Zovitsia ha voluto festeggiare il suo anniversario da noi e ha preteso che liberassimo l’appartamento

Molto tempo fa, in una piccola città della Lombardia, accadde una storia che ancora oggi fa riflettere.

“Zia Clara vuole festeggiare il suo compleanno da noi e pretende che liberiamo l’appartamento,” disse suocera entrando in cucina. “Caterina, Domenico te l’ha già detto? Ascolta, ci saranno una ventina di ospiti. Prepareremo tutto la sera prima. Arriverò presto, verso le sei.”

“La sera?” ribatté Caterina, sconcertata. “No, non ne abbiamo parlato.”

“Aspetta, non ho finito,” continuò la suocera. “A Domenico ho già inviato la lista della spesa. Ha promesso di comprare tutto.”

Domenico aveva sempre aiutato sua sorella maggiore, Isabella. A trent’anni, si era già sposata e divorziata due volte, e ogni volta era colpa dell’uomo: “Non era quello giusto”. La loro madre, Maddalena, gli ripeteva fin da piccolo:

“Devi aiutare tua sorella.”

E Domenico lo faceva. Con soldi, quando Isabella rimaneva “momentaneamente” senza lavoro, con riparazioni nel suo appartamento in affitto, o trasportando le sue cose dopo lennesimo divorzio.

Poi, si sposò.

Caterina, sua moglie, all’inizio sopportò. Ma quando Isabella chiese per la quinta volta in un anno di prendere la loro macchina “per un paio di giorni”, Caterina rispose con fermezza:

“Domenico, forse è ora di dire basta. Anche noi abbiamo bisogno dellauto questo weekend. Pensavo avessimo dei piani…”

“Che cè da fare? Non puoi andare a piedi?”

“No. La casa di campagna dei miei genitori non è raggiungibile a piedi. Hanno raccolto due secchi di pomodori per noi. Credevo mi avessi ascoltato quando ne parlavo.”

“Sì… qualcosa ho sentito, ma capisciIsabella ha unemergenza.”

“Di nuovo? E quale sarebbe?”

“Non lo so esattamente,” bofonchiò Domenico, “ma ne ha più bisogno lei.”

“No, Domenico. Questa volta non accadrà! O dici di no a tua sorella, o mi compri unauto. Sono stanca di prendere lautobus mentre mio marito potrebbe accompagnarmi dove serve.”

Domenico ci pensò e stava per chiamare Isabella per rifiutare, ma Maddalena riportò tutto alla normalità:

“Vuoi abbandonare tua sorella per tua moglie? È sola! Chi la aiuterà se non tu?”

E così, Domenico continuò ad aiutare, nonostante i litigi con Caterina. Una volta, non si parlano per giorni, finché lui non scoppiò:

“Perché non parli? Sei arrabbiata?”

“Davvero? Ti ci sono voluti tre giorni per capirlo?” ribatté Caterina.

“Non capisco proprioper cosa?”

Caterina rise per la frustrazione:

“Seriamente? Non lo capisci? Tua sorellina ti ha portato via tutto il weekend perché doveva andare in campagna dallamica. Pensavo ti limitassi ad accompagnarla, invece sei rimasto lì due giorni. Non ti turba nulla?”

“E cosa dovrebbe? Abbiamo bevuto un po. Cera il suo ex, con cui parlavo normalmente. Dovevamo festeggiare. Sarei sembrato un maleducato a andarmene.”

“Avresti potuto almeno chiamare.”

“Anche tu potevi,” replicò Domenico.

“Lho fatto! Ma il tuo telefono era spento. Immagina come mi sono sentita. Ero preoccupata, senza sapere dove fosse mio marito, e tu, invece, hai deciso di riposarti da me.”

“Non inventare,” sbuffò lui, mentre il telefono squillava.

Domenico uscì sul balcone prima di rispondere. Sapeva che Caterina non avrebbe apprezzato unaltra chiamata con Isabella.

