destra, lungo il nostro cammino, si aprono una serie di botteghe: il negozio di alimentari “Il Grano DOro”, la fruttivendola “Frutta e Fantasia” e il piccolo supermercato “EuroMart”. Secondo la consuetudine che ha radici profonde, compro sempre a Matteo una ciambella al papavero. Ci sediamo sulla panchina di pietra, e il piccolo, con lappetito e la gioia tipica dei bimbi, ingoia la ciambella, lasciandomi qualche attimo di tregua.
Mi diverto a osservare i passanti che attraversano il viale: il modo di camminare, lo stile dei vestiti, i piccoli gesti non verbali mi aiutano a immaginare la loro professione, i loro pensieri, i loro sogni, le mete a cui corrono. Provo a indovinare.
Laggiù, in lontananza, appare una coppia familiare che conosco bene: un uomo dallaspetto maestoso, con i capelli dargento, probabilmente settantacinquenne, e la sua compagna, una signora di cui non riesco a stabilire letà forse tra sessanta e settanta anni, ma la sua età è avvolta da una nebbia onirica. Non ho mai visto la signora senza trucco fresco; la sua borsetta è un arsenale di correttori, blush, mascara, eyeliner e ombretti neutri. I capelli li tinge di biondo chiaro e li acconcia in un ricciolo a conchiglia, sempre alla moda. È una vera trendsetter, e ho già ammirato molte delle sue vestiario.
Ciò che mi colpisce maggiormente sono le sue mani: visita regolarmente il salone di bellezza e ogni volta sfoggia una manicure diversa dal classico francese al rosso fuoco fiamma destate. Io la chiamo la libellula.
Il loro nome è Lidia, e luomo è Giorgio. Si fermano spesso sulla stessa panchina dove noi ci troviamo.
Quante volte devo dirti, Lidia! Non lanciare castagne con i piedi verso i passanti. Potresti colpirli senza volerlo e ferirli. Come ti sentiresti se una castagna ti colpisse il piede? la rimprovera Giorgio con tono affettuoso.
Rabbia, Giorgio! Come puoi parlare così? Solo in autunno riesco a divertirmi davvero! Castagne! Non arrabbiarti, tesoro! risponde lei ridendo.
Va bene, ti comprerò una pallina di gomma. No, più palline, così potrai giocare a casa senza disturbare nessuno, e io mi nasconderò nella doccia ribatte Giorgio.
Oh, Giorgio, a casa non è lo stesso! Non è la stessa eccitazione! Non arrabbiarti, per favore. Andrò dallaltro lato della strada se non ti piace quello che faccio. Puoi anche fingere che non ci conosciamo Lidia si stringe le labbra con un velo di offesa e si volta.
No, devo sempre sorvegliarti. Non vorrei che finisca in ospedale o, peggio, che io debba portarti le notizie. Sai che preparo una zuppa densa, ma tu non la mangeresti e rimarresti affamata. Vederò che i bambini non ti visitano più, così capirai che devi sempre ascoltarmi, piccola birichina! insiste Giorgio, con voce che sembra provenire da un teatro di marionette.
Queste conversazioni mi affascinano, mi stupiscono per la loro tenerezza e per il modo in cui riescono a mantenere un amore così vivido nonostante i capelli bianchi. Si prendono in giro con una piccantezza quasi pittorica.
Lidia racconta a Giorgio qualche avventura, parlando con voce melodiosa, a volte scherzosa, a volte con un colpo di piede immaginario; Giorgio annuisce, sorregge la sua mano e la sostiene con un gesto gentile. Quello che più mi colpisce è la loro dolcezza, una tenerezza che impregna ogni sguardo, ogni respiro, ogni tocco, ogni sorriso, ogni pensiero. Quando Lidia stringe la mano di Giorgio, lo guarda negli occhi, gonfia le labbra con unaria di capriccio, si legge lì un amore senza confini e una fiducia immutabile.
Un giorno, mentre si siedono di nuovo sulla panchina, sento la loro chiacchierata:
Andrò a comprare un rossetto crema, forse sarà in offerta? Vieni con me? chiede Lidia.
Cara, vai da sola, ti aspetto qui. Ma non comprare tutti i rossetti, lascia qualcosa per le altre signore risponde Giorgio con un sorriso.
Matteo, dopo aver finito la ciambella, si avvicina a Giorgio. Luomo tira fuori una piccola barretta di cioccolato, la porge al bambino:
Tieni, piccolo, un cioccolatino. Mangia con gusto. Come ti chiami?
