«Niente più aiuti finché non lascia quel buono a nulla: Ho detto a mia figlia di diventare indipendente»

«Niente più aiuti finché non lascia quel buono a nulla»: Ho detto a mia figlia di essere indipendente.

«Finché non divorzierà, non avrà un centesimo da noi»: Ho detto a mia figlia che non lavrei più aiutata finché non avesse lasciato quel fannullone.

Ogni giorno, la nostra casa trema per le litigatenon tra mio marito e me, ma a causa di mio genero. Quelluomo che mia figlia ha sposato è pigro e irresponsabile oltre ogni limite. Non lavora da più di un anno, accontentandosi di lavoretti occasionali, e passa il resto del tempo a oziare. Mia figlia si fa carico di tutta la famiglia, cresce due bambini piccoli ed è in congedo parentale. E lui? Si limita a esistere.

Certo, mia figlia non può lavorare a tempo pienoi gemelli richiedono attenzione costante. Le ho offerto il mio aiuto, ma a una condizione. Sì, una condizione chiara e netta: non darò più un euro finché non divorzierà da quel parassita. Perché aiutare lei, in un certo senso, significa mantenere anche lui. E io non ho intenzione di finanziare la pigrizia di nessuno.

Fin dallinizio, non ho mai sopportato Luca. Speravo che la cosa sarebbe passata, che si sarebbe svegliata. Ma purtropposi sono sposati. Gioventù, amore, illusionitutto le ha annebbiato la mente. E ora noi dobbiamo gestire le conseguenze.

Io e mio marito abbiamo regalato loro lappartamento della nonna. Prima era affittato, e rappresentava lunica entrata extra per la pensione. Ma i giovani non potevano permettersi un affitto, così abbiamo ceduto. Avevo solo chiesto una piccola ristrutturazione, giusto per rendere lambiente più accogliente per i bambini.

Ed è qui che Luca ha mostrato la sua vera natura:
«Non mi occupo di queste cose. Io non sono un manuale, sono un intellettuale. Lasciamo fare a chi viene pagato per farlo. Bisogna chiamare dei professionisti.»

Ma con quali soldi, mi chiedo? Non ha mai guadagnato abbastanza neanche per comprare un cacciavite. Lunica cosa che sa fare è filosofeggiare e lamentarsi della sfortuna. Lavorare la sera? Impossibile. I fine settimana? «Bisogna riposarsi.» Si è abituato a pretendere che tutto gli sia dovuto.

Quando gli ho detto apertamente che era un fannullone, si è offeso. «Non è giusto come mi tratta.» E mia figlia? Invece di sostenermi, mi ha rimproverata:
«Per colpa tua abbiamo litigato di nuovo. Perché ti intrometti?»

Ho deciso di prendere le distanze. Ma lho avvertita chiaramente: se si è messa in questa situazione, se la sbrighi da sola. Non venga poi a chiedere aiuto. Ma quando ho scoperto che aspettava i gemelli, mi si è spezzato il cuore. Pensavo che Luca si sarebbe ravveduto, inveceniente. Tutto è ricaduto su di noi. Abbiamo finito i lavori, cercato lettini per i bambini e persino accompagnato mia figlia dal medico. Lui? Sempre spaparanzato sul divano, davanti al computer.

Sofia faceva del suo meglio, ma si vedeva che iniziava a capire chi aveva sposato. Insieme, abbiamo sistemato lappartamento come potevamo. Tutto fatto a mano. Lui, ovviamente, ha comprato qualche cianfrusaglia in saldo doponon è una scusa. Quando hai una famiglia, devi comportarti da uomo. Lui? Solo un ospite in una casa dove tutto viene fatto dagli altri.

Poi abbiamo scoperto come riuscivano a tirare avanti: avevano aperto una carta di credito. Senza dirci nulla. Lo nascondevano. E poi, una telefonata:

«Mamma, non ce la facciamo più. Aiutaci»

Ero furiosa.
«Sofia! Hai avuto figli con un uomo che non sa nemmeno cambiare una lampadina! Come pensavi di farcela da sola?»

«Stiamo solo passando un momento difficile»

«Quale momento? Hai una casa, genitori che si fanno carico di tutto. E lui? Non trova lavoroo lo stipendio è troppo basso, o è troppo lontano, o gli orari non gli piacciono!»

«Mamma, non capisci Sta cercando! Non vuole lavorare per quattro soldi!»

«Ma è con quei quattro soldi che si campa! Tu, i tuoi figli e luia nostre spese!»

Ne ho avuto abbastanza. Mi rifiuto di fare la banca. Le ho detto:
«Finché non divorzierà, dimentica la nostra porta. Non un euro in più. Se vuoi vivere con lui, arrangiati.»

È scoppiata in lacrime.
«Volete che i miei figli crescano senza padre?»

E allora ho detto quello che pensavo da tempo:
«Meglio senza padre che con un modello del genere. Un uomo che vive alle spalle degli altri.»

Sono una madre. Ma mi rifiuto di essere una vittima. Voglio vedere mia figlia crescere i suoi figli con un uomo, non con un peso morto. Voglio che si rispetti. Che non chieda aiuto mentre lui sorseggia il tè in poltrona.

Ha riattaccato in silenzio, ma sapevo che un giorno avrebbe capito. La lezione è chiara: lamore non è cieco, e il vero sostegno a volte significa dire di no.

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