Autunno di Riconciliazione

**L’Autunno del Perdono**

— Dott.ssa Valeria, perché lo fa?! Lasci che sia il dottor Bianchi a operarla! — La voce dell’infermiera Giulia tremava di agitazione. Correva quasi per tenere il passo con la primaria di chirurgia, una delle migliori dell’ospedale.

— Giulia, prepari la sala operatoria. Serve sangue per una trasfusione. E chiama subito Luca, mi serve in sala — rispose Valeria senza rallentare.

Sul lettino del pronto soccorso giaceva una donna sui trent’anni, vestita di nero, con una gamba senza stivaletto. Era svenuta.

— Investita sulle strisce pedonali. L’autista era ubriaco — spiegò rapidamente l’infermiere. — Pressione in calo, sospetta emorragia interna.

— In sala operatoria! Subito! — ordinò Valeria, e due portantini sollevarono immediatamente la barella.

— Vale! Valeria! — gridò una voce alle sue spalle. La riconobbe all’istante. Matteo. Il suo ex marito. Quello che l’aveva lasciata per quella donna.

— È vero? — le afferrò le spalle. — Hanno investito Fabiana?

— Matteo, stiamo facendo il possibile. Ora, però, devi scusarmi, ho un lavoro da fare.

— Tu?! La operi tu?! No, non te lo permetto! Vuoi ucciderla?! — Nella sua voce c’era più paura che rabbia. Valeria fece un cenno a Giulia e le ordinò di fargli un sedativo.

Quando entrò in sala operatoria, i discorsi cessarono all’istante. Sentì gli sguardi. Sentì il giudizio. Ma non esitò.

— Sì, è quella donna. Sì, la opererò io. Perché sono una chirurga. Una delle migliori della città. Se qualcuno pensa che non sia all’altezza, lo dica ora. Altrimenti, lavoriamo. Le salviamo la vita. Chiaro?

L’intervento durò tre ore. Due volte i valori della paziente scesero sotto la soglia critica. Ma Valeria lottò, con tutte le sue forze. E ce la fece. Fabiana era viva.

«Un paio di giorni in terapia intensiva e sarà come nuova» — scrisse a Matteo, che aspettava fuori dalla porta.

— Valeria… Perdonami. Sono un idiota. Ti ringrazierò per sempre! — Le baciava le mani, piangeva, si inginocchiava.

— Basta, Matteo. È tutto passato. Vai a casa. Non può vedere nessuno ora. Ti avviserò se ci saranno novità.

Valeria si preparò un caffè economico e si sedette nel suo ufficio sul vecchio divano, con un cornetto. Per la prima volta in giornata, sentì la fame. Appena chiuse gli occhi, entrò Giulia.

— Lei è un’eroina! Sono senza parole! Ma perché? Perché salvare quella viola? Le ha rovinato la vita…

— Giulia, sono un medico. Una paziente con un’emorragia. Quello che dici… Matteo ed io abbiamo rovinato tutto da soli. Non sono neanche sicura di averlo mai amato veramente.

— Lei è semplicemente una donna straordinaria! — sussurrò Giulia, abbracciandola forte.

Qualche giorno dopo, Fabiana fu dimessa. Matteo arrivò con due mazzi di fiori: rose rosso velluto e delicati fiori di campo.

— Sono per te, Vale. Non ho dimenticato…

— Non era necessario. — Ma li prese comunque.

— Dott.ssa Valeria… Mi perdoni. Grazie per avermi salvato… — Fabiana faticava a guardare negli occhi la donna che aveva tradito.

— Tutto è passato — disse piano Valeria. E soprattutto, lo disse a se stessa.

Il turno era finito. Non aveva voglia di tornare a casa, dove c’erano solo silenzio e vuoto. Valeria decise di passeggiare per il centro storico. Amava quel posto. E il suo gioco: indovinare il lavoro della gente. Se vinceva, il premio era un caffè.

Su una panchina sedeva un uomo. Cappotto, orologio elegante, cartella. Avvocato? Sicuro.

— Scusi… — Valeria non si era accorta di avvicinarsi. — Lei… per caso è un avvocato?

— A colpo sicuro — sorrise lui. — E lei, immagino, è un medico?

— Ma come fa a— Rise, stupita.

— Anzi, una chirurga. E il suo nome è… Valeria?

— Fermo, come…? È un sensitivo?

— No, solo leggo bene. Ha il badge — rise lui. — A proposito, io sono Alessandro.

— Allora mi deve non solo un caffè, ma anche un cornetto! — rise in risposta.

Per la prima volta dopo anni, Valeria rise di cuore. Come se il cuore si fosse ricordato della gioia. L’autunno fuori non contava nulla. La primavera era dentro di lei.

**Lezione del giorno:** Perdonare non è dimenticare. È lasciare andare il peso del passato, per far spazio al futuro.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

18 − six =

Autunno di Riconciliazione