**Tradimento e Destino: Una Famiglia in Frantumi**
— Ormai è tardi per discutere. Dobbiamo decidere cosa fare. Dovremo pagare l’università di Lisa, almeno il primo anno. È intelligente, recupererà e passerà al corso gratuito — disse Elena, stanca, fissando il marito.
Alessandro alzò le spalle, come se la conversazione non lo riguardasse.
— Ale, mi stai ascoltando?
— Sì — borbottò, senza staccare gli occhi dal telefono.
— Allora dobbiamo vendere la moto. Un mio collega era interessato. Con quei soldi pagheremo gli studi di Lisa.
— No, Elena. La moto non si vende — tagliò corto Alessandro, lasciandola di stucco.
— E perché no?
La risposta fu un pugno nello stomaco.
Elena aveva sempre creduto che la famiglia fosse una fortezza, costruita su fiducia e compromessi. Con Alessandro avevano passato ventitré anni insieme, superato difficoltà, comprato una casa alle porte di Firenze, cresciuto una figlia. Ma ultimamente tutto era cambiato. Alessandro era diventato irritabile, chiuso. Elena pensava fosse per la morte di suo fratello Gianni, al quale era molto legato.
Gianni aveva lasciato la moglie, Silvia, e il figlio Luca. Elena e Alessandro li avevano aiutati, spesso a loro spese. Ma questa volta era troppo.
— Ho promesso la moto a Luca — disse Alessandro.
— Aspetta… Come hai potuto? Avevamo deciso di venderla per Lisa! — Elena sentì il sangue salirle alla testa.
— Io non ho promesso nulla a nessuno — fece lui, scrollando le spalle.
— Ne abbiamo parlato in famiglia quando Lisa finiva il liceo! Ha scelto una facoltà difficile, con voti altissimi!
— Allora non sapevo che Gianni sarebbe morto e Luca sarebbe rimasto senza padre. Ha bisogno di sostegno.
— E tua figlia no?! — Elena cercava di farlo ragionare, ma lui fissava il pavimento, muto.
Pensando che avesse ceduto, si mise a occuparsi delle pratiche per l’università di Lisa. I giorni passarono tra scartoffie e telefonate.
Quella sera, mentre preparava la cena, il telefono squillò. Sul display, il numero di Silvia.
— Elena, grazie mille per il regalo! — la voce della vedova era piena di gioia.
— Quale regalo? — si confuse Elena.
— La moto! Ale l’ha regalata a Luca. Devi vedere com’è felice! Sognava una moto da sempre, Gianni gliel’aveva promessa per i diciotto anni. Ma dopo la sua morte… con che soldi? Ale ha esaudito il suo sogno! Grazie!
Il cuore di Elena si strinse.
— Vuoi dire che la nostra moto è da voi?
— Sì, Elena. Ale l’ha regalata a Luca. Non lo sapevi?
Elena rimase muta, incapace di parlare. Quella moto l’avevano comprata tre anni prima con i loro risparmi. Aveva accettato a una condizione: se fossero serviti soldi per Lisa, l’avrebbero venduta.
Le tornò in mente una recente conversazione con la figlia:
— Mamma, ho controllato tutto, dobbiamo pagare l’anticipo.
— Certo, Lisa, io e tuo padre abbiamo deciso. Domani viene il compratore a vedere la moto…
Ora quelle parole suonavano come una beffa.
— Va bene, so che sei occupata — disse Silvia, riattaccando.
Quando Alessandro entrò in casa, Elena era seduta sul divano, stringendo il telefono.
— Ale, mi ha chiamato Silvia. È vero? Hai dato la moto a Luca?!
Lui si bloccò, poi annuì a malincuore.
— Sì. E allora?
— “E allora”? Hai regalato la nostra moto senza chiedermelo? Di nascosto?!
— Elena, basta. È la mia moto.
— Nostra, Alessandro! L’abbiamo comprata insieme, con la promessa di venderla per Lisa!
