**Diario personale**
«Non è nostro figlio!» esclamò Elena. Ma la vita aveva deciso altrimenti.
Elena era in piedi davanti ai fornelli, mescolando irritata gli spaghetti nella pentola. I suoi occhi lanciavano saette, la voce tremava per la rabbia repressa.
«Alessandro, non possiamo andare avanti così!» sbottò. «Non è nostro figlio! Dimmi tu, non è assurdo?»
Alessandro si lasciò cadere sulla sedia con un sospiro rassegnato.
«Lo so, Elenina… Ma cosa possiamo fare? Metterlo in strada? Sai com’è con mia madre…»
«Tua madre, scusami, è la principale responsabile di tutto questo!» lo interruppe secca. «È per colpa sua che siamo in questa situazione!»
Alessandro scosse la testa. Non sapeva più cosa fare. Tutto era iniziato quando sua sorella, Alessia, divorziò dal marito infedele. La madre, Olga Ivanovna, fu la prima a insistere per la separazione: un genero così era una vergogna. Alessia, già incinta, si ritrovò sola e diede alla luce un bambino, Matteo. Il marito non si fece mai vedere, né all’ospedale né dopo.
All’inizio Alessia se la cavò, poi improvvisamente si «stancò». Disse che voleva rifarsi una vita e iniziò a frequentare altri uomini, mentre Matteo diventava un peso. Fu allora che Olga Ivanovna «parcheggiò» il nipote da Alessandro ed Elena – «solo per due settimane», tanto erano senza figli, che male c’era?
Ma quelle due settimane diventarono tre mesi. Elena era sconvolta. Lavorava da casa, freelance, e rimaneva sola con il bambino. Alessia veniva sempre meno, di fretta, lo baciava in fronte e spariva. Aveva un nuovo fidanzato, importante, d’affari, di un’altra città. Non salì mai in casa – non aveva tempo per i figli degli altri.
Elena all’inizio resistette. Matteo, anche se non era suo figlio, era dolce e affettuoso. Le faceva pena. Aspettava la mamma alla finestra, ma lei non arrivava mai.
Una sera, esausta, Elena si sedette in cucina e sussurrò:
«Alessandro, sta diventando insolente… Oggi mi ha detto che non sono sua madre e non ho il diritto di dirgli cosa fare… E io… io sono incinta.»
«Cosa?» domandò lui, sbalordito.
«Sì, Alessandro. Lo volevamo… Ma ora non ce la faccio più. Avremo nostro figlio. Non posso portare questo peso da sola.»
Due settimane dopo, quando il test mostrò una sola linea, Elena pianse. Tutto inutile. Intanto Alessandro riportò Matteo dalla madre, che era appena andata in pensione. Olga Ivanovna giurava che ce l’avrebbe fatta.
Ma Matteo ormai capiva che nessuno lo voleva davvero. Olga Ivanovna non riusciva a gestirlo: il bambino litigava a scuola, i voti peggioravano. Allora la suocera tornò da Elena, supplicando:
«Elenina, ma lui ti vuole bene… Sta sereno solo con te. Ti prego, lascialo stare da voi, anche solo per un po’…»
«E Alessia?»
«Alessia? È madre solo sulla carta. Mi ha detto che si pente di aver avuto Matteo. Al suo nuovo marito non serve, stanno già per lasciarsi…»
Elena, stringendo i denti, accettò. E Matteo tornò da loro. Ricominciò a sorridere, i voti migliorarono. Lui ed Elena chiacchieravano per strada verso scuola, ridevano, avevano i loro segreti. Una volta l’abbracciò e le sussurrò:
«Tu sei la mia vera mamma. Ti voglio bene. E voglio stare sempre con voi, con te e con zio Alessandro.»
Elena scoppiò in lacrime. Capì quanto amasse quel bambino. Come se fosse sempre stato suo figlio.
Passarono gli anni. Alessia divorziò. Matteo rimase con Alessandro ed Elena per sempre. Presero la custodia legale, poi l’adozione.
E un giorno, mentre Elena era alla finestra, Matteo le corse incontro e le si strinse alla pancia:
«Mamma, prometti che avrò un fratellino! Lo proteggerò!»
Elena, trattenendo il fiato, sorrise. Questa volta – due linee. E la felicità. Quella vera.