*Partire o restare*
Giulia aprì la porta e rimase sorpresa nel vedere sua figlia Chiara accompagnata da un ragazzo sconosciuto che le sorrideva timidamente.
«Ciao, mamma, ti presento Luca», disse Chiara in fretta, spingendolo avanti. «Ho pensato che fosse ora di conoscerlo. Papà non c’è?»
«Buongiorno», salutò lui, imbarazzato, entrando in salotto.
Giulia sorrise per rassicurarlo e annuì.
«Scusa se siamo arrivati all’improvviso, mamma, prendiamo solo un caffè», continuò Chiara, «poi andiamo al cinema.»
Luca si comportava con gentilezza, sorrideva poco ma cercava di partecipare alla conversazione.
«Mamma, ma dov’è papà? Volevo che lo conoscesse.»
«Dove vuoi che sia? In garage, come sempre. Sta sistemando la macchina, dice che vuole lavarla e aspirarla lui. Sai com’è, non vuole portarla all’autolavaggio…», rispose Giulia.
Poco dopo, Chiara e Luca si prepararono ad andarsene. Lui ringraziò con educazione prima di salutare.
«Che ragazzo cortese e beneducato», pensò Giulia chiudendo la porta.
Chiara studiava all’università, ormai era grande. Giulia quasi non si era accorta di quanto fosse cresciuta. Eppure, ora le faceva domande sulla vita, chiedeva consigli: come comportarsi, cosa fare in certe situazioni, sperando che la madre le desse indicazioni.
A volte Giulia rispondeva, ma in altri casi diceva:
«Figlia mia, su certe domande non c’è una risposta giusta, e mai ci sarà. La vita ci tende trappole, come a ricordarci che ogni cosa ha il suo momento.»
Ognuno ha il proprio destino, e la vita segue strade imprevedibili. Giulia, dopo vent’anni di matrimonio, si trovava ancora a un bivio. Ricordava perfettamente il giorno in cui la sua amica Silvia le aveva presentato Marco.
«Giulia, questo è Marco, un amico di Stefano», aveva detto Silvia, avvicinandole quel ragazzo alto e magro, che sembrava impacciato. «Lavora con il mio ragazzo, che insisteva da tempo per presentargli qualcuna di noi. Beh, ora chiacchierate!» E con una risata era corsa tra la folla a riprendersi Stefano.
La festa universitaria era nel pieno del divertimento. Giulia e Silvia erano compagne di corso, e la laurea era vicina. Silvia e Stefano si sarebbero sposati di lì a due mesi. Marco, invece, sembrava fuori posto tra gli studenti, goffo, come se si vergognasse della sua altezza. Si guardava intorno, osservando quella gioventù spensierata.
«Marco, studi anche tu?», aveva chiesto Giulia per rompere il ghiaccio.
«No, lavoro come autista da tre anni. Prima ho fatto il militare.»
«Strano», aveva pensato Giulia. «Ha fatto il militare eppure è ancora così mingherlino. Di solito i ragazzi tornano cambiati.» Suo fratello maggiore ne era la prova.
«Io e Stefano ci siamo conosciuti in caserma. Dopo il servizio, la nostra amicizia è continuata, e abbiamo trovato lavoro insieme. Io ho solo il diploma. Voi invece studiate qui?»
La guardava sorridendo, con un’espressione così spontanea che Giulia, pur non volendo dargli false speranze, non aveva potuto fare a meno di ricambiare. Non le piaceva. Eppure, quello era stato il loro primo incontro. Se qualcuno le avesse detto che un giorno sarebbe diventato suo marito, avrebbe riso di cuore.
Ma il destino ha i suoi piani. La vita sarebbe noiosa se potessimo prevedere dove saremmo tra un anno. Ogni volta che Marco la invitava a uscire, Giulia pensava che sarebbe stata l’ultima volta. «Ci vediamo, chiacchieriamo, poi basta.» La prossima volta gli avrebbe detto di no.
Ma il tempo passava, e Giulia non riusciva a rifiutare. Da un lato, le faceva pena quel ragazzo timido e buono; dall’altro, non c’era nessun altro che la interessasse davvero, nessuno che la convincesse a sposarsi.
«Giulia, come vanno le cose con Marco?», le chiedeva Silvia.
«Normali. Io stessa non so come definirle», rispondeva distrattamente.
Erano stati persino testimoni al matrimonio di Silvia e Stefano. Avevano festeggiato, ridendo per la felicità degli amici. Giulia si era laureata e aveva trovato lavoro. Continuavano a vedersi. A poco a poco si era abituata a Marco, capendo che era sincero. Decise di parlarne con la madre.
«Mamma, ormai hai conosciuto Marco. Non so cosa fare. Lui parla già di matrimonio, e io non so cosa rispondere. So solo che è affidabile, lavoratore, premuroso… anche se non è colto, non legge, non sa tante cose.»
«Figlia mia, non fissarti. Che importa se non legge? È fedele e ti guarda con gli occhi innamorati», diceva la madre. «Col tempo, le differenze si assottigliano.»
Arrivò il giorno in cui Marco, rosso in volto e nervoso, le fece la proposta. Forse non era sicuro che avrebbe accettato.
«Giulia, questo è per te», disse tirando fuori una scatolina con un anello. «Voglio che tu diventi mia moglie. Accetti?»
Giulia guardò l’anello in silenzio, poi sorrise e disse:
«Sì. Ma dove sono i fiori?» E infilò l’anello al dito.
«Oddio, mi è scappato di mente. Per me contavano solo l’anello e il tuo sì. Ti prometto che te li compro.»
In seguito, Giulia ci aveva riflettuto.
«È strano che io e Marco ci siamo sposati. È un ragazzo normale, che per tanto tempo non ho preso sul serio.»
Forse aveva accettato perché tutte le sue amiche si erano sposate, e lei non voleva rimanere sola. Nonostante fosse carina, anche se un po’ in carne, non si sentiva sicura di sé.
Giulia e Marco formarono una famiglia. Col tempo, come tutte le coppie, si ritrovarono immersi nella routine, tra parenti e problemi, che lui però affrontava sempre con determinazione. Ma più condividevano, più lei sentiva il vuoto tra loro.
A cena parlavano solo di questioni pratiche. A Giulia non interessava discutere con lui di un film o di un’esposizione visitata con un’amica. Litigavano persino su quale programma televisivo guardare o dove andare nel weekend. Era sempre lei a decidere, lui si adattava.
«Marco, basta con i cartoni animati, non sei un bambino», gli diceva. Lui sorrideva e rispondeva:
«E chi l’ha detto che solo i bambini li guardano?»
Giulia capiva che gli mancava un’educazione raffinata. Così gli insegnava come comportarsi a tavola, temendo che sbagliasse in pubblico, specie quando erano invitati da amici.
Ma il vero momento di rottura arrivò quando dovette andare da sola alla cena aziendale, dove avrebbero premiato i dipendenti più meritevoli, tra cui lei.
Marco era malato, con la febbre alta e il mal di gola.
«Giulia, scusa, vai senza di me. Non mi sento bene», le aveva detto, sapendo che altrimenti avrebbe rinunciato.
«Va bene, non farò tardi», aveva promesso lei.
Seduta al tavolo, Giulia si sorprese a pensare:
«Meno male che Marco non è venuto. Sono quasi contenta. Non dovrò passare la serata in ansia, temendo che dica qualcosa di sbagliato e mi faccia vergognare. Forse è ora di cambiare qualcosa.»
Tornò presto, e Marco fu felice di vederla. Giulia decise di parlargli appena si fosse ripreso. Ma due giorni dopo scop