“Voglio vivere per me stessa”
“Oh, Carlotta, ciao! Sei venuta da tua madre?” gridò la vicina dal balcone.
“Buongiorno, signora Lucia. Sì, da mamma.”
“Potresti parlarle un po,” sospirò la donna. “È completamente diversa dopo il divorzio, poverina.”
“Cosa intende dire?” si irrigidì Carlotta.
“Ho problemi a dormire, mi sveglio presto. Lho vista una mattina, verso le cinque, scendere da un taxi. E sembrava come dire, non proprio sobria. Tutti i vicini spettegolano. Alla sua età! E poi, perché ha cacciato tuo padre? Sì, ha sbagliato, ma chi è senza peccato? Dopo tanti anni insieme, divorziare ora è una follia.”
“Grazie, signora Lucia,” disse Carlotta, deglutendo a fatica. “Le parlerò.”
Con queste parole, si affrettò verso casa. Sua madre aveva davvero cacciato suo padre sei mesi prima, dopo averlo scoperto a tradirla. Carlotta laveva supplicata di non precipitarsitutto poteva succedere. Ma lei era stata irremovibile. E la cosa più strana? Non era caduta in depressione, come ci si sarebbe aspettato, ma viveva più vitale che mai. Vestiti nuovi, balli, locali, amichecose che non aveva mai fatto prima.
A Carlotta faceva fatica accettarlo. Lei stessa stava per sposarsi, pianificavano figli. E sua madrein giro per locali fino allalba? Che nonna sarebbe stata? Come presentarla alla suocera, se una sferruzza coperte e laltra si diverte di notte nei club?
Quando entrò in casa, la madre la accolse con un sorriso smagliante e una teiera in mano. Non indossava un vecchio accappatoio, ma un elegante completo beige. Unghie curate, pedicure, ciglia finteera chiaro che si stesse godendo la vita.
“Allora, come sta Adriano?” chiese, posando le tazze sul tavolo.
“Tutto bene,” rispose Carlotta, cercando di controllare il tono. “E tu?”
“Fantastica! Ieri sera sono stata con le ragazze fino allalba in un locale. Abbiamo ballato e fatto karaoke. Che divertimento!”
“La signora Lucia mi ha raccontato tutto,” intervenne Carlotta cupa. “Che sei tornata alle cinque del mattino e sembravi brillina.”
La madre rise.
“E che credevi? Al locale si beve il tè?”
Carlotta non trattenne più la frustrazione.
“Mamma, non pensi di esagerare?”
“In che senso?”
“Dai, non hai più ventanni. Che balli, che locali? Tu dovresti essere un esempio. Diventerai nonna!”
“Sono una donna che finalmente è libera. Non vivrò secondo i copioni degli altri.”
“Ma hai vissuto tanti anni con papà! Come fai a voltare pagina così?”
La madre tacque, poi, con calma ma fermezza, disse:
“Tuo padre mi ha tradita. Non è stato un errore, ma una scelta consapevole. Io non voglio più essere solo una servetta. Voglio vivere. Per me. Ho vissuto tanti anni per la famiglia. Ora faccio ciò che voglio.”
“Ma hai quasi cinquantanni!”
“E allora? Non devo invecchiare a comando.”
Carlotta capì di essere andata troppo oltre.
“Scusa, non volevo offenderti. È solo che mi preoccupo.”
“Se ti vergogni di me, non invitarmi al matrimonio. Ma sappi una cosa: non nasconderò i miei capelli bianchi sotto un foulard e non mi vestirò di vestiti larghi. Ballerò e, magari, pure flirtterò. Mi sento bene.”
“No, mamma, voglio che ci sia. Solo che…”
“Solo che la zia Lucia non approva? Beh, non importa. Io finalmente vivo.”
Tornata a casa, raccontò tutto al fidanzato.
“Non so come reagire.”
Adriano rise:
“Io dico che tua madre è fantastica. Non è caduta in depressione, ha scelto la vita. Non è un crimine essere felici.”
Nel weekend, Carlotta chiamò la madre.
“Mamma, andiamo alle terme e poi in un bar con musica dal vivo?”
“E non ti vergognerai di me?”
“Dirò che sei mia sorella maggiore,” rise Carlotta.
“Allora siamo daccordo. Ma sappi che non torneremo presto.”
Quel giorno fu una svolta. Carlotta capì per la prima volta quanta forza avesse sua madre. E che, forse, avrebbe dovuto imparare da leiad essere se stessa. A vivere non “come si deve”, ma come sentiva.





