“Ho chiesto il divorzio per un’altra donna, mia moglie ha accettato in silenzio: tre mesi dopo ho capito perché.”
“Oggi stesso chiederò il divorzio a mia moglie, tesoro mio,” supplicava Gianni alla sua amata Beatrice. “Stai tranquilla, non agitarti inutilmente, non voglio assolutamente litigare con te.”
Beatrice lo guardò con tristezza da sopra il bicchiere di vino.
“Queste infinite promesse mi hanno prosciugata, capisci? Sempre la stessa storia. Stiamo insieme da anni, è ora di prendere una decisione. Se non hai intenzione di lasciare tua moglie, dimmelo chiaramente e chiuderemo qui.”
“No, non dire così! Ho già deciso che voglio passare il resto della mia vita con te. È solo che le circostanze mi hanno impedito di agire.”
“Gianni, non sono una ragazzina ingenua, e i tuoi bei discorsi, per quanto sinceri, non mi commuovono più. Ti lascio,” gli occhi di Beatrice si riempirono di lacrime. Le costava dirlo, ma non vedeva altra via d’uscita.
“Non correre alle conclusioni! Prometto che oggi stesso sistemerò tutto.”
“Beatrice, sei tu che voglio più di ogni altra cosa,” Gianni la strinse forte. Aveva ragione: era il momento di mettere i puntini sulle “i”. Non poteva continuare a dividersi tra due donne.
Tornò a casa tardi, come al solito. La suocera, probabilmente, dormiva già, mentre sua moglie, seduta sul divano, sorseggiava una tisana guardando una serie tv. Tutto come sempre.
“Buonasera,” lo salutò Lucia. “Di nuovo in ritardo? Molto lavoro?”
“Lucia, dobbiamo parlare seriamente. Proprio oggi. Se possibile, adesso.”
“D’accordo, ma prima lascia che ti prepari un caffè.”
“Non serve, ho già cenato.”
Gianni si sedette accanto a lei.
“Siamo insieme da quasi trent’anni. Abbiamo due figli meravigliosi che vivono all’estero. Abbiamo passato di tutto, ma ci siamo sempre sostenuti.”
Lucia lo osservava attentamente, come se studiasse ogni ruga sul suo viso.
“I sentimenti si sono spenti. Resta il rispetto, ma non basta. Hai un’altra?” chiese con la stessa calma con cui si parla del meteo.
“Sì,” ammise. “Stiamo insieme da quasi due anni. È amore vero. Non l’ho pianificato, ma…”
“Sei felice con lei?”
“Sì,” rispose onestamente.
Lucia tacque. Il silenzio pesava come un macigno.
“Amo un’altra da due anni. Divorziamo,” disse Gianni con decisione.
“D’accordo,” rispose semplicemente lei. “Non si può essere amati a forza. Non dirò che me l’aspettassi, ma ogni tua parola è come una coltellata.”
“Lucia, per favore, evitiamo le scene. Tanto non saprei spiegare come sia successo…”
“Firmerò tutti i documenti, ma con una condizione.”
“Quale?”
“Tra poco è il compleanno di mia madre. Ti chiedo solo di aspettare fino a dopo la festa. Compirà settant’anni. Non merita i nostri litigi in un giorno così.”
“Va bene, sono d’accordo. Rispetto tua madre, non c’è neanche da discutere.”
“Ma non è tutto.”
Gianni alzò un sopracciglio sorpreso.
“Voglio regalarle un’atmosfera serena prima della festa. Che sia felice, almeno per un po’. Dopo verranno tempi difficili.”
“E come pensi di farlo?”
“Ti chiedo di comportarti come se tra noi tutto fosse perfetto. Chiamala pure una recita: ‘la famiglia ideale’.”
“Lucia, ma è…”
“Fiori, colazioni insieme, risate. Solo due mesi e mezzo.”
Gianni, seppur riluttante, accettò. Lei non aveva fatto scenate, non aveva gridato né accusato. Poteva concederle questo.
