Voglio sposarti: un amore tutto italiano

E allora, facciamoci sposare

Luca è un ragazzo tranquillo, timido. Vive con i genitori in un paesino delle Marche, forse per come è stato cresciuto o forse semplicemente perché è nato così. I suoi genitori, Maria e Antonio, non hanno mai avuto problemi con lui: sempre ubbidiente, sempre silenzioso.

Nella casa accanto, invece, si sentivano sempre urla e litigi. Paola, la vicina, cresce da sola i suoi due figli, Marco e Matteo, di poco più piccoli di Luca. Soprattutto Marco è un vero terremoto, e Paola non sa più come calmarlo.

“Marco, hai fatto piangere di nuovo tuo fratello! Aspetta che ti prendo…” urla Paola dal cortile.

“Ma è lui che mi provoca, tu prendi sempre le sue parti!” ribatte Marco, alzando la voce.

“Ah, ma come ti permetti di parlare così a tua madre?”

E così, ogni giorno. Paola si lamentava spesso con Maria:

“Non riesco a controllare quei due monelli. Da voi è sempre tutto tranquillo. Il tuo Luca è così educato, Maria, quanto ti invidio! Beh, che vuoi, anche Antonio è una persona pacata, e Luca ha preso da lui. Mio marito invece era un tipo impulsivo, sempre a cercare guai, e guarda com’è finito… Se non avesse bevuto quella sera, non sarebbe caduto nel fiume. Marco è uguale a lui, mentre Matteo è un po’ più calmo, ma neanche lui si fa mettere i piedi in testa. Ah, che vita…”

“Sì, Paola, i tuoi ragazzi sono davvero vivaci. All’ultima riunione dei genitori, l’insegnante di Marco ha detto di lui un sacco di cose… Tu non ci vai mai, alle riunioni.”

I loro figli, Luca e Marco, vanno nella stessa classe, sono amici, vanno e tornano insieme da scuola. Luca se la cava bene, Marco invece fa fatica, tira a campare.

“Non ci vado, Maria. Mi vergogno a sentire tutte le lamentele su quei due, soprattutto su Marco. E poi, sai, quando incontro per strada i loro professori, cambio strada per non farmi vedere. So che inizieranno a lamentarsi, e io arrossisco e sudo come un matto.” Paola sospirò. “Ti invidio, Maria, davvero. Luca è un ragazzo per bene, mentre i miei…” Scosse la testa e rientrò in casa.

I ragazzi crescono. Marco resta il solito bulletto, dopo la terza media smette di studiare, mentre Matteo continua.

“Farò il camionista, farò il militare, e poi mi sposo,” diceva Marco.

Con Luca, invece, ormai si parlava da adulti. Era rimasto sempre lo stesso, timido e riservato, di carattere dolce. Gli piaceva passeggiare da solo nei boschi a raccogliere funghi, la sera si sedeva sulla scaletta di casa a bere un caffè. Amava leggere.

Dopo la scuola, ha fatto un corso da elettricista, e non aveva nessuna intenzione di lasciare il paese. E i genitori non gliel’avrebbero permesso. Figlio unico.

“Qui sono le tue radici, figlio mio, qui devi restare,” aveva deciso Antonio tempo fa, e Luca non aveva mai obiettato.

Quando andava al corso, prendeva l’autobus per la città, solo mezz’ora di viaggio. Ma la città non gli piaceva, troppa gente. Con le ragazze non ci parlava, anche se qualche ragazzina ci aveva provato. Le più intraprendenti gli avevano pure chiesto di andare al cinema, quelle che non sapevano quanto fosse timido. Lui rifiutava, dicendo che doveva prendere l’autobus per tornare a casa.

“Luca, guarda di non farti intrappolare da quelle ragazze di città,” lo avvertiva la madre. “Sono tutte furbe, ti fanno girare la testa in un attimo…”

“Ma smettila, mamma, dai…” rispondeva lui, scrollando le spalle.

