Oggi è stato uno di quei giorni in cui sento il peso del mondo sulle spalle. Mia suocera, nonna Ada, è venuta a trovarci come ogni fine settimana. Arriva, gioca con nostro figlio, poi se ne va. Io invece rimango tra pentole, piatti da lavare e giocattoli sparsi per il salotto.
Sono stremata. I weekend sono diventati una maratona in cui devo essere la moglie perfetta, la madre perfetta, l’ospite perfetta. Tutto per colpa delle visite di nonna Ada, che si definisce “la nonna affettuosa”. Entra, fa le coccole al nipotino, e poi tocca a me fare tutto il resto con un sorriso stampato in faccia, come se non avessi altro di cui occuparmi. So che molte si riconoscono in questa storia, e capisco perché scatena tante discussioni. Non tutti vogliono questo tipo di “aiuto” durante il weekend.
Nostro figlio ha solo una nonna: la madre di mio marito, Ada Rossetti. È il classico ritratto della nonna di provincia, nata in un paesino vicino a Verona. Un tempo attrice in un teatrino locale, adora essere al centro dell’attenzione. Non fa che ripetere quanto ami nostro figlio, quanto le manchi e quanto sia disposta ad aiutare. Ma il suo “aiuto” si riduce a visite che sembrano più uno spettacolo teatrale che altro.
Ada ha preso la pensione anticipata e ora si annoia. Vive da sola, le giornate le sembrano infinite, e la nostra casa è diventata il suo passatempo. Ma non viene per darmi una mano con il bambino o per farmi riposare. No, viene “in visita”. E come posso dire di no all’unica nonna, giusto? Non fa niente di male, dopotutto. Ha tutto il diritto di vedere il nipotino. Ogni volta gli porta un giocattolino, lo tiene in braccio, magari lo porta a fare un giretto nel cortile con il passeggino per mezz’ora — e questa è la sua “collaborazione”. I vicini ne sono entusiasti: “Che nonna meravigliosa, viene sempre a trovare il nipotino!” Ma nessuno vede cosa succede dietro la porta chiusa.
Io non voglio queste “visite” e questo tipo di “aiuto”, anche se gratuito. Nonna Ada arriva puntuale ogni weekend, quando mio marito, Luca, è a casa. Le piace quando la famiglia è riunita, così può brillare. A volte si fa accompagnare dal suocero, Carlo Bianchi, ma lui viene di rado — ha la sua vita, i suoi hobby, e tra l’altro dormono in stanze separate.
E intanto io sono una giovane mamma con un bambino che non ha ancora un anno. Piange per i dentini, ha mal di pancia, non mi fa dormire la notte. Eppure devo “approfittare” dell’aiuto della nonna, perché ormai è già in arrivo. E questo significa pulire, cucinare, apparecchiare e chiacchierare senza sosta. Ho provato a chiedere a Luca di aiutare con le faccende, ma borbotta: “Ho lavorato tutta la settimana, lasciami riposare!” E così corro tra la cucina, il bambino e nonna Ada, che se ne sta nella sua poltrona preferita a fare le smorfie con il piccolo.
Nonna Ada arriva, gioca un po’, beve il caffè, mentre io mi affanno come una matta. Preparo il pranzo, sparecchio, pulisco il bambino che ha versato il succo o si è sporcato di pappa. Io devo essere gentile, partecipare alla conversazione, sorridere mentre lei racconta le sue storielle da palcoscenico. Poi, quando si stanca, se ne va così, senza tanti preavvisi. A volte resta tre ore, a volte mezz’ora. Se ne va con la soddisfazione di aver fatto la sua parte, mentre io crollo esausta davanti a una montagna di piatti e giochi ovunque.
Capisco quelle nonne che si prendono i nipoti per il weekend. Quello sì che è un aiuto. Ma io? Io sono finita in uno spettacolo dove devo fare la cuoca, la domestica e l’intrattenitrice. Ho provato a parlarne con mio marito, ma lui alza le spalle: “Be’, è mia madre, non possiamo mica chiuderle la porta in faccia?” Mi dicono di non cucinare, di non pulire, ma come faccio se arriva all’improvviso? Mi sento egoista, come se fossi ingrata e pigra. Ma chiedo davvero troppo? Vorrei solo respirare, libera, nella mia casa.
Questa storia è un sfogo. Non so come trovare un equilibrio, come spiegare che questo “aiuto” mi stanca invece di aiutarmi. Forse voglio davvero troppo? Ma ogni volta che nonna Ada se ne va, lasciandomi in mezzo al caos, sogno un weekend in cui possa essere solo una mamma, e non la donna delle pulizie. Grazie per avermi ascoltata.