— Ma smettila con questa storia dell’università! — sbottò lui. — Non capisci? Io non ho un figlio. Tu mi hai dato solo una femmina. Luca è un vero uomo. Ho promesso a Gianni di occuparmi di lui come fosse mio.
— Sul serio?! — la voce di Elena tremò. — Lisa non è tua figlia? Non è tua sangue?
Dall’ingresso si sentirono passi. Lisa era sulla porta, pallida, gli occhi pieni di lacrime.
— Potevi aiutare me, ma hai scelto tuo nipote? — la sua voce tremava.
— L’università non è tutto — borbottò Alessandro. — Passa al corso gratuito, cambia facoltà. Che differenza fa? A Luca la moto nessuno gliela regala.
— Per te non sono nulla — sussurrò Lisa, girandosi e sbattendo la porta della sua camera.
— Guarda cosa hai combinato! — Elena tratteneva a stento la rabbia.
— Elena, sono stanco. Sei sempre scontenta. Io ho perso un fratello, Luca un padre. Non lo capisci?
— E tu, a quanto pare, hai perso una figlia — rispose gelida.
Negli ultimi mesi, Elena aveva notato che Alessandro si allontanava. Rimaneva al lavoro più del necessario, era evasivo, andava spesso da Silvia.
— La sto solo aiutando, è sola — diceva. — Luca mi ha chiesto aiuto con la moto, studia da meccanico, ama i motori.
Anche Elena aveva sostenuto Silvia: aveva sistemato le carte dopo la morte di Gianni, l’aveva accompagnata in Comune, organizzato il funerale. Credeva che Alessandro apprezzasse, ma lui la accusava di freddezza ogni volta che si lamentava della sua attenzione per il nipote.
Silvia, invece, accoglieva sempre Alessandro. Preparava la cena, lo coccolava, parlava di Gianni. A casa sua, Alessandro si sentiva importante, a differenza della sua, dove lo aspettavano solo rimproveri.
— Sai che per me sei sempre stato più importante di Elena — gli aveva detto Silvia una volta, guardandolo negli occhi.
Alessandro non aveva risposto, ma quelle parole lo avevano scosso.
— Lei è sempre insoddisfatta di te, Ale. Io ti capisco. Abbiamo entrambi perso Gianni, per Elena è una sciocchezza.
Esitò a lungo, ma una notte rimase da Silvia, mentendo a Elena sulla tubatura rotta. Lei ci aveva creduto.
La verità venne fuori per caso. Elena vide i messaggi sul telefono del marito — parole che non si scrivono a una parente. Silvia era diventata più importante della moglie. Tutto aveva senso: il suo comportamento strano, la distanza, le bugie. Non era un dovere verso il fratello. Era un tradimento.
— Vattene, Ale. Non posso accettarlo. E neanche perdonarlo — disse Elena, preparandogli la valigia. Non lo guardò: le faceva schifo.
Alessandro se ne andò. Decisero di non dire la verità a Lisa, anche se era adulta. Elena sperava che la relazione con Silvia non sarebbe durata e che la figlia non avrebbe perdonato quel colpo.
Le illusioni di Silvia svanirono in fretta. All’inizio tutto sembrava perfetto: Alessandro era lì, cenavano insieme, facevano progetti, fingendo che lui non avesse una famiglia. Silvia ignorava Elena e Lisa, convinta che Alessandro avrebbe sostituito Gianni. Era così simile al marito defunto che a volte lo chiamava per nome.
Ma la realtà fu crudele.
— Non tieni neanche la forchetta come Gianni — commentò Silvia a cena, quando Alessandro fece cadere del cibo.
Lui tacque.
— Gianni non lasciava mai le cose in disordine.
— Gianni aggiustava tutto da solo, tu chiami subito l’idraulico.
— Gianni sapeva quali fiori preferisco…
Alessandro serrò i pugni. I paragoni col fratello erano pugnalateAlessandro capì troppo tardi che, tra due donne che lo volevano solo come copia di un altro uomo, non c’era più posto per lui.