Zio, per favore, dammi quella tavoletta di cioccolato. Voglio fare un regalo alla mamma, oggi è l’8 marzo!

Zio, per favore, dammi questa tavoletta di cioccolato. Voglio fare un regalo alla mamma, oggi è l8 marzo!
Boris, che tutti chiamavano affettuosamente “Bobo”, stava andando alla villa del suo socio daffari con la sua fidanzata, Angela, per una grigliata in occasione della festa della donna. Aveva fatto una sosta al supermercato. Inizialmente aveva pensato di festeggiare in un ristorante, ma Angela, sapendo dellinvito, lo aveva convinto che una gita in campagna sarebbe stata più piacevole e utile. Lì avrebbero incontrato persone influenti, quelle con cui lei sognava da tempo di fare conoscenzadopotutto, era la fidanzata del capo di un importante holding.
Il regalo per Angela laveva già preparato: una collana elegante, ben confezionata e riposta sul sedile posteriore dellauto. Al supermercato, decise di comprare una bottiglia di cognac e, giusto per aggiungere un tocco in più, un mazzo di fiori e una tavoletta di cioccolatosapeva che Angela adorava i dolci, nonostante fosse sempre impeccabile.
Avvicinandosi allo scaffale dei cioccolati, Bobo si stupì: era quasi vuoto. Ovviamente, era l8 marzo, la festa delle donneera normale che avessero svuotato tutto. Cerano solo tavolette economiche, quelle che Angela non degnava nemmeno di uno sguardo. Ma in un angolo, sullo scaffale più alto, scorse lultima confezione di cioccolato pregiatoproprio quello che le sarebbe piaciuto. Mentre la prendeva, sentì una manina afferrargli la manica. Si voltò e vide un bambino di circa otto anni, con il naso arrossato e la voce tremante.
“Zio, per favore, dammi questa tavoletta di cioccolato! Voglio regalarla alla mamma per la festa!”
“Perché non ne prendi unaltra?” chiese Bobo, sorpreso. “Guarda, ce ne sono tante qui.”
“La mamma lha vista in pubblicità,” sussurrò il bambino. “Lho visto mentre la guardava. Non lha mai assaggiata.”
Boris ci pensò un attimo, poi scrollò le spalle e gli porse il cioccolato. Tanto Angela non aveva bisogno di nullaera abituata al meglio. Per quel bambino, invece, quel regalo significava tutto.
“Tieni,” disse. “Buona festa!”
Il bambino brillò di gioia, afferrò il cioccolato e corse alla cassa, non senza aver ringraziato.
Boris lo seguì. Alla cassa, vide il bambino svuotare sul nastro una manciata di monetinecentesimi, qualche euro, insomma, spiccioli. Timidamente, chiese alla cassiera:
“Signora, mi dice se mi bastano?”
La donna lo guardò con freddo disprezzo.
“Non ti basta neanche per un terzo. Togli queste monetine e lascia stare il cioccolato.”
“Ma mi serve davvero” La voce del bambino tremò, tratteneva le lacrime. “Per favore, controlli bene!”
“Ho detto di no! Non intralciare, altrimenti chiamo la sicurezza!” sbottò la cassiera.
“Aspetti!” intervenne Boris. “Buona festa!” annuì educatamente alla donna, che stentò a ricambiare il sorriso. “Il bambino vuole comprare il cioccolato. Glielo venda.”
Tirò fuori la carta, pagò e, strizzando locchio al bambino, aggiunse:
“Raccogli i tuoi soldi. Ti serviranno ancora.”
Il piccolo sembrò confuso, ma obbedì, infilò il cioccolato in tasca e porse le monetine a Boris.
“Prendete devo pagare.”
“Non devi niente,” rispose dolcemente, dandogli una pacca sulla spalla. “È un regalo.”
Dopo aver pagato le sue cose, Boris prese la busta e si diresse verso luscita. Ma il bambino non lo mollava.
“Zio, scusi io volevo fare il regalo alla mamma! Ma ora sembra che labbia fatto lei!”
Boris si fermò e lo guardò attentamente.
“Come ti chiami?”
“Marco,” rispose il bambino. “Prima risparmiavo per le medicine della mamma. Raccoglievo le monetine, le vecchine del palazzo a volte me le davano quando chiedevo di comprare il pane. Ma la nonna Vera mi ha detto: con quelle non ci compri le medicine, non basterebbero per una vita intera. Allora ho pensatoalmeno che abbia un bel regalo. Le medicine le comprerò da grande, quando avrò un lavoro.”
Boris annuì, commosso.
“Bravo. Io mi chiamo zio Bobo. Dimmi, Marco, di che medicine ha bisogno tua mamma?”
“Non lo so,” scrollò le spalle. “I dottori dicono che costano tantissimo e che le altre non funzionano. La mamma dice che se non lavessero licenziata, non si sarebbe ammalata. Adesso piange sempre. Credo che il cioccolato la farà felice.”
“Perché lhanno licenziata?”
“Dice che ha attraversato la strada a qualcuno. Poi non trovava un lavoro seriovendeva verdura al mercato. Una volta è rimasta tutto il giorno sotto la pioggia, si è presa un freddo, e ecco.”
“Ascolta, Marco,” disse Boris. “E se andassi a fare gli auguri a tua mamma di persona? Scopro di cosa ha bisogno e magari posso aiutarla.”
“Davvero?” gli occhi del bambino si illuminarono. “Ab

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