Suocera prende tutto, persino il bollitore! Storie di vita drammatiche

Nella bella cittadina di Montepulciano, tra le colline toscane dove il sole accarezza le vigne, Giulia e suo marito Luca cercavano di costruirsi una vita serena. Ma l’ombra della suocera, signora Rosetta, pesava sulla loro famiglia come una nuvola di temporale.

«Che bel bollitore avete! Sarebbe perfetto per casa mia», commentò Rosetta con un sorriso dolce, fissando il figlio con quello sguardo che faceva raggelare Luca.

«Mamma, l’abbiamo scelto per la nostra cucina, stona col tuo arredamento», provò a scherzare Luca, ma sapeva già che il bollitore sarebbe finito a casa di sua madre.

La signora Rosetta era una donna abituata a ottenere sempre ciò che voleva. Un nuovo frullatore, una caffettiera di design, persino le tende—bastava che dicesse «mi piace» e Luca, il figlio devoto, glielo portava subito.

«Tu puoi comprartene un altro, figliolo, io sono in pensione, non posso permettermelo. Ho sacrificato tutto per te, tutta la vita lavorata per te! Tu mi vuoi bene, vero? Io ti adoro!» Rosetta aveva un modo di parlare che lasciava senza fiato. Le sue parole, dolci come il miele ma velenose, entravano nel cuore di Luca, che alla fine cedeva.

Lui non discuteva mai con sua madre. Se poi gli oggetti regalati rimanevano inutilizzati, si consolava: «Magari un giorno le serviranno». Come poteva dire di no a una donna che gli ricordava continuamente i suoi sacrifici?

Luca era cresciuto in una famiglia dove la madre era l’autorità assoluta. Non essendo riuscito a entrare all’università con una borsa di studio, Rosetta lo iscrisse a Economia in un ateneo privato.

«È un percorso sicuro, figlio mio! Farai tanti soldi, come tutte le persone serie», ripeteva.

Ma già al primo anno, Luca capì che l’economia non faceva per lui. Sognava il design, la creatività, ma quando chiamò la madre per parlarne, la risposta fu netta:

«Ho già pagato tre semestri! Perché non ci hai pensato prima? Mi faccio in quattro per te, e tu fai i capricci? Finisci gli studi, poi farai lo stage dalla zia Carla, ho già organizzato tutto.»

Zia Carla, amica di sua madre, dirigeva un reparto in un’azienda locale. Dopo le lezioni, Luca correva da lei, ascoltando chiacchiere infinite e raramente istruzioni di lavoro.

«Mamma, non voglio più andarci, non è la mia strada», si decise a dirle dopo sei mesi.

Ma in quel periodo, nella sua vita era entrata Giulia. Una ragazza del corso accanto lo aveva conquistato con la sua allegria e i suoi sogni. Iniziarono a uscire, e Giulia amava passeggiare tra le vie acciottolate, prendere un gelato in piazza, sorseggiare un caffè in qualche bar. Luca, perso nella passione, saltò lo stage, si addormentava a lezione, e zia Carla non tardò a lamentarsi con Rosetta.

«Io mi spacco la schiena per te, e tu come mi ripaghi? Rischi di essere bocciato, trascuri lo studio, e poi esci con quella ragazzina!» urlò la madre. «Ho parlato con l’azienda, lavorerai part-time e mi darai i soldi. Hai visto i prezzi al supermercato? Niente più divertimenti!»

Luca annuì in silenzio. Teneva qualche spicciolo per le uscite con Giulia, il resto andava a sua madre. Rosetta, intanto, sospirava:

«È ora che ti mantieni da solo. Io devo pensare a me, la pensione è alle porte, la salute vacilla. Non vuoi che tua madre se ne vada troppo presto, vero? Tu mi vuoi bene, lo so.»

Dopo la laurea, Rosetta fece ai giovani un regalo inaspettato. Consegnò loro le chiavi di un appartamento con un sorriso trionfante:

«Ecco, ora potete vivere la vostra vita!»

Giulia non credeva ai suoi occhi, Luca abbracciò la madre definendola «la migliore».

«Ho messo da parte tutto per voi, tutto per voi», dichiarò con orgoglio la suocera.

Ma l’appartamento era un monolocale con un arredamento vecchio. Giulia, però, non si perse d’animo:

«Lo sistemeremo, lo renderemo accogliente!»

Ma la gioia durò poco. Rosetta viveva nel palazzo accanto e cominciò a chiedere a Giulia di «andarle a fare la spesa», «pulire il forno» o «riordinare la cantina». Giulia, pur stanca dopo il lavoro, accettava. Ma l’ultima richiesta la lasciò di stucco.

«Mi serve un divano nuovo in soggiorno, quello vecchio lo possiamo smontare, così non spendi nulla. Che fortuna avere una nuora come te, Giulia, sei piena di risorse», disse Rosetta sorridendo.

«Non è un problema, ma io e Luca abbiamo già dei piani per il weekend. Vengo da te ogni sera comunque», provò a replicare Giulia.

«Cioè? Ho cresciuto mio figlio, vi ho comprato una casa, e tu ti lamenti per una sciocchezza?» la suocera passò al contrattacco.

Dopo quell’episodio, Rosetta smise di chiedere aiuto. Giulia tirò un sospiro di sollievo, sperando che le cose migliorassero. Ma poco dopo, Luca la sconcertò:

«Dobbiamo mandare mamma in una clinica termale, i pacchetti costano tanto. Tu hai un buon stipendio, possiamo contribuire? Ti faccio un bonifico», annunciò.

Giulia capì all’improvviso perché fosse sempre lei a pagare la spesa, la benzina e le bollette. Pensava che Luca stesse risparmiando per una macchina o una vacanza, ma invece tutto finiva a sua madre.

«Non è vero! Lei ci ha regalato la casa, praticamente senza mutuo», ribatté Luca quando Giulia sollevò il problema.

«Forse era meglio il mutuo! Lo pagheremmo in qualche anno, ma a tua madre dovrai pagare per tutta la vita?» propose Giulia.

Ma Luca non voleva ascoltare. Giulia sentiva che la loro famiglia stava crollando sotto il peso della suocera.

Quando Rosetta venne in visita e si portò via il nuovissimo bollitore che la coppia aveva scelto con tanta cura, Giulia esplose.

«E ora come facciamo a farci il tè?» sbottò.

«Ti porto quello vecchio dall’ufficio, ne compreremo un altro. Dovevo forse dire di no a mamma?» rispose Luca.

«E se le piacesse il nostro letto, glielo regaleresti? O la tv?» Giulia era al limite.

«Ma tu vivi in una casa che è sua, questo non conta?» controbatté Luca.

«Dovremo inchinarci per sempre per questo monolocale? Basta!» Giulia decise di affrontare Rosetta di persona.

Entrando in casa della suocera, rimase sbalordita: scatoloni di elettrodomestici nuovi, borse piene di vestiti costosi, avanzi di ristoranti stellati.

«Signora Rosetta, quando avremo un figlio, dovrò mantenerlo da sola? Smettetela di succhiarci i soldi! Non usate nemmeno queste cose!» esclamò, indicando le mille spese.

«Quando lo avrete, ne parleremo. Ma quello che faccio non è affar tuo! Luca è mio figlio, mi dava lo stipendio da sempre. Se non ti va, vattene!» tagliò corto Rosetta.

«E vostro figlio non ha dei desideri? Non va a pescare, non compra una macchina perché voi leccate tutto!» Giulia non si arrendeva.”E quando Giulia minacciò di lasciarlo se non metteva fine a quel giogo, Luca finalmente aprì gli occhi e scelse la sua felicità.”

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