Le lacrime riservate degli uomini

– Dove vai tutto elegante così? – chiese il vicino, vedendo Gabriele in un completo impeccabile e cravatta.

– Al diploma di mio figlio – rispose lui.

– Accidenti! Come volano i figli degli altri…

– I propri anche – sorrise Gabriele.

– Già… Allora, presto sarai libero dagli alimenti?

Gabriele lo fissò con un’occhiata che fece rabbrividire il vicino:

– Che c’entra?

– Come, che c’entra? Non ti sei stancato di dare soldi all’ex?

– No, non mi sono stancato – sbottò Gabriele e, lasciando il vicino perplesso, se n’andò.

A poco a poco, il buon umore tornò. I ricordi lo travolsero…

***

Quel giorno, quando la sua vita cambiò per sempre, Gabriele era in preda all’apatia.

Libero, guadagnava più di molti, viveva in un bell’appartamento, circondato dall’attenzione delle donne, il lavoro andava a gonfie vele. E allora perché si sentiva così vuoto? Niente lo rendeva felice. Niente aveva più senso.

Uscendo dall’ufficio, Gabriele capì che stava per piovere. Il cielo era coperto, il vento si era alzato.

Chiamò un taxi: l’ultima cosa che voleva era bagnarsi.

La macchina, per sua sfortuna, era dal meccanico, e Gabriele non aveva mai posseduto un ombrello in vita sua.

Si lasciò cadere sul sedile posteriore, sprofondando nel vuoto interiore.

L’autista parlava, cercando di impressionare il cliente benestante, mentre alla radio suonava una canzone malinconica…

Gabriele odiava quella musica…

Ma all’improvviso, udì parole che lo riportarono di colpo alla realtà.

Vivevo senza pensieri, senza cure,
il sangue ribolliva come vino.
Il suo amore sembrava eterno, puro,
e io non pensavo a altro destino.
Ma giorno dopo giorno l’ho ferita,
senza capire quel che facevo,
e persi il suo amore, la sua vita,
nei giorni in cui l’amore ancora avevo…

Un dolore acuto lo trafisse. Gabriele capì all’improvviso da dove veniva.

Sofia…

Sofietta…

Maria Sofia…

Così la chiamava in diversi momenti della vita.

La loro storia d’amore al liceo era finita in matrimonio. Nessuno credeva che la bella Maria Sofia Venturi avrebbe sposato il teppista più famoso della scuola, Gabriele Conti.

Ma lui ci aveva sempre creduto. Lo sapeva. Senza di lei, non poteva vivere…

Per lei aveva studiato, per lei si era fatto strada nella vita, per lei era diventato chi era.

E lei…

Lei era sempre stata al suo fianco. Lo amava. Si prendeva cura di lui. Lo ispirava.

Gli aveva dato due figli.

Sempre calma, premurosa, bellissima.

Mai un rimprovero, mai una lamentela.

Era sempre felice, sempre contenta.

E a un certo punto, Gabriele aveva creduto che sarebbe stato così per sempre. Che era la normalità. Che lei non se ne sarebbe mai andata. Avrebbe capito, perdonato, accettato tutto.

E Gabriele aveva perso il controllo. Con i soldi erano arrivati gli amici, le ragazze, le feste fino all’alba…

Maria Sofia taceva. Non faceva domande. Accettava tutto senza protestare…

Cresceva i loro figli…

Lui non si giustificava, non chiedeva scusa, non aiutava.

Provvedeva.

Pensava che bastasse per renderla felice.

Si sbagliava.

Un giorno, tutto finì con una frase di sua moglie:

– Gabriele, non ti amo più.

– Ma dai! – si confuse lui – sei solo stanca. Andiamo a cena…

Lei mise i piatti in tavola. E con fermezza disse:

– Non hai capito. Dobbiamo divorziare. Non posso più stare con te.

– E i figli ci hai pensato?! – urlò Gabriele, rabbrividendo dentro per la banalità di quelle parole.

– Certo. Devono vivere nell’amore… non in un matrimonio…

– E allora vattene! – ruggì Gabriele, afferrò la giacca e se ne andò.

Per tre giorni sparì. Pensava che lei lo avrebbe cercato, chiamato.

Maria Sofia rimase in silenzio.

Tornò a casa e trovò in corridoio le valigie con le sue cose. Le sue e dei bambini…

– Cosa stai facendo? – chiese.

– Preparo le valigie – rispose lei tranquilla.

– Perché?

Lei lo guardò stupita.

– Smettila – si contorse Gabriele – non serve… Me ne vado io…

E se ne andò.

Lasciò tutto a lei e ai figli.

Nel suo mondo, non poteva essere altrimenti.

Dopo il divorzio, Maria Sofia rimase sola per anni. Lui lo sapeva. Così tornava quando voleva, portava regali ai bambini, pretendeva rispetto. Credeva di averne il diritto.

Poi, un giorno, Maria Sofia si risposò.

Gabriele andò su tutte le furie. Come osava? Lei! La madre dei suoi figli! Doveva baciargli i piedi per quello che le aveva lasciato, per gli alimenti che pagava, per l’aiuto extra!

E iniziò a tormentare l’ex moglie.

Soprattutto quando beveva.

Sì, lo faceva spesso, ormai.

Chiamava, mandava messaggi pieni di insulti…

A volte minacciava…

Maria Sofia non reagiva. Finché, a un certo punto, lo bloccò ovunque.

Allora iniziò ad aspettarla per strada…

Da sobrio, Gabriele si rimproverava per non aver controllato la rabbia, per aver fatto cose che mai avrebbe fatto lucido…

Ma per quanto si tormentasse, non chiese mai scusa a Maria Sofia. Non poteva guardarla negli occhi…

Col tempo, la sua vita divenne odio. Verso se stesso, verso di lei, verso il mondo intero…

Perse la capacità di sentire, di gioire.

Tutto gli faceva schifo…

***

E ora, quella canzone…

– Chi canta? – chiese Gabriele con voce roca.

– Ma come, compare?! È Toto Cutugno! Non l’hai mai sentita?

Gabriele non rispose. Un minuto dopo ordinò:

– Gira! Subito! Veloce! – e diede l’indirizzo.

Passando davanti a un supermercato, vide una vecchietta con un secchio di peonie. Le preferite di Maria Sofia…

Fermò il taxi, saltò fuori. Prese tutti i fiori, mise in mano alla donna spaventata una manciata di euro…

Ed eccolo lì, davanti alla porta…

Il cuore gli batteva così forte da sembrare sul punto di esplodere!

Emozioni dimenticate lo travolgevano.

Si sentiva di nuovo vivo…

Sì! Solo così!

Gabriele suonò il campanello…

La porta si aprì. Maria Sofia lo vide, prima sconvolta, poi spaventata. Infine, vedendo l’ex teppista che amava così tanto, agitarsi goffamente, sorrise. Capì che Gabriele non era lì per litigare…

– Entra – fece un passo indietro.

Gabriele entrò. Le porse i fiori:

– Sono per te. So che ti piacciono…

– Grazie – Maria Sofia nascose il viso tra i petali, respirandone il profumo.

– Mari, chi c’è? – dalla cucina uscì il nuovo marito, con un grembiule buffo dei cartoni animati.

Vedendo Gabriele, l’uomo si irrigidì. Il sorriso svanì. Gli incontri passati finivano sempre male.

– Maria – sussurròE quella sera, mentre festeggiavano insieme il traguardo del figlio, Gabriele sentì finalmente che quel frammento di felicità perduta gli apparteneva ancora, anche se solo come ricordo.

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