In un piccolo paesino della Basilicata, dove il vento sibila tra le case di pietra, Maria e suo marito aspettavano invano l’arrivo del figlio. Le loro speranze svanivano, e il cuore si stringeva per il dolore e la delusione.
— Pare che non verrà — sospirò Maria, guardando il marito, Antonio. — Ci siamo abituati, ormai non ci arrabbiamo neanche più.
— Che è successo? Di nuovo quella nuora non lo lascia venire? — sbuffò Antonio. — Non siete mai andate d’accordo, voi due.
— Forse è così — rispose Maria, con la voce che tremava per l’emozione trattenuta. — Ma Luca non ci ha mai detto una cosa simile. Prima veniva più spesso, e adesso… sua moglie ha sempre qualche scusa pronta. Dovremo chiamare qualcuno per sistemare il tetto, perché nostro figlio non può trovare nemmeno un giorno per noi.
Maria raccontava con amarezza del figlio Luca, ormai quarantenne. Dodici anni fa aveva lasciato il paesino per trasferirsi a Firenze, dove aveva fatto carriera come meccanico. Una volta lavorava con le mani, ora dirige gli altri. Lì aveva conosciuto Valentina e comprato un appartamento.
— Ha fatto tutto il restauro da solo — ricordò Maria. — E lei a dettare i tempi e i modi. Si sono sposati tardi, lei aveva già più di trent’anni. Non era mai stata sposata prima… e capisco perché, con quel carattere! Fin dal primo sguardo, siamo state come cane e gatto.
— Non mi stupisco che sia rimasta sola fino a quell’età — aggiunse Antonio. — Ricordo quando hai provato a parlarci. Un disastro! Ma cosa ci trova, Luca, in quella donna?
Valentina quasi non parlava con i suoceri. Una volta all’anno, se tutto andava bene, permetteva a Luca di far loro visita. Quest’anno aveva promesso a Maria di prendere ferie a maggio per sistemare il tetto che perdeva. Ma, come al solito, i piani di Valentina avevano rovinato ogni speranza.
— Valentina aspetta un bambino — disse Maria con amarezza. — Gli ha proibito di lasciarla sola. Ma insomma, è un’infermiera, una donna adulta… che le potrebbe succedere? Eppure già due settimane prima delle ferie ha iniziato a tormentarlo, anche se i biglietti erano già comprati.
— Perché fa così? — chiese Antonio, anche se sapeva già la risposta.
— Prima diceva di aver paura a restare sola, e poi… — Maria tacque, gli occhi lucidi.
— E poi cosa? Lo accompagna al lavoro prendendolo per mano? Ha i suoi genitori che la difendono a spada tratta! — sbottò Antonio.
— Credo siano proprio loro a metterle idee in testa — continuò Maria. — Le hanno raccontato del genero che andava spesso dai suoceri e poi ha chiesto il divorzio. Ora la loro figlia minore vive con loro. Ecco perché le ripetono che Luca è uguale.
— Non si può generalizzare così! — esclamò Antonio. — Luca non ci ha mai dato motivo di pensarlo! E poi, Valentina potrebbe venire con lui. Qual è il problema?
— Venire qui? — rise amara Maria. — Mai e poi mai. Lo sai quanto ci odia. Ho provato a parlarle, ma è stata inutile.
Ricordò quando Antonio aveva chiamato Valentina, sperando di chiarire. Ma la conversazione era finita male.
— Che ti ha detto? — chiese, anche se già lo immaginava.
— Che siamo sempre noi a volere qualcosa, che gli chiediamo troppo, che gli rubiamo tempo alla famiglia — la voce di Maria tremava di rabbia. — Che è stufa di doverci contrastare. Dice che un marito deve pensare alla moglie e al figlio, non ai capricci dei genitori. E che se ha le ferie, deve stare con loro. Poi ha detto che la nostra casa non le interessa!
— Che bella nuora! — Antonio serrò i pugni. — E Luca che dice?
— Si è giustificato con te, ma sappiamo che non è colpa sua — sospirò Maria. — Forse ha rimandato il viaggio per non agitarla. Ha paura per il bambino, per lei.
Antonio non ce la fece più. Furioso, chiamò il figlio e gli disse tutto ciò che aveva dentro.
— Basta! — urlò al telefono. — Non ti aspetterò più! Chiamerò qualcun altro, e tu resta con quella donna che ti tiene al guinzaglio!
Maria rimase in silenzio, ma il cuore le si spezzava. Capiva il marito, ma le parole «le donne possono cambiare, i genitori no» le facevano male come un coltello. Luca era il loro unico figlio, la loro fierezza. E ora tra loro c’era un muro, costruito da Valentina. Lei lo teneva stretto, e lui, per paura delle sue scenate, obbediva.
Maria guardò il tetto vecchio, che perdeva ad ogni pioggia, e sentì la speranza scivolar via con l’acqua. Avevano lavorato tutta la vita per dare a Luca il meglio, e ora dovevano pagare estranei per riparare la loro casa. Il dolore soffocava, ma la cosa peggiore era pensare che il figlio si allontanava sempre più. Valentina aveva chiarito: la sua famiglia era lei e il bambino, i genitori di Luca solo un peso.
Maria non sapeva come riaverlo. Sognava che arrivasse, l’abbracciasse come da piccolo, e insieme sistemassero il tetto, ridendo dei vecchi ricordi. Invece c’era solo silenzio e accuse. La famiglia che aveva costruito con amore si sgretolava, e Maria temeva che quella crepa non si sarebbe mai rimarginata.