Il Prezzo della Beffa

**La Rivincita dello Scherzo**

Quindici anni insieme. Una famiglia normale di Firenze: Massimo e Giulia, con i loro due figli, Matteo e Sofia. Uniti, generosi, con legami solidi e una reputazione invidiabile tra gli amici. Tutti li definivano la coppia perfetta. Vivevano in armonia, senza litigi eclatanti, con rispetto e affetto. Pareva che la felicità avesse fatto da sempre casa loro.

Massimo era un burlone nato, un amante degli scherzi. Ma non quelli innocui, bensì quelli che ti facevano rizzare i capelli in testa.

Poteva avvolgere un pezzo di plastilina nella carta di una caramella, identica per colore e forma. O riempire i biscotti con il dentifricio. Gli piaceva versare la salsa di soia in una bottiglia di aranciata, fingendo fosse una bevanda gasata. Una volta, al posto della crema nei dolci, aveva messo argilla. Lui rideva fino alle lacrime, gli altri… non sempre.

«Massì, ti prego», ripeteva spesso Giulia. «Non oggi. L’anniversario sia sereno, senza le tue buffonate.»

«Promesso, neanche uno scherzo, solo festa», giurò lui, il giorno delle nozze di cristallo.

La casa si preparava per gli ospiti. Giulia cucinava, i figli decoravano il salotto. A Massimo diedero una lunga lista della spesa, e lui partì per il supermercato. Tornò due ore dopo, ma davanti a casa lo aspettava la prima sorpresa: qualcuno aveva parcheggiato al suo posto.

Brontolando, lasciò un biglietto al “trasgressore” e parcheggiò in cortile. Le buste erano pesanti, ma aveva fretta: senza quegli ingredienti, il pranzo non sarebbe stato completo.

Salì le scale. Inserì la chiave, ma non girava. Un sudore freddo lo pervase. Il campanello suonò con una voce sconosciuta, diversa dal solito trillo. La porta si aprì, e…

Davanti a lui, una donna sconosciuta in accappatoio e bigodini.

«Finalmente! Abbiamo chiamato il supermercato tre volte! Dov’è la spesa?» disse seccata.

Massimo rimase pietrificato.

Poi apparve il marito della donna, un uomo robusto e bonario di nome Enzo.

«Mara, sarà il fattorino.»

«Quanto le dobbiamo? Dov’è lo scontrino?» Mara frugò tra le buste.

«Scusate…» La voce di Massimo tremò. «Ma questa è casa mia. Via delle Rose, 12, interno 17?»

«Sì, esatto. L’abbiamo comprata cinque anni fa da una signora con due figli. Si chiamava Giulia, mi pare, e i bambini Matteo e Sofia.»

Massimo lasciò quasi cadere i sacchetti. Il cuore gli si strinse. Tirò fuori la carta d’identità, mostrò la residenza. Tutto corretto: appartamento 17.

«Entri, si guardi pure», propose Mara.

Oltrepassò la soglia… e si ritrovò in un posto sconosciuto. Mobili diversi, pareti ridipinte. Niente di familiare. La testa gli girò. Crollò su una sedia. Arrivarono i figli di Mara, più o meno dell’età dei suoi. Risate, voci, confusione. Sembrava un incubo.

Prese il telefono. Chiamò Giulia.

«Giulia… che succede? Dove sei? Perché ci sono estranei a casa nostra?»

«Giulietta, vieni?» una voce maschile in sottofondo.

«Arrivo, amore!» rispose lei allegra. Poi, al telefono: «Chi parla?»

«Sono io, Massimo!»

«Chi? Massi? Ma scherzi? Cinque anni di silenzio, e ora ti fai vivo?»

«Cinque anni?! Sono uscito due ore per la spesa!»

«Te ne andasti il giorno dell’anniversario e sparisti. Non una parola. Ho venduto casa, non ce la facevo da sola. I ragazzi sono cresciuti. Ho un’altra vita. Sono sposata. Viviamo nella villa di mio marito…»

«Aspetta! Ma che dici?!» Le lacrime lo soffocavano. «È uno scherzo? Un’allucinazione?»

«No, Massi. Tu ci hai presi in giro per anni. Oggi hai assaggiato la tua stessa medicina…»

E allora… nella casa entrarono i figli, Giulia, i vicini, gli amici. Ridevano e applaudivano.

«Sorpresa!» gridarono all’unisono.

Le ginocchia di Massimo cedettero. Guardò la stanza: volti conosciuti. Una messa in scena perfetta.

«Era uno scherzo», disse Giulia. «L’abbiamo preparato per mesi. Volevamo che capissi come ci si sente.»

«Siete… pazzi…» mormorò, cercando a tentoni la valeriana.

«Ti presento Enzo e Mara. Attori del teatro comunale. Hanno recitato divinamente.»

«E il campanello? La serratura?»

«Enzo è un artigiano. Ha cambiato tutto, seguendo il copione.»

«E la voce al telefono?»

«Mio fratello Paolo. Si è coperto la bocca con un fazzoletto per non farsi riconoscere.»

Massimo cadde sul letto, e Giulia gli porse gentilmente un bicchiere d’acqua.

«Mamma», sussurrò Matteo, «forse siamo andati troppo oltre?»

«Spero che ora capisca com’è essere presi in giro. Penso che gli scherzi siano finiti.»

E lui, infatti, capì. Per sempre.

**Lezione imparata:** a volte, ridere degli altri è facile. Fino a quando non tocca a te.

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