«Vergogna in un sacchetto»: come mia suocera ha esaurito la mia pazienza
Mentre Angelica riordinava le sue cose nell’armadio, qualcuno suonò alla porta all’improvviso. Sulla soglia, con un sorriso ampio, c’era sua suocera — Vera Valentina.
«Ciao, tesoro! Sono passata per un caffè», annunciò la donna con tono allegro.
«Prego, entri», sorrise Angelica per educazione, anche se dentro di sé si era già irrigidita. «Finito di sistemare queste cose, ci facciamo una bella pausa.»
Entrarono in salotto. Angelica continuò a piegare con cura i vestiti, mentre la suocera si accomodò sulla poltrona e osservò il tutto con un interesse un po’ troppo evidente.
Non resistendo, Vera Valentina notò un sacchetto delle compere accanto alla sedia. Dandogli un’occhiata, allargò gli occhi ed esclamò:
«Angelica! Ma che roba è questa?!»
«Hai comprato di nuovo un sacco di stracci!», commentò con disapprovazione, schioccando la lingua e indicando le buste sul divano.
«Sono acquisti vecchi», rispose stancamente Angelica, alzando gli occhi al cielo. «Sto solo riordinando l’armadio.»
«Mio figlio sa come spendi i suoi soldi?», domandò Vera Valentina con tono beffardo.
«Tra l’altro, lavoro anch’io», replicò secca Angelica, velocizzando i movimenti per tagliare corto quella conversazione sgradevole.
Ma la suocera non mollò. Tirò fuori dal sacchetto un vestito e lo esaminò con aria critica.
«Con una cosa del genere puoi solo andare a fare la passeggiata», commentò sarcastica.
«Ha ancora l’etichetta. Quindi non l’ho mai indossato», rispose Angelica con freddezza, cercando di riprenderselo.
«Menomale!», borbottò la suocera, restituendoglielo. «A quest’età, non ti vergogni a vestirti da ragazzina?»
«Ho ventinove anni, non quarantanove», ricordò Angelica con un sorriso glaciale.
«Alla tua età dovresti portare abiti più lunghi e meno attillati, non mostrare tutto così!», sbuffò Vera Valentina con aria di condanna. «Ecco perché non ho ancora nipoti!»
«E che c’entra il mio guardaroba con i figli?», chiese Angelica, trattenendo a fatica l’irritazione.
«È molto semplice: se ti vesti così provocante, stai cercando qualcuno più giovane», concluse la suocera con aria da esperta.
Angelica impallidì dalla rabbia:
«Quindi, secondo lei, una donna sposata dovrebbe indossare la burqa?»
«Una moglie perbene deve vestirsi con decoro!», tuonò Vera Valentina. «E invece tu… e quel tuo intimo scandaloso!»
«Ha rovistato tra i mie vestiti?!», si indignò Angelica, sentendo la rabbia montarle.
«Nessuno ha rovistato!», si difese la suocera. «L’ho visto in bagno per caso. E sai una cosa? Una donna perbene non dovrebbe nemmeno possedere quelle stringhe indecenti!»
«Ma sta scherzando?», Angelica serrò i pugni. «Vuole che mi compri la biancheria da ufficio apposta?»
«Io dico che una donna rispettabile certe cose non le indossa, e soprattutto se è sposata!», la suocera batté persino il pugno sul bracciolo.
«Ho ventinove anni, sono giovane, e ho il diritto di piacermi», sibilò Angelica tra i denti.
«No! Ti vesti così apposta per attirare gli sguardi degli altri uomini!», esclamò Vera Valentina, scandendo ogni parola con teatralità.
«Pensi quello che vuole», rispose stanca Angelica. «Ma mi vesto come volevo«Tanto ormai le chiavi della mia vita non te le darò mai più.»