“Ciao, fratellino!” squittì Isabella. “Tra due settimane è il mio compleanno! Trentanni! Hai capito, no?”

Domenico guardò cautamente Caterina, che versava la minestra.

“E… cosa vuoi?” chiese.

“Come mi capisci al volo!” rise Isabella. “Voglio festeggiare a casa tua! Hai un salone grande. Nel mio affitto è stretto, e la padrona si lamenterà. E il ristorante è costoso.”

“E se andassimo in un locale? Ti do la differenza.”

“Ma sei impazzito?!” esclamò Isabella. “È il mio compleanno! Vuoi che spenda per un affitto quando tu hai casa tua? E comunque dovrai contribuire. Mica sono figlia di un milionario.”

“Prima devo parlarne con Caterina. È anche casa sua. Potrebbe avere altri impegni.”

“Troppo tardi!” lo interruppe. “Ho già detto a tutti che festeggeremo da te. Libera lappartamento per tutta la giornata, va bene? Mamma dice che preparerà tutto.”

Domenico sospirò e si coprì il viso con una mano. Mentre cercava una via duscita, il telefono vibrò di nuovoun messaggio di Maddalena.

“Isabella ha detto di preparare il menù. Ecco la lista. Bisogna comprare tutto. Di a Caterina di dare una mano. E che non si tiri indietro con la cucina.”

Intanto, Caterina, ignara del compleanno imminente, si era accomodata con il telefono per guardare la sua serie preferita. Quando Domenico entrò, a testa bassa, capì tutto.

“Allora, cosa cè stavolta?” chiese, mettendo in pausa.

“Caterina, ascolta… Isabella compie trentanni. Vuole festeggiare.”

Lei alzò lo sguardo.

“E allora? Che lo faccia. Chi glielo vieta?”

Domenico si grattò la nuca.

“È che… vuole festeggiare da noi.”

“Cosa?! Nella nostra casa?”

“Sì, ma solo una sera. Dice che il ristorante è caro e a casa sua è stretto…”

“E tu hai accettato?”

“Ho detto che prima avrei parlato con te! Ma… Isabella ha già invitato tutti. E mamma sta preparando il menù…”

Caterina chiuse gli occhi e respirò profondamente.

“Domenico. Dimmi, sei un adulto o solo un tramite per i capricci di Isabella?”

“Ma cosa dici?”

“Io dico?” rise amara. “E non ti sembra strano che nessuno mi abbia chiamato? Questa è casa mia, non un luogo di passaggio per la tua famiglia. Isabella vuole festeggiare qui, io devo aiutare, tua madre prepareràe nessuno mi ha chiesto nulla?!”

In quel momento, squillò il telefono di Caterina.

“Ecco la ciliegina sulla torta,” sibilò. “Tua madre.”

“Caterina, Domenico te lha già detto?” chiacchierò la suocera. “Ci saranno venti persone. Prepareremo dalla sera prima. Arriverò alle sei.”

“La sera?” replicò Caterina, ironica. “No, non sono daccordo.”

“Aspetta! Domenico ha la lista della spesa. Ha promesso di comprare tutto.”

“Supponiamo… E i soldi? Dove li troviamo?”

“Domenico ha detto che ci penserà,” tagliò corto Maddalena.

“Ah, capisco. Volete trasformare casa mia in un ristorante e io devo pure pagare?”

“Isabella è famiglia! Non puoi aiutare per un giorno? Tagliare qualcosa, preparare antipasti… Sei la padrona di casa!”

“Maddalena,” linterruppe Caterina, “ho appena scoperto di questa festa. Non ho autorizzato nulla.”

“Ma che casa mia! Siete sposati! È tutto in comune!”

“Davvero? Se la casa fosse di Domenico, non diresti così. Sarei solo una mantenuta.”

“Non dire sciocchezze. Basta, entro venerdì comprate tutto.”

E riattaccò.

“Cosè successo?” chiese Caterina al marito.

“Smettila di fare la vittima

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