Zio Paolo, o La vita continua…
Luca sedeva al tavolo della cucina, fissando senza vedere il muro di fronte a sé. Non c’era nulla di interessante lì, né risposte alle sue domande. Sospirò e guardò con disgusto il tè mezzo bevuto nel bicchiere, ormai diluito all’inverosimile. Non c’era più bustina, né soldi per comprarne. Si alzò, svuotò il bicchiere nel lavandino, lo risciacquò, lo riempì di acqua tiepida dal bollitore e bevue.
Com’era finito lì? Aveva avuto tutto: lavoro, casa, moglie, una figlia… E ora non gli rimaneva nulla.
***
Luca aveva quindici anni quando la madre portò a casa un uomo. Gli si stringeva accanto, tenendolo sottobraccio.
“Questo è zio Paolo. Vivrà con noi. Ci siamo sposati”, disse imbarazzata, giocherellando con il colletto del vestito di seta colorato.
Zio Paolo sembrava molto più vecchio della madre, più basso e magrissimo. Osservava il ragazzino accigliato con calma.
Luca non era più un bambino, aveva intuito che la madre avesse qualcuno. La sera usciva spesso, mentendo dicendo che andava da un’amica. Tornava con uno sguardo assente e felice, un sorriso colpevole e il rossetto svanito. A Luca piaceva anche restare solo.
Tutti dicevano che sua madre era bella e giovane. Gli faceva piacere sentirlo, anche se lui non la vedeva così. La madre era la madre, né più né meno delle altre. Ma giovane? Chiunque avesse più di trent’anni gli sembrava vecchio.
Non conosceva suo padre. La madre non amava parlarne. E ora aveva portato zio Paolo in casa. Non stavano bene da soli? Luca girò i tacchi e andò in camera sua.
“Luca!”, lo chiamò la madre con voce spezzata.
Sbatté la porta.
“Figliolo, è una brava persona, con lui vivremo meglio. Non essere geloso, tu rimarrai sempre la cosa più importante per me”, disse la madre più tardi, entrando nella sua stanza. “Adesso friggo le patate e ceniamo. E cerca di comportarti bene con lui.”
La madre svolazzava intorno a zio Paolo, le guance arrossate, lo sguardo annebbiato. Luca era furioso per la gelosia. Sentendosi in colpa, la madre cominciò a dargli più soldi per le spese. Lo ricompensava.
“Non arrabbiarti con tua madre. È una brava donna. Sei già grande. Tra qualche anno avrai la tua famiglia, pensi che sia facile per lei restare sola? Ecco. Non le farò del male”, provò a parlare con Luca zio Paolo.
Luca rimaneva accigliato in silenzio, anche se sapeva che aveva ragione. Bisognava dargli atto: zio Paolo non gli chiedeva mai dei voti a scuola né cosa volesse fare da grande.
Finite le superiori, Luca annunciò alla madre che non avrebbe studiato ma sarebbe entrato nell’esercito, sentendosi di troppo.
“E fai bene. L’esercito ti insegnerà la vita. Ti rispetto. Potrai studiare dopo, da lavoratore. L’istruzione è importante. Servi la patria, poi deciderai”, disse zio Paolo, interrompendo la madre che stava per protestare.
Un anno dopo, Luca tornò a casa più maturo. La madre lo abbracciò senza sosta, preparò un pranzo festivo come si deve. Per la prima volta Luca lasciò che zio Paolo lo abbracciasse. Bevvero insieme, e lui si ubriacò velocemente, non abituato.
“Che vuoi fare ora?”, chiese zio Paolo. “All’università è tardi, le lezioni sono iniziate. Che sai fare?”
“Lascialo riposare”, intervenne la madre, accarezzandogli una spalla.
Luca disse che in caserma aveva preso la patente, sapeva guidare quasi ogni mezzo e aggiustarli.
“Bene. Un mio amico ha un’officina, parlerò con lui. Lo stipendio è buono, ma dovrai farti il mazzo”, disse zio Paolo.
“Ci vado”, rispose Luca.
