Firma il Matrimonio… e Sotto il Velo si Agitò un Mistero

Mentre la moglie firmava il certificato di matrimonio, qualcosa si mosse sotto il suo vestito…

La sala nuziale era piena di sussurri eccitati.

Una luce serena filtrava dalle lunghe finestre illuminate dal sole; le sedie dorate erano occupate da familiari e amici vestiti con eleganza.

Il pubblico bisbigliava dolcemente, alcuni alzavano i telefoni per immortalare il momento con le loro macchine fotografiche.

L’intera sala vibrava di attesa, l’aria era carica di gioia.

La sposa, Isabella, stava accanto allo sposo, Marco, stringendogli la mano con forza.

Era perfetta: il suo abito bianco a sirena aderiva dolcemente al suo corpo sottile, il lungo velo scivolava delicatamente sul pavimento.

Un sorriso felice le illuminava il viso, ma un’ombra di preoccupazione sembrava aleggiare ai margini dei suoi occhi.

«Andrà tutto bene», sussurrò Marco, stringendole le dita con dolcezza.

Isabella annuì, ma prima che potesse rispondere…

…qualcosa si mosse.

Non dietro di lei. Non accanto. Proprio sotto.

Un piccolo movimento appena percettibile—come se qualcosa, o qualcuno, si nascondesse tra le pieghe del tessuto.

Isabella trasalì, facendo un mezzo passo indietro. Marco notò subito la tensione nelle braccia della sposa e aggrottò le sopracciglia.

«Che succede? Che c’è?»

Ma prima che Isabella potesse rispondere, il movimento continuò—questa volta più deciso.

L’orlo del vestito si sollevò leggermente, come se qualcosa si nascondesse sotto… e cercasse di liberarsi.

Gli ospiti rimasero sbalorditi, senza parole.

Una delle damigelle, Chiara, alzò una mano alla bocca per lo stupore. Una zia anziana, Rosalia, si fece il segno della croce e sussurrò qualcosa al cielo.

L’aria divenne tesa, come se si fosse creato improvvisamente un vuoto.

Marco impallidì.

Isabella rimase immobile, spaventata, un brivido lungo la schiena.

E poi…

…un sussurro.

Un suono piccolo ma chiaro—non c’era dubbio: qualcosa era lì, proprio sotto il vestito.

«Stai scherzando?», bisbigliò nervosamente uno dei testimoni, Matteo, guardandosi intorno.

Ma nessuno rise.

Tutti trattennero il respiro, come in un momento cruciale di un film.

E poi…

Il vestito si mosse improvvisamente, con decisione!

Isabella urlò, fece un passo indietro e sollevò l’abito.

La sala esplose in un sibilo collettivo, Marco serrò i pugni e l’impiegata dell’anagrafe, un’elegante signora di nome Elisabetta, rimase immobile, tenendo il timbro in mano.

Da sotto il vestito, come da un passaggio segreto, apparve prima un’ombra nera, poi un miagolio…

…un piccolo batuffolo nero saltò fuori.

Qualcuno gridò, un altro ospite indietreggiò, rovesciando un bicchiere di prosecco. Il liquido si sparse sulla tovaglia di damasco.

Isabella si aggrappò a Marco, stringendolo forte.

«Aaaah! Che cos’è?»

Il piccolo batuffolo, goffamente, saltellò qualche volta, raggiunse il centro della sala e si fermò.

Scodinzolò, poi…

…miagolò.

Silenzio.

Marco batté le palpebre. Isabella, che fissava terrorizzata i volti degli ospiti, non poteva credere ai suoi occhi.

Lì, sul pavimento, davanti a tutti…

…un piccolo gattino nero li osservava incuriosito.

«Ma è un gatto?», urlò qualcuno da dietro, ancora sconvolto.

Marco guardò Isabella con stupore:

«Perché c’è un gatto sotto la tua gonna?»

Isabella aprì la bocca, ma non riuscì a rispondere.

Poi una vocina timida si alzò dalla prima fila degli ospiti:

«Ehm… forse è il mio…»

Tutti si girarono.

Era la sorellina di Isabella, la piccola Sofia, con i calzettoni bianchi e un coniglio di peluche stretto tra le braccia. Il suo sguardo era pieno di rimorso, e sussurrò timidamente:

«Non volevo lasciarlo solo a casa… è saltato nel cesto del velo… pensavo fosse già uscito.»

Gli ospiti la guardarono sbalorditi, poi scoppiarono a ridere. La tensione svanì come una bolla di sapone.

Marco sospirò. Isabella si chinò, ancora tremante, e prese delicatamente il gattino.

Il piccolo felino miagolò ancora una volta, poi si accoccolò tra le sue mani come se niente fosse accaduto.

«Eccoti, piccolo testimone peloso», rise finalmente Isabella, accarezzandogli la testa.

Elisabetta, l’impiegata, sorrise, scuotendo la testa:

«Spero non ci siano altre obiezioni al matrimonio?»

La sala scoppiò nuovamente in risate.

Marco e Isabella si guardarono e finalmente risero insieme.

Mentre le risate si calmavano, Isabella continuava a tenere il gattino nero, che si raggomitolò come se non volesse più lasciarla.

«Sai», disse Marco, accarezzando dolcemente l’animaletto, «se cominciamo così, forse questo matrimonio non sarà poi così noioso.»

«Direi… sorprendentemente “felino”», rispose Isabella ridendo.

Gli ospiti si radunarono intorno a loro, e Sofia, la sorellina, si avvicinò timidamente, ancora con il suo coniglio di peluche.

«Mi dispiace…», disse esitante, guardando Isabella con i suoi grandi occhi azzurri. «Non volevo che succedesse niente di male…»

Isabella si accovacciò accanto a lei, tenendo sempre il gattino in grembo.

«Sofia, va tutto bene. Ma la prossima volta avvertimi se vuoi portare un animale nascosto al mio matrimonio, d’accordo?»

«D’accordo…», annuì Sofia, poi aggiunse a voce bassa. «Il povero Nerino aveva paura di restare solo a casa.»

«Nerino?», chiese Marco, alzando un sopracciglio.

«È il gatto. È con noi da due settimane. L’ho trovato davanti alla scuola.»

«E perché non l’hai detto a nessuno?», chiese Isabella, accarezzando la testa di Nerino.

«Perché la mamma ha detto che non possiamo tenerlo… ma io lo nutrivo di nascosto e l’ho messo nel mio cesto. Oggi si è nascosto sotto il velo.»

Elisabetta, l’impiegata, si schiarì la voce e chiese, sorridendo: «Allora, se non vi dispiace, possiamo continuare con la cerimonia? O c’è qualcun altro che vuole uscire dalla gonna della sposa?»

Gli ospiti risero di nuovo.

Isabella consegnò con cura Nerino a Sofia, poi tornò accanto a Marco, ma prima di prendergli la mano, sussurrò:

«Sei sicuro di volermi sposare dopo un inizio del genere?»

Marco sorrise e annuì:

«Se ho resistito a un attacco felino durante il matrimonio, posso resistere a tutto. Si continua.»

La cerimonia proseguì. L’impiegata lesse i voti, la sposa e lo sposo si guardarono negli occhi, e quando dissero «Sì», gli ospiti scoppiarono in un applauso fragoroso.

Sofia, tenendo il gattino, agitò felice il suo coniglio di peluche.

L’impiegata si avvicinò alla coppia, consegnò loro il registro

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