La figlia mi chiese di trasferirmi da loro per una settimana per badare a mio nipote, ma si scoprì che non avevano bisogno di me solo per il bambino, ma anche per pulire tutta la casa.
Adelasia sedeva nel suo accogliente appartamento a Firenze, fissando la valigia che aveva appena preparato. Sua figlia, Grazia, l’aveva chiamata il giorno prima con una richiesta a cui non poteva dire di no: «Mamma, vieni da noi per una settimana, stai un po’ con Gianmarco, io e Enrico abbiamo bisogno di sistemare alcune cose». Adelasia, che adorava il suo nipotino di cinque anni, accettò subito. Immaginava già i giochi con Gianmarco, le storie da leggergli, le passeggiate al parco. Ma appena varcò la soglia di casa sua figlia, capì che non l’attendevano giorni di gioia con il nipotino, ma una fatica di cui nessuno l’aveva avvertita. Il cuore di Adelasia si strinse per il dispiacere, ma ormai non poteva tirarsi indietro.
Grazia e suo marito, Enrico, vivevano in un ampio appartamento nel centro di Firenze. Adelasia aveva sempre ammirato come sua figlia riuscisse a conciliare lavoro, famiglia e una casa ordinata. Ma appena entrata, rimase senza fiato: la cucina era sommersa dai piatti sporchi, in soggiorno c’erano giocattoli ovunque, e sul pavimento si vedevano macchie di cui nessuno si era preoccupato. Grazia, abbracciando la madre, le disse in fretta: «Mamma, partiamo domattina presto, Gianmarco starà con te, ce la farai, vero? Ah, e se hai tempo, magari potresti dare una sistemata?». Adelasia annuì, ma dentro di sé sentì un brutto presentimento. Quella parola, «sistemata», si rivelò ben più di quanto avesse immaginato.
Il giorno dopo, salutata Grazia e Enrico, Adelasia rimase con Gianmarco. Era pronta ai suoi capricci, alle infinite domande e persino al rifiuto di mangiare la minestra. Ma non era preparata al fatto che la casa si trasformasse nel suo incubo personale. Gianmarco, come ogni bambino di cinque anni, correva per l’appartamento, spargendo giocattoli dappertutto. Adelasia gli correva dietro, cercando di mettere un po’ d’ordine, ma sembrava una fatica senza fine. A sera, trovò un biglietto lasciato da Grazia sul frigorifero: «Mamma, per favore, lava il bucato, pulisci i pavimenti, sistema l’armadio, fai la spesa». Adelasia rimase immobile, sentendo il sangue pulsarle alle tempie. Non era una richiesta di badare al nipotino, era una richiesta di fare la donna delle pulizie a tempo pieno.
Ogni giorno diventava una maratona. Al mattino Adelasia preparava la colazione a Gianmarco, poi lo portava al giardino per farlo svagare. Tornata a casa, gli preparava il pranzo, lavava i piatti, faceva il bucato, puliva. L’armadio che Grazia le aveva chiesto di «sistemare» era un caos di vestiti ammucchiati che dovette piegare di nuovo. La spesa? Adelasia trascinava pesanti buste dal negozio mentre Gianmarco le tirava la mano chiedendo un gelato. Alla sera crollava esausta, ma invece di riposarsi si sedeva a leggere fiabe al nipotino, perché senza quelle non si addormentava. Adelasia amava Gianmarco, ma ogni giorno le sue forze diminuivano e la delusione cresceva. «Sono venuta per il bambino, non per fare la serva», pensava, guardando il suo riflesso nello specchio, dove erano apparse nuove rughe.
A metà settimana, Adelasia non ne poté più. Chiamò Grazia e, cercando di mantenere la voce calma, le chiese: «Grazia, mi avevi chiesto di aiutarti con Gianmarco, ma perché faccio tutto il lavoro di casa?». La figlia sembrò sorpresa: «Mamma, ma sei a casa, ho pensato che per te non fosse un problema. Io e Enrico siamo strapazzi, non abbiamo tempo». Adelasia ingoiò un nodo in gola. Avrebbe voluto urlarle che non era più giovane, che aveva il mal di schiena, che anche lei meritava riposo. Ma invece disse solo: «Sono venuta per Gianmarco, non per la tua casa». Grazia borbottò qualcosa sul «non ci avevo pensato» e promise che avrebbero sistemato, ma Adelasia non ci credeva più.
Alla fine della settimana, quando Grazia e Enrico tornarono, la casa brillava di pulito, Gianmarco era felice, e Adelasia si sentiva spremuta come un limone. Grazia l’abbracciò dicendo: «Mamma, sei la migliore, senza di te non ce l’avremmo fatta!». Ma in quelle parole Adelasia non sentì gratitudine, ma la conferma di essere stata usata. Sorrise, baciò Gianmarco e ripartì per casa, promettendo a se stessa che non avrebbe più accettato quelle «richieste» senza condizioni chiare. Nel suo cuore lottavano l’amore per la figlia e il nipotino con l’amaro sentimento di essere stata sfruttata.
Ora, seduta nel suo appartamento, Adelasia pensa a come dire la verità a Grazia. Ama Gianmarco ed è pronta a passare tempo con lui, ma non a costo della sua salute e dignità. Non vuole più essere l’aiutante invisibile, i cui sforzi vengono dati per scontati. Adelasia sa che la prossima conversazione con sua figlia sarà difficile, ma è pronta a farsi valere. Per Gianmarco, per la loro famiglia, ma soprattutto per se stessa.