«Hai già deciso per me?!» — storia di un matrimonio che non si è mai celebrato
Elena sedeva al tavolo di un ristorante accogliente nel cuore di Bologna, in attesa del suo fidanzato, Matteo. Lui sembrava teso, controllava il telefono ogni due minuti con aria nervosa.
— Matteo, oggi sei strano. Cosa succede? — chiese, cercando di nascondere l’inquietudine.
— Aspetta un attimo, ti spiego tutto. Stiamo solo aspettando i miei genitori… — fece cenno di pazientare.
— Quali genitori?
— I miei. E ci saranno anche altre due persone con loro. Non siamo qui solo per cena, dobbiamo discutere una cosa importante.
Elena si irrigidì. Conosceva Matteo da sei mesi e ormai riconosceva quel tono da “discussione seria”. Non finiva mai bene.
Dieci minuti dopo, i genitori di Matteo — Luca e Silvia — arrivarono al tavolo, seguiti da due estranei.
— Vi presento: questi sono Antonio e Giulia, — annunciò Matteo con un sorriso ampio. — Sono interessati al tuo appartamento. Vorrebbero affittarlo a lungo termine.
— Al mio… appartamento? — Elena quasi lasciò cadere la forchetta.
— Sì certo. Hanno intenzioni serie — sono disposti a pagare 900 euro al mese. Dopo il matrimonio traslocheremo dai miei genitori, hanno una villa in campagna, c’è spazio per tutti. Perché lasciare l’appartamento vuoto? Potrebbe darci un reddito!
Le dita di Elena si ghiacciarono. Matteo, ignaro del suo stato, tirò fuori dei documenti dalla cartella.
— Ecco, ho già parlato con la banca. Trasferiremo il mutuo a nome di entrambi — il tasso sarà più basso. Sarà più facile pagare.
— Tu… hai già deciso tutto? — la voce di Elena tremava. — Senza neanche chiedermelo?
— Ma dai, non fare la bambina! — intervenne Silvia. — Matteo pensa al vostro futuro. Siete quasi una famiglia!
Antonio e Giulia si scambiarono un’occhiata.
— Scusate, ma l’appartamento è a nome vostro? — chiese Giulia a Matteo.
— Non ancora, ma…
— Allora mi dispiace, ma queste condizioni non ci vanno bene, — tagliò corto Antonio. — Non sapevamo che la proprietaria non fosse al corrente. Arrivederci.
Si alzarono e se ne andarono, lasciando un silenzio imbarazzato.
— Ecco, — sbuffò Silvia. — Li abbiamo fatti scappare! E tutto per la tua scenata, Elena!
— Scenata? — Elena si alzò lentamente. — Non è una scenata. È il mio diritto decidere cosa fare con casa mia.
— Ma sei seria?! — Matteo impallidì. — Avevamo tutto pianificato!
— Tu avevi pianificato. Per entrambi. Senza di me. E non ho intenzione di costruire un futuro con qualcuno che trova normale una cosa del genere.
— Elena, calmati…
— No. Non ci sarà nessun matrimonio.
Uscì dal ristorante senza voltarsi. E non rispose più a nessun messaggio.
A casa, seduta sul davanzale con una tazza di tè caldo tra le mani, pensò solo una cosa:
«Meglio da sola — ma con rispetto per me stessa — che con qualcuno che non lo capisce».