Suocera distrugge il nostro matrimonio: un dramma familiare

Questa guerra durava ormai da sei anni, fin dall’inizio del loro matrimonio. Tra Sofia e Matteo c’era un figlio, il piccolo Leonardo di quattro anni, ma nemmeno lui riusciva a scaldare il cuore dei suoceri. Non lo prendevano in braccio, non chiamavano per sapere come stava il nipotino. Sofia non capiva cosa avesse fatto per meritarsi un trattamento simile. Non era mai stata scortese, non aveva mai alzato la voce, anzi, si era sempre sforzata di essere gentile. Ma il problema era più profondo: Matteo aveva sposato lei, non quella ragazza che la suocera sognava come nuora.

Quella ragazza si chiamava Beatrice. La signora Luisa non si stancava di ripetere che era intelligente, bellissima, figlia di genitori benestanti. «Ecco chi sarebbe stata la moglie perfetta per mio figlio!» diceva, senza curarsi della presenza di Sofia. I parenti del marito facevano coro: «Tu, Sofia, non sei neanche l’ombra di Beatrice». Sofia, cresciuta in una famiglia modesta di un paesino vicino a Verona, si sentiva umiliata. Le sue umili origini erano diventate il pretesto per le battute velenose della suocera.

Matteo, invece, sembrava non accorgersi di nulla. «Non farci caso» diceva, «sono solo fissazioni». Ma per Sofia quelle parole suonavano come un tradimento. Come faceva a non vedere che sua moglie veniva insultata apertamente? Negli ultimi tempi, poi, se ne andava sempre più spesso dai genitori da solo, tornando a notte fonda. «Questioni di famiglia» borbottava, evitando il suo sguardo. Sofia sentiva che tra loro si alzava un muro, e la sua pazienza si assottigliava giorno dopo giorno.

La famiglia di Matteo non metteva mai piede a casa loro, nonostante Sofia li avesse invitati più volte, cercando di avvicinarli. Non le facevano gli auguri per il compleanno, neanche con un messaggio. Ai festeggiamenti chiamavano solo Matteo, sottolineando: «Questa è una cosa tra noi, non per estranei». Sofia, che non era mai stata accettata, si sentiva un’intrusa. Il cuore le si spezzava quando Leonardo le chiedeva: «Perché la nonna non vuole giocare con me?» Non sapeva cosa rispondere, se non stringerlo forte, nascondendo le lacrime.

La situazione diventava insostenibile. Sofia cominciava a pensare sempre più spesso al divorzio. Matteo non la difendeva, non cercava di mettere i suoi genitori al loro posto. Ubbidiva alla madre come se le sue parole fossero sacre. Sofia si sentiva sola nel suo stesso matrimonio, e quel dolore la consumava. «Se non si schiera dalla mia parte, non posso continuare così» pensava, guardando Leonardo che dormiva.

Il Capodanno fu la goccia che fece traboccare il vaso. Decise: se Matteo fosse andato di nuovo dai genitori, lasciandola sola con Leonardo, avrebbe preso le valigie e se ne sarebbe andata per sempre. «Non permetterò più a nessuno di calpestare la mia dignità» si ripeteva, ma in fondo al cuore sperava ancora che il marito scegliesse loro.

La vigilia, Matteo fu evasivo come al solito. «Non ho ancora deciso come festeggiare» borbottò, evitando di guardarla. Sofia tacque, ma la sua determinazione cresceva. Immaginava già come avrebbe fatto le valigie, come sarebbe partita con Leonardo per andare dalla sorella a Firenze, dove era sempre stata accolta con affetto. Lì nessuno la guardava dall’alto in basso, nessuno la chiamava straniera.

La sera, il giorno prima di Capodanno, Matteo tornò tardi. «Mamma non sta bene, domani devo andare da loro» disse, senza alzare gli occhi. Sofia sentì qualcosa spezzarsi dentro. «E noi?» chiese piano. «Io e Leonardo non contiamo niente?» Matteo non rispose, e quel silenzio fu la sua condanna.

Di notte, mentre il marito dormiva, Sofia restò in cucina a fissare le lucine fuori dalla finestra. I suoi pensieri erano confusi, ma una cosa era chiara: non poteva più vivere in quell’inferno. La mattina, mentre Matteo si preparava per andare dai genitori, lei iniziò a fare le valigie senza dire una parola. «Dove vai?» chiese lui, vedendo la borsa. «Me ne vado» rispose Sofia, fissandolo negli occhi. «Sono stanca di essere un’estranea nella tua famiglia. Se non sai proteggere me e Leonardo, lo farò io».

Matteo impallidì. «Sofia, aspetta, parliamone» cercò di dire, ma lei aveva già preso Leonardo per mano e stava uscendo. «Hai fatto la tua scelta» gli disse prima di chiudere la porta.

Sofia e Leonardo andarono a vivere dalla sorella. All’inizio fu dura: il dolore per il tradimento del marito e l’indifferenza della sua famiglia non passavano. Ma la sorella e la sua famiglia la circondarono d’affetto, e piano piano Sofia ricominciò a respirare. Trovò un nuovo lavoro, prese un appartamento in affitto e iscrisse Leonardo all’asilo. La vita, lentamente, si rimetteva in piedi.

Dopo sei mesi, Matteo si presentò da lei. «Ho sbagliato» disse, a testa bassa. «Mamma mi opprimeva e non ho avuto il coraggio di oppormi. Voglio che la nostra famiglia torni insieme». Sofia lo guardò, ma nel suo cuore non c’era più quell’amore di prima. «Ci hai traditi» rispose piano. «Non posso più fidarmi di te». Matteo se ne andò, e lei, abbracciando Leonardo, capì di aver fatto la scelta giusta. La sua nuova vita era dura, ma non c’era più spazio per le umiliazioni. Per la prima volta dopo anni, si sentiva libera.

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