Dopo il primo stipendio, annunciò che voleva affittare un appartamento e vivere da solo.
“Non te lo permetto!”, sbottò la madre. “E chi ti cucinerà? Ti ritroverai con cattive compagnie, donne…”
“Non urlare, Lidia. Non sei stata giovane anche tu?”, la calmò zio Paolo. “Ha ragione. Non può portarsi le ragazze qui. Ma non affittare.” Andò nell’ingresso. Quando tornò, porse a Luca delle chiavi. “Vivi nel mio appartamento. Piccolo, in periferia. Ma basta per te. Me lo sono tenuto dopo il divorzio. Ci sono degli inquilini, ma li faccio sloggiare.”
“Con le donne vai piano, scegli con la testa. In caso di divorzio, non lasciarti portare via la casa. E non esagerare con l’alcol”, lo ammonì zio Paolo.
Ascoltati i consigli, Luca cominciò la vita da solo. La madre all’inizio veniva, portando minestra e polpette mentre lui era al lavoro. Come poteva vivere senza un pasto caldo? Poi Luca si fidanzò, e la madre smise di venire. Con Sara vissero insieme quasi due anni. Intanto Luca studiava ingegneria meccanica all’università serale.
Non ricordava perché litigarono. Ma si lasciarono senza rancore. Gli parve quasi che Sara avesse cercato la lite per andarsene. Poi ci furono altre ragazze, finché non incontrò la bellissima rossa Elena. I ragazzi si giravano a guardarla quando passeggiavano insieme. Luca era geloso, ma Elena rideva e lo stuzzicava.
Mancava un anno alla laurea. Temendo di perderla, Luca le chiese di sposarlo. Con sua gioia, accettò. Subito dopo il matrimonio, Elena annunciò di essere incinta. Sara usava precauzioni, Luca pensava lo facesse anche Elena, e la notizia lo sorprese.
La madre dubitò che fosse figlio suo, e glielo fece capire. Luca la ignorò. Era preoccupato per altro. Per due andava bene un bilocale, ma con un bambino sarebbe stato stretto. Il piccolo avrebbe avuto bisogno di spazio… Parlò con zio Paolo, che accettò di vendergli l’appartamento. Aggiunse dei soldi, e Luca comprò un trilocale.
Quando nacque Caterina, la madre osservò che la bimba non assomigliava a Luca. Capelli neri? I suoi erano biondi, e Elena era rossa. Era nata prematura, ma sembrava robusta e sana. Suggerì un test di paternità.
Luca non aveva dubbi, rifiutò il test. I neonati gli sembravano tutti uguali. E poi, i capelli potevano cambiare.
Ma un giorno, tornando dal lavoro, vide Elena in cortile con un uomo dai capelli neri. Parlavano come vecchi amici. Vedendolo, Elena si confuse e balbettò che l’uomo cercava un indirizzo… Luca ricordò i sospetti della madre, ma tacque. Poi lo rincontrò vicino a casa.
“Ehi”, lo chiamò.
“Cosa vuoi?”, rispose l’uomo con un leggero accento.
“Stai lontano da Elena e da mia figlia, capito? Se ti rivedo qui, ti spezzo le gambe.” Luca era cresciuto, più grosso e minaccioso.
L’uomo se ne andò in fretta.
Elena frigeva polpette in cucina, Caterina giocava per terra. Tutto normale. Forse si sbagliava? Luca si calmò. Ma dopo un po’ Elena confessò: non poteva dimenticare il vero padre di Caterina. Era partito prima che lei potesse dirgli della gravidanza. Poi era arrivato Luca con la sua proposta. Ora lui era tornato, l’aveva trovata, sapeva della bambina e la spingeva a divorziare.
“Vattene”, disse Luca.
Guardò dalla finestra Elena, Caterina e i bagagli salire nell’auto straniera dell’uomo, senza crederCon il cuore leggero e lo sguardo rivolto al futuro, Luca prese la mano di Nadia e sorrise, sapendo che finalmente la vita aveva ripreso il suo corso.