“D’accordo. Due mesi e mezzo.”
La questione era risolta. Ora doveva solo sistemare le cose con Beatrice.
Il giorno dopo la invitò a pranzo.
“Ho chiesto il divorzio a Lucia. È la notizia migliore dell’anno,” esultò Beatrice. “Finalmente! Quando ti trasferisci da me? Magari già questo weekend?”
“Non ho finito. Io e Lucia abbiamo deciso di iniziare le pratiche dopo il compleanno di mia suocera, fra due mesi e mezzo.”
“Ma che stupidaggine è, Gianni? Assurdo! Così non finiremo mai?”
“Prima, non alzare la voce. Secondo, capiscimi: la rispetto. È una festa importante.”
“E a me l’hai chiesto? Forse io non sono d’accordo? Non sono un ripiego!”
Beatrice era furiosa. Un piano iniziava a formarsi nella sua mente.
“Va bene, fai come vuoi. Ma anch’io ho una condizione. In questi due mesi e mezzo non ci vedremo. Niente incontri, niente appuntamenti.”
“Amore, perché tutto questo?”
“Mi prendi per stupida? No, Gianni. Il tuo gioco finisce qui.”
Gianni si alzò.
“D’accordo. Accetto la tua decisione. Ma mia suocera merita una festa dignitosa. Ci vediamo fra tre mesi. Ti amo.”
Se ne andò. Beatrice non lo inseguì né gridò. Bene. Segno che tutto andava secondo i piani. Presto avrebbe avuto il divorzio e la vita che sognava.
Ora era il momento di fare qualcosa di carino per Lucia. Una famiglia perfetta prevedeva che il marito facesse regali alla moglie, magari dei fiori. Le promesse vanno mantenute.
Le settimane seguenti trascorsero come in una fiaba. Gianni si impegnò a recitare la parte del marito modello.
“Genero, avevo dimenticato quanto siano buoni i tuoi brindisi con lo spumante! Una volta mi corteggiavi con ‘mamma questo, mamma quello’… Poi ti sei rilassato. Ma vedo che ci stai riprovando!”
Era chiaro che la suocera lo adorava.
“Andiamo in campagna questo weekend! Bosco, casetta, falò. Farà bene a tutti.”
“Appoggio l’idea!” dichiarò solenne la suocera.
“Ascolta,” sussurrò Gianni alla moglie, “non sprecare energie con questi trucchetti da quattro soldi. Niente cambierà. La mia decisione è presa.”
Lucia non rispose, limitandosi a un sorriso enigmatico. Lo turbò.
“Non mi oppongo, Lucia. Forse sarà divertente,” finì per dire.
Senza rendersene conto, Gianni pensava sempre meno a Beatrice. Prima non passava giorno senza una chiamata o un incontro, ora erano quasi due mesi di silenzio, eppure la vita scorreva più leggera. Come se fosse tornato sé stesso. Cos’era questa strana sensazione?
“Gianni, metti la minestra in frigo, per favore. Mi riposerò un po’.”
“Sei pallida… Tutto bene?” la guardò preoccupato.
“Sì, tranquillo…”
Non fece in tempo a finire che svenne, cadendo a terra.
“Lucia! Lucia!”
Gianni corse a rianimarla. Riaprì gli occhi.
“Tutto bene… solo un giramento di testa. Forse pressione bassa.”
“Sei bianca come un lenzuolo! Andiamo in ospedale, subito!”
“Niente panico,” sorrise debolmente. “Sarai il mio eroe se mi aiuti ad andare a letto.”
Senza esitare, la prese in braccio e la portò in camera.
“Riposati. Forse sei solo stressata.”
“Lo stress è il nostro pane quotidiano,” cercò di scherzare, ma le uscì male.
“Non ti credo.”
Gianni spense la luce e andò a guardare la tv.
Nei giorni seguenti, si prese davvero cura di lei. Non