Grazie mille rispondo io, ringraziando luomo per il figlio si chiama Matteo, è ancora un po balbettante.
Matteo fruscia felice la confezione.
Scusate la curiosità, vi osservo da tempo. Siete una coppia così sorprendente. Come fate a mantenere un legame così caldo? Condividete il segreto, per favore dico, bruciante di impazienza.
Giorgio resta in silenzio, guarda i suoi piedi. Sotto di loro frusciano le foglie. Un vento leggero le solleva, le avvolge in una danza accecante, le foglie si aprono come mani e, con unesitazione graziosa, toccano il suolo, come se amassero quel breve volo.
Ci siamo incontrati in autunno, circa cinquantacinque anni fa comincia Giorgio era un autunno come questo. Lidia passeggiava nel parco raccogliendo foglie colorate. Per ogni foglia si chinava e le sorrideva. Con un vecchio cappotto rattoppato, un berretto bianco e scarpe consumate, era felice! Nei suoi pugni cerano mazzi di foglie gialle, arancioni e rosse; nella tasca un paio di monete, a casa solo pane e senape, e il suo sorriso era una ninfa. Lidia parla con i fiori, accarezza crisantemi e ranuncoli. È eterea, fuori dal mondo, ha rubato il mio cuore. Mi ha insegnato a gioire della vita, di ogni giorno, di ogni tempo, di neve, pioggia e sole. Nonostante la sua apparente fragilità, è ardente, vivace e multicolore come quellautunno, infuocata, forte, decisa, consapevole del proprio valore. Molti la amavano, ma solo io ho avuto il suo favore. Mostra il suo vero volto solo a pochi. Mi ha permesso di entrare nei suoi pensieri. Così!
Non vi siete mai arrabbiati? chiedo, sorpresa.
A volte sì, capita. I malintesi succedono a tutti, ma bisogna affrontarli, risolverli in tempo, prima che sia troppo tardi. Le offese non valgono la pena di restare a lungo. La vita è breve e non ha senso sprecarla in inutili dispute. Da giovane, per insegnare una lezione a Lidia, la ignoravo per settimane. Il suo dolore mi colpiva. Pensavo a quei giorni di silenzio come foglie strappate dal calendario, portate via dal vento, mai più tornate. Perché rovinare i miei giorni felici con sciocchezze? Meglio perdonare, dimenticare il male, voltare pagina e andare avanti.
E tu non ti arrabbi mai con tua moglie? chiedo ancora.
Matteo finisce il cioccolatino e ascolta.
È strano prosegue Giorgio capisco che è una piaga, ma non posso vivere senza di lei! Che cosa farei senza Lidia? Svanirebbe tutto. Lei cambia vestito, maglia e scarpe più volte, io sto lì, pronto, ma taccio. Chi la aiuterà a vestirsi? Chi le porterà il tè per le sue pillole? A chi si rivolgerà? Ci siamo radicati luno nellaltro. La cosa più spaventosa è restare solo, senza di lei, nei miei ultimi giorni. Ho una fobia peggiore: lasciarla sola negli ultimi momenti della sua vita. Lidia è il mio mondo, come io sono il suo. Quando ho avuto la polmonite, lei è corsa nella bufera di notte, su ghiaccio nascosto, ha cercato le farmacie, ha portato medicine, mi ha messo una coperta umida, mi ha dato iniezioni, mi ha nutrito con il cucchiaio, mi ha messo calze calde. Silenzio, mi diceva, non parlare, Lidia sta uscendo dal negozio. Il suo bambino è un piccolo miracolo.
Allora appare Lidia, le guance arrossate.
Immagina, Giorgio, non hanno il tono di rossetto che cerco. È rosa, rosso, lilla, nessuno mi va bene borbotta, senza età.
Perché taci? Che tieni in mano? Hai comprato il detersivo? Dammi la borsa, che hai preso? Indossa i guanti, le dita sono gelide. Lascia che ti riscaldi le mani, altrimenti le articolazioni faranno male si affretta Giorgio. Andiamo a casa, sventura mia. È ora di pranzare. Ci vediamo, Matteo! Ascolta la mamma.
Ci salutiamo. Il piccolo agita ancora la mano mentre la coppia si allontana, uniti come un unico organismo, un mondo intessuto di tenerezza, pazienza, complicità e amore.
Amare così, con delicatezza, è unarte vera, e desidero solo toccarla.
Sei daccordo?