Andava al circolo del paese, usciva con i ragazzi del posto, spesso era in compagnia di Marco. Ma alle ragazze non badava, e loro ricambiavano. Nessuno lo sapeva, ma a Luca, al liceo, piaceva una ragazza di nome Chiara, un anno più giovane. Ma non lo aveva mai detto a nessuno, e aveva pure paura di lei.

In segreto, si rimproverava:

“Perché non sono vivace come Marco? Lui ha le ragazze dietro, e io… Io ho paura di loro, arrossisco, mi vergogno… Mi piace Chiara, ma non lo dirò mai a nessuno, e men che meno a lei. E se mi prende in giro? Come faccio a confessarmi? Quando Chiara si avvicina, mi tremano le ginocchia. Rimarrò scapolo a vita. E Marco invece si sposa…”

“Luca, preparati per il mio matrimonio. Sarà al circolo. Verranno ragazze dal paese di Laura, non perdere l’occasione, sennò resti solo,” rideva Marco, con quel suo sorriso smagliante.

Laura, la futura moglie di Marco, veniva dal paese vicino, a quattro chilometri. Lì aveva trovato l’amore, anche se molte ragazze del posto sospiravano per lui.

“D’accordo, Marco, ci sarò,” promise Luca.

Il matrimonio fu rumoroso e allegro, tipico dei paesini. Laura aveva come testimone la sua amica del cuore, Sofia. Era una calda serata d’estate, musica, gente che ballava. Luca stava seduto al tavolo, ogni tanto usciva fuori per l’aria.

Ed è lì che Sofia lo notò. Era carino, alto, capelli scuri e occhi grigi. Le ragazze che non lo conoscevano si voltavano a guardarlo.

“Ciao, avvicinati un po’,” sentì una voce allegra e vide Sofia davanti a sé.

“Ciao,” rispose, arrossendo.

“Ti conosco. Sei il figlio di Antonio, vero?” continuò lei. “Tuo padre viene spesso da noi, è amico del mio papà. Io sono Sofia, e tu sei Luca, giusto?”

Luca arrossì di nuovo, balbettò qualcosa, la schiena gli si bagnò di sudore. Ma Sofia gli piaceva, e questo lo rendeva ancora più impacciato. Lei gli stava vicino, chiacchierava, rideva. Lui ascoltava, ma non capiva tutto, troppo nervoso. Parlava poco, sorrideva. Aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, di sembrare stupido.

“Dai, balliamo, che stiamo a fare qui?” Lo prese per mano e lo trascinò in pista.

Luca non aveva mai ballato in vita sua, ma con la musica lenta andò tutto bene. Le mise una mano sulla vita, e fu lei a guidarlo.

“Ma che bello ballare con una ragazza,” pensò. “E Sofia è così simpatica e allegra…”

Balleranno ancora, più tardi. Il tempo volò, venne notte. Gli ospiti partivano, e Sofia disse:

“Mi è piaciuto parlare con te, Luca, e ballare. Ma devo andare, mio fratello mi porta a casa. Ci vediamo, ok?”

Il giorno dopo, Luca era ancora sotto l’effetto di quella serata. Si vedeva davanti gli occhi Sofia, bionda e con gli occhi azzurri. Quel primo incontro gli aveva cambiato la vita. Ma non osava cercarla. Troppo timido.

“Come faccio ad andare nel suo paese a cercarla? Cosa dirà la gente? E poi, si sarà già dimenticata di me. Magari ha parlato con me solo per passare il tempo…”

Sabato sera, qualcuno fischia sotto la sua finestra. Luca guarda e resta a bocca aperta: è Sofia, che ride e gli fa ciao con la mano. Esce di corsa.

“Ciao, Luca! Sono venuta in bici per invitarti a un concerto da noi. Domani, ci sei?”

“Ci sono,” rispose subito. Lei sorrise, lui rimase lì,

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