Il promesso sposo si sente marito, dà le chiavi alla sorella della sposa e lei decide di cacciarla dalla camera da letto.

**Lunedì, 15 Ottobre**

“E tu chi sei?” chiese una voce maschile bassa dalla camera da letto mentre Giovanna apriva la porta di casa sua.
“Domanda mia, direi,” rispose, gelida. “Cosa ci fate nella mia stanza?”
Nell’ingresso apparve una bionda in un accappatoio di seta, con un sorriso di superiorità.
“Ah, eccoti! Allora sei tu Giovanna,” disse ridacchiando. “Luca mi ha parlato tanto di te. Sono Sofia, sua sorella.”

Dopo una giornata di lavoro estenuante, Giovanna sognava solo un bagno caldo. Invece, si ritrovò la cognata in casa.
“Luca è il mio fidanzato, non mio marito,” precisò. “E non mi risulta che avessimo concordato la tua visita.”
Da dietro la bionda spuntò un ragazzo imbarazzato.
“Siamo qui in vacanza con Marco,” lo interruppe Sofia. “Mio fratello ci ha detto che potevamo stare da voi una settimana.”

Giovanna entrò in cucina e trovò il caos: piatti sporchi, confezioni vuote di cibo.
“Chissà quando Luca ha avuto tempo di dirtelo. Stamattina non ha accennato a ospiti.”
“Mamma mia, che serietà!” Sofia prese una bottiglia di vino dal frigo. “Luca mi ha dato le chiavi un mese fa. Pensavo ne aveste parlato, ma se no, pazienza.”
“Non ne abbiamo parlato. E perché siete nella nostra camera, non in quella degli ospiti?”
Sofia si strinse nelle spalle. “Quella è minuscola, e il vostro letto è enorme. Luca ha detto che vi sareste accontentati del divano-letto.”

Le tornò in mente la serata in cui aveva conosciuto la famiglia di Luca: sua madre e sua sorella l’avevano guardata dall’alto in basso.
“Mi spiace deluderti, ma questa è casa mia, la mia camera, il mio letto,” disse con fermezza. “Luca vive qui perché gliel’ho permesso io.”
“Capisco. I pettegolezzi erano veri,” rise Sofia. “Mamma dice che tieni Luca al guinzaglio.”
“Ascolta, sono stanca. Potete restare stanotte nella camera degli ospiti. Ma la nostra camera va liberata.”
“Aspetteremo Luca. Sono sicura che ti spiegherà quanto sia maleducato impormi condizioni,” sbuffò Sofia.

Quando Luca arrivò, sua sorella corse subito da lui:
“Luchino! La tua fidanzata vuole cacciarci dalla camera!”
“Gio, che succede?” chiese lui, confuso.
“Perché hai dato le chiavi di casa mia a tua sorella?” replicò lei, calma.
“*Nostra* casa, Giovanna. Io vivo qui, ricordi?”
“Sì, per mia concessione. Ma questo non ti dà il diritto di distribuire chiavi senza chiedermi.”

In balcone, Luca iniziò con tono accusatorio:
“Che ti prende? È mia sorella! Avevo promesso che sarebbero potuti stare da noi.”
“E quindi hanno deciso di prendersi la nostra camera?”
“Che differenza fa? Il letto è più grande. Possiamo dormire sul divano due notti.”
“Il punto è che hai dato le chiavi di casa mia senza dirmelo.”
“Marco non è uno sconosciuto! È il ragazzo di Sofia!”
“Non l’ho mai visto prima! E tua sorella la conosco appena.”
“Quindi hai già deciso che la mia famiglia non ti piace?”
Dentro, Sofia stava già telefono alla madre: “Questa arrogante cerca di cacciarci! Luca le sta mettendo la testa a posto.”

“Gio, siamo ragionevoli,” insistette Luca. “È solo una settimana. Se vogliamo sposarci, devi imparare ad assecondarmi.”
La lasciò sul balcone e rientrò, ignorandola completamente. Giovanna lo vide ridere con Sofia, come se nulla fosse.

A quel punto, qualcosa dentro di lei si spezzò. Due anni di relazioni, compromessi, sostegno—tutto le passò davanti agli occhi.
“Fuori di casa mia,” disse, bassa e ferma.
I tre la fissarono, sbalorditi.
“*Cosa?!*” ribatté Luca.
“Ho detto: fuori. Tutti e tre.”
“Luca, sistema questa pazza,” rise Sofia.
Ma Giovanna era già diretta in camera. Afferrò la valigia di Sofia e la trascinò verso l’ingresso, lanciando vestiti, trucchi e scarpe dietro di sé.
“Ma che fai?!” urlò Sofia.
Giovanna spalancò la porta e spinse la valigia sulle scale.

“Sei impazzita!!!” gridò Luca. “Fermati!”
“No, sei tu fuori di testa se pensi che tua sorella possa umiliarmi in casa mia. Ora tocca a te.”
“Gio, calmati,” iniziò a supplicare.
“Non c’è altro da dire. Ho capito tutto. La mia opinione per te non conta.”
Entrò in camera e cominciò a riempire un sacco con le sue cose. Camicie, pantaloni, orologi—tutto finì sul pianerottolo.

“Sei una pazza!” strillò Sofia, raccattando le sue cose.
“Non puoi buttarmi fuori così,” disse Luca, sconvolto. “Dovevamo sposarci.”
“Grazie al cielo non l’abbiamo fatto. Io merito un uomo, non un vigliacco. Tu… puoi vivere con tua sorella.”
Sbatté la porta in faccia a tutti.

Mezz’ora dopo, quando il silenzio tornò, Giovanna ordinò la cena dal suo ristorante preferito. Aprendo al rider, vide Luca e Sofia ancora sulle scale, a fissarla con odio. Prese i sacchetti, ringraziò con un sorriso e chiuse la porta senza degnarli di uno sguardo.

Mise la tavola, accese un film e versò un bicchiere di Chianti. Al primo sorso, realizzò di non provare tristE quella notte, mentre il profumo della carbonara riempiva la cucina e le risate del film riecheggiavano tra le pareti, Giovanna si sentì finalmente leggera, come una donna che aveva ritrovato il proprio orgoglio e la propria casa, libera dal peso di amare chi non la meritava.

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