Riempirò la tua anima d’amore.

**Riempirò la tua anima d’amore**

Chi l’avrebbe mai detto che due amiche inseparabili dall’infanzia si sarebbero ritrovate divise dal rancore, dal dolore e dal silenzio. A Sant’Andrea, un paese dove le case si allineano in due file e tutti si conoscono, la gente mormorava:

— Avete sentito? Giulia e Ludovica non si parlano più. Eppure prima erano come due gocce d’acqua, sempre insieme… Ora sembrano estranee.

La verità era che quel silenzio tra Giulia e Ludovica non era nato per caso. Le radici di quel gelo affondavano nella giovinezza dei loro figli. Antonia, figlia di Giulia, e Antonio, figlio di Ludovica, erano amici fin dalla culla. Insieme andavano a scuola, al fiume, cercavano funghi, pescavano, costruivano capanne e sognavano il futuro.

Antonia era un uragano: vivace, testarda, sempre pronta all’avventura. Antonio, invece, era calmo, riflessivo, con un sorriso dolce e uno sguardo che diceva più di mille parole. Lei lo trascinava, lui la seguiva. Era sempre stato così.

Le loro madri, Giulia e Ludovica, erano altrettanto inseparabili. Vicine di casa, entravano l’una dall’altra senza bussare. La loro amicizia risaliva ai genitori, e si erano sposate quasi nello stesso periodo—con uomini che, col tempo, si rivelarono tutt’altro che affidabili.

Giulia divorziò per prima. Un livido sotto l’occhio e uno sguardo spaventato dicevano tutto. Suo marito era violento e lei lo cacciò senza una parola. Ludovica la sostenne, anche se soffriva a sua volta: suo marito aveva cominciato a dubitare che Antonio fosse suo figlio. In un accesso d’ira, aveva persino afferrato un coltello.

— Mio figlio non sarebbe il suo, capisci? — rise amara Ludovica. — Come se fossi capace di chissà cosa… Io sono stata sempre solo con lui.

Entrambe rimasero sole. Con i figli. Ma resistettero.

Antonio, finita la scuola, diventò autista, mentre Antonia partì per la città per l’università. Lui partì presto per il servizio militare. Lei venne a salutarlo. Per tre giorni non si lasciarono.

Poi iniziò la vita a distanza. Antonia all’inizio tornava ogni settimana—con regali, con notizie. Passava da Ludovica per raccontarle quello che Antonio scriveva, come andava il servizio. Poi sempre meno… Dopo marzo, sparì del tutto.

— Perché Antonia non si fa più vedere? — chiese Ludovica a Giulia.

— È occupata. Esami. L’università.

Ma Ludovica sentiva che c’era qualcosa di strano. L’amica si era chiusa in sé, gli occhi spenti. Poi, improvvisamente, Giulia partì per la città—«a trovare Antonia».

Tornò ancora più silenziosa di prima.

— Su, dimmi tutto, — irruppe Ludovica quella sera. — Cosa succede?

Giulia sospirò:

— E va bene… Antonia si è sposata. Aspetta un bambino.

Il mondo crollò. Ludovica uscì di casa come una furia. Quella stessa notte scrisse ad Antonio in caserma. Poi solo dolore, silenzio, freddo.

Dopo il militare, Antonio non tornò a casa. Andò al nord con un commilitone, a lavorare su una piattaforma petrolifera, logorandosi nel lavoro. Solo così riusciva a dimenticare. In tre anni, tornò solo per aiutare la madre. Antonia sembrava sparita. Mai più vista al paese, né col marito, né col figlio.

Poi… un mattino, la postina portò a Ludovica un messaggio:

— Giulia è ammalata. Ti chiede di andare da lei. Dice che è importante.

— Non ci parliamo, — tagliò corto Ludovica.

— Ma insiste proprio.

E Ludovica andò. Entrò e trovò Giulia sul divano, sotto una coperta, con pastiglie e un bicchiere d’acqua accanto.

— E allora, cos’hai?

— Tutto quello che ho tenuto dentro, credo…

Stettero in silenzio a lungo, poi Giulia prese la mano dell’amica e sussurrò:

— Perdonami, Ludovica. Devo dirti una cosa…

E le raccontò. Tutto.

Un’ora dopo, Ludovica uscì di corsa, afferrò il telefono:

— Tonino, torna a casa. Sto male… Molto male. Vieni subito.

Antonio arrivò due giorni dopo. E rimase stupito: la madre era vivace, affaccendata, rideva.

— Mamma, stai davvero male?

— No, figliolo… Sono solo felice di averti qui.

— Vado un po’ al fiume, va bene? Mi mancava.

Stava lì, sull’acqua, a guardare la corrente—e vedeva Antonia nei suoi pensieri. Il suo sorriso, i suoi occhi… Un dolore che non finiva mai.

— Ciao, Antonio, — sentì una voce dietro di sé.

Si voltò: era lei. Antonia. E accanto, un bambino. Tre anni, riccioli, e i suoi occhi. Il suo stesso sguardo.

— Questo è… — balbettò.

— Tuo figlio, — disse lei, calma. — Questo è Sandrino. Sandrino, questo è tuo papà.

— Ma… come… Perché?

— Non c’è mai stato un marito. Quello che ti hanno raccontato era una bugia. Mia madre non voleva che disonorassi la famiglia. Mi proibì di tornare qui. E la tua disse che ti eri sposato.

— Io? Mai. Non ho mai avuto nessuno.

— Neanch’io ci ho creduto. Fino a quando mia madre non si è ammalata. Ha smesso di mangiare, di parlare. Poi ha pianto. Mi ha raccontato tutto. Chiedeva perdono. Non sapeva nemmeno che eri tu il padre. E ora… ora vuole che tu lo sappia: questo è tuo figlio.

Antonio tacque. Poi si inginocchiò lentamente e abbracciò il bambino. Le lacrime, finalmente libere.

— Perdonami… Per tutto. Credevo di averti perso per sempre.

— Ora sono qui. E Sandrino è qui. Ti abbiamo aspettato, Tonino. Per tutta questa vita.

— Riempimi l’anima d’amore, Antonia… Ti prego…

— Già lo faccio, — sussurrò, stringendosi a lui. — Vivremmo. Insieme.

E camminarono, lungo il fiume, verso la casa dove li aspettavano due donne legate da qualcosa di più forte del rancore. Aspettavano una riconciliazione, un nuovo inizio. E una felicità arrivata tardi, ma finalmente vera.

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