Calzini bucati di mio figlio

I calzini bucati di mio figlio

Quando mio figlio Luca e mia nuora Beatrice sono venuti a cena da me, ho apparecchiato la tavola come fosse una festa: minestrone, polpette, purè, insalata – tutto quello che lui ama. Ma quando Luca si è tolto le scarpe nell’ingresso, sono quasi svenuta: su entrambi i calzini c’erano buchi enormi, con le dita dei piedi che sbucavano senza vergogna! Sono rimasta immobile, fulminata da quell’immagine. Cos’è, mio figlio, che ho cresciuto, vestito, insegnato a badare a se stesso, ora va in giro con quegli stracci? E dov’erano, scusate, gli occhi di sua moglie? Capite, questa è davvero la fine! Non riesco ancora a smettere di pensarci, e devo sfogarmi, altrimenti scoppio dall’indignazione.

Io, Maria Teresa, ho sempre fatto di tutto perché a Luca non mancasse nulla. Gli cucivo le camicie, compravo le scarpe migliori, anche quando dovevo risparmiare. È cresciuto, è diventato ingegnere, si è sposato con Beatrice – una ragazza che mi sembrava dolce e piena di iniziativa. Vivono nel loro appartamento, lavorano entrambi, sembra tutto a posto. Non mi intrometto, ma ogni tanto li invito a cena per vederli e coccolarli con i miei piatti. E poi, ecco lo choc: quei calzini! Non sono semplici buchi, è un grido d’aiuto, un segnale che nella loro casa qualcosa non va.

Tutto è iniziato quando sono entrati. Io, come sempre, mi davo da fare tra i fornelli, riscaldavo le polpette. Luca si è tolto le scarpe e ho dato un’occhiata ai suoi piedi. All’inizio ho pensato di aver visto male: impossibile che mio figlio, sempre così curato, portasse roba da straccione. Invece no, quei calzini sembravano sopravvissuti a una guerra mondiale – buchi da entrambi i lati, i talloni consumati, le dita che spuntavano come se volessero fuggire. Sono rimasta senza parole, mi è persino caduto il cucchiaio. Beatrice, notando il mio sguardo, ha riso: “Maria Teresa, è colpa sua, gliel’ho detto mille volte di comprarne di nuovi”. Lui? E tu, cara, dove guardavi?

A cena non riuscivo a concentrarmi. Guardavo Luca che divorava il minestrone con gusto e mi chiedevo: come si è arrivati a questo? Non l’ho cresciuto per farlo sembrare un vagabondo. E Beatrice parlava del lavoro come se niente fosse. Alla fine non ho resistito: “Luca, tesoro, cosa sono quei calzini? Vergognati!”. Si è fatto rosso, ha alzato le spalle: “Mamma, lascia stare, sono vecchi, non ho avuto tempo di buttarli”. Non hai avuto tempo? E Beatrice ha aggiunto: “Maria Teresa, se li mette da solo, mica posso controllare il suo guardaroba”. Non controlli? E chi deve badare a tuo marito, se non tu?

Ho cercato di trattenermi, ma dentro ribollivo. Dopo cena, quando Beatrice è andata in salotto, ho chiesto a Luca sottovoce: “Figlio, non avete i soldi per i calzini? O nessuno che lavi?”. Ha scrollato le spalle: “Mamma, non fare storie, va tutto bene. Non ci ho fatto caso.” Non ci hai fatto caso? Quei buchi si vedono dalla luna! Volevo parlare con Beatrice, ma temevo che scherzasse di nuovo. Allora sono andata nell’armadio, ho preso due paia di calzini nuovi che avevo comprato per il suo compleanno e glieli ho messi in mano: “Prendili, mettili, mi fanno male gli occhi”. Ha sorriso, ha ringraziato, ma si vedeva che non gliene importava.

Li ho lasciati andare, ma non ho dormito. Continuavo a pensare: com’è possibile? Beatrice lavora, è stanca, ma è una scusa? Alla sua età io lavoravo, badavo alla casa, a mio marito, a mio figlio. E lei non può neanche buttare tre paia di calzini in lavatrice o comprarne di nuovi? Al supermercato ce ne sono a pochi euro! O è di moda andare in giro come un mendicante? Ricordavo come Beatrice è sempre impeccabile, con le unghie curate, mentre mio figlio portava calzini che cadevano a pezzi. E non sono solo calzini, sono un simbolo! Simbolo che a lei, pare, non importa nulla di suo marito.

Il giorno dopo ho chiamato un’amica, Gabriella, per sfogarmi. Mi ha ascoltato e ha detto: “Maria Teresa, non sono affari tuoi. Sono grandi, penseranno loro”. Grandi? Allora chi ci pensa, se Luca cammina come un barbone? Gabry ha aggiunto: “Forse Beatrice non lo considera un suo dovere. Le donne oggi sono diverse”. Diverse? Non ho niente contro il lavoro o la carriera, ma la cura di base per il marito è passata di moda? Non pretendo che cucini ogni giorno, ma almeno i calzini!

Ho deciso di parlarci. L’ho invitata per un caffè, senza Luca. Le ho detto: “Beatrice, scusa se mi intrometto, ma come fai a lasciare che Luca vada in giro così? È tuo marito”. Si è stupita: “Maria Teresa, è adulto, sceglie lui cosa indossare. Gliel’ho detto mille volte di comprarne”. Adulto? E tu non vedi che cammina con i buchi? Ho accennato che una moglie dovrebbe badare a queste cose, ma lei ha sorriso: “Siamo alla pari, non controllo il suo guardaroba”. Alla pari? Quando uno va in stracci e l’altro con scarpe nuove?

Ora non so cosa fare. Una parte di me vorrebbe comprare a Luca una scatola di calzini e lavarli io, per evitare la vergogna. Ma un’altra sa che non spetta a me. Devono capirlo da soli. Gli ho proposto: “Luca, se avete problemi con i soldi, dimmelo, ti aiuto io”. Ha riso: “Mamma, va tutto bene, sono solo calzini vecchi, li butterò”. Li butterai? Perché non subito? Non so come far capire a Beatrice. Forse crede davvero che non sia compito suo. Ma mi fa male vedere mio figlio così. È come se avessi fallito, non insegnandogli a prendersi cura di sé.

Per ora cerco di non intromettermi. Li invito a cena, gli infilo calzini nuovi, ma dentro brucio. Non sono solo calzini bucati – sono il segno che qualcosa non funziona. E non so come aggiustarlo senza rovinare tutto. Ma una cosa è certa: mio figlio merita di meglio che mostrare le dita dei piedi. E Beatrice dovrebbe riflettere su cosa significa essere una moglie. O devo pensarci io anche per lei?

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