Una Famiglia del Cuore

Una Famiglia del Cuore

Il divorzio aveva schiacciato Beatrice come un macigno. Aveva adorato suo marito e non si aspettava quel tradimento alle spalle. Ma lui laveva traditacon la sua migliore amica. In un giorno, aveva perso due persone a cui aveva affidato il cuore. La sua fiducia negli uomini era crollata. Prima, quando sentiva dire che « tutti gli uomini tradiscono », scrollava le spalle: « Il mio Alessandro non è così ». Ora, il tradimento laveva consumata dentro, e aveva giurato di non aprire più la sua anima a nessuno.

Beatrice cresceva da sola sua figlia, Ginevra. Lex-marito pagava regolarmente gli alimenti e vedeva la bambina di tanto in tanto, ma senza alcun desiderio di essere padre. Beatrice aveva accettato il suo destino: una solitudine fino alla fine. Ci trovava perfino unamara soddisfazionela vita senza un uomo le sembrava più semplice. Ma il destino ama sconvolgere i piani.

Durante il compleanno di una collega in un piccolo bar a Milano, Beatrice incontrò Matteoil fratello della festeggiata. Anche lui aveva vissuti un divorzio e, con sua sorpresa, suo figlio, Luca, viveva con lui e non con la madre. Matteo le spiegò: il ragazzo aveva scelto il padre, mentre la sua ex-moglie, assorbita da una nuova storia, non aveva protestato. Un adolescente era solo un ingombro per lei.

Quella serata risvegliò in Beatrice un calore dimenticato. Come una ragazzina, sentì le farfalle nello stomacounemozione che non provava da anni. Anche Matteo non rimase indifferente. Entrambi, segnati dai loro divorzi, temevano nuovi sentimenti, ma una scintilla era scoccata tra loro, impossibile da ignorare.

Matteo ottenne il numero di Beatrice da sua sorella e, raccogliendo il coraggio, la chiamò. Evitando la parola « appuntamento »troppo ridicola alla loro etàle propose semplicemente di incontrarsi per parlare. Scelsero un accogliente bistrot, chiacchierando fino alla chiusura senza accorgersi del tempo passare. Ci fu un altro incontro, poi un altro ancora…

Un giorno, Ginevra rimase con suo padre, e Beatrice invitò Matteo a casa sua. Dopo quella notte, capirono che non volevano più separarsi. Il loro amore, tenero e maturo, sembrava una salvezza dal passato. Ma cera un ostacolo: i loro figli.

Entrambi avevano adolescenti. Luca, il figlio di Matteo, aveva un anno più di Ginevra. Caratteri, passioni, amicizie diverse. Allinizio, Beatrice e Matteo si accontentavano di vedersi, a volte con i ragazzi, ma notavano con amarezza che Ginevra e Luca non erano solo indifferentia malapena nascondevano lantipatia.

Dopo un anno e mezzo, Matteo cedette. Chiese Beatrice in moglie. La amava così tanto da sentirsi di nuovo un ragazzino, ma voleva una vera famiglia, non come nel suo primo matrimonio. Gli incontri clandestini non gli bastavano più. Beatrice, sbalordita, accettò. Anche lei sognava di addormentarsi accanto alluomo che amava, di preparare la colazione insieme, di guardare film la sera.

Discussero di tutto. Vivere nei loro piccoli appartamenti milanesi era impossibileragazzi di sesso opposto avevano bisogno di camere separate. Vendendo le loro proprietà e aggiungendo i risparmi di Matteo, comprarono una casa spaziosa in periferia. Restava il più difficile: dirlo ai figli.

Decisero di parlarne separatamente. « Non voglio vivere con Matteo e suo figlio! », protestò Ginevra. « Continuate a vedervi come prima! A che serve questo matrimonio e questa casa? » Beatrice capiva sua figlia, il cuore le si stringeva di pena. Per colpa sua, Ginevra avrebbe dovuto abituarsi a degli estranei. Ma Beatrice sapeva che tra qualche anno sua figlia avrebbe lasciato il nido, e poi? Il vuoto? Intorno a lei, molte madri si erano sacrificate per i figli e poi avevano preteso lo stesso in cambio. Beatrice rifiutava quel destino. Con una voce ferma ma dolce, rispose: « La decisione è presa. Ma ti ascolterò sempre, e sarai la mia priorità ».

Ginevra fece il broncio, ma non discusse. Suo padre, appena risposato, la chiamava sempre meno, e lei si sentiva abbandonata. Dopo una lunga conversazione, accettò a malincuore, consolandosi con la certezza che sua madre non lavrebbe tradita.

Con Luca, la discussione fu altrettanto dura. « Perché dovrei vivere con questa ragazza e sua madre? », borbottò. « Perché amo Beatrice », rispose Matteo con calma. « Allora vado da mia madre! », sbraitò Luca. « Come vuoi », replicò Matteo. « Ma mi dispiacerebbe che tu scappi quando le cose si fanno difficili. E poi, lì saresti stretto nel suo monolocale, mentre qui abbiamo una casa. Avevo pensato di mettere una porta da calcio per giocare con te ». Luca alla fine cedette. « Ma non aspettarti che la consideri mia sorella ». « Chiedo solo rispetto », concluse Matteo.

Ginevra dichiarò che non aveva alcun interesse per Luca e non gli avrebbe più rivolto la parola. Il matrimonio fu semplice, in famiglia. Al ristorante, i ragazzi mostrarono espressioni imbronciate, rendendo chiaro il loro disprezzo per lidea.

Una settimana dopo, la famiglia si trasferì. Le camere furono arredate secondo i gusti di ognunotanto diversi quanto i loro occupanti. Ginevra, mattiniera, si svegliava allalba, gironzolava per casa mentre gli altri dormivano. Luca, nottambulo, passava le notti al computer e dormiva fino a mezzogiorno nel weekend. Ginevra odiava il pesce, Luca lo mangiava tre volte al giorno. Lei adorava la J-pop e i manga, lui ascoltava punk e guardava film dazione. Niente in comune. I loro scambi finivano subito in litigio.

Ma Ginevra si affezionò a Matteo senza aspettarselo. Suo padre era quasi scomparso, e le mancava lattenzione maschile. Matteo, sebbene severo, la trattava come una figlia, a volte persino più viziata di Luca. « È una ragazza », diceva. Luca, invece, si avvicinò a Beatrice. Sua madre si era occupata poco di lui, e ora che viveva una nuova storia, lo aveva dimenticato. Beatrice sapeva ascoltare, senza giudicare, e Luca iniziò a confidarle i suoi segreti.

Beatrice e Matteo speravano che i ragazzi si avvicinassero, ma dopo sei mesi nulla era cambiato. Tornavano a casa separatamente, frequentavano gruppi diversi al liceo, passavano le serate chiusi nelle loro stanze. I genitori si rassegnarono: non serviva amicizia, bastava la civiltà.

Tutto cambiò un pomeriggio. Un ammiratore insistente si era fissato con Ginevraun ragazzo di unaltra classe. Lei non lo amava, e il suo comportamento era inquietante. Messaggi ossessivi, lettere infilate nellarmadietto, inviti ripetuti. Gli chiese chiaramente di lasciarla in pace, invano.

Un giorno, dopo la lezione di teatro, Ginevra si attardò a scuola. Uscendo, si imbatté nel suo pretendente. « Vieni a fare una passeggiata », disse, bloccandole il passaggio. « Potremmo andare al bar ». « Lasciami stare! Non uscirò mai con te! », esplose Ginevra. « Non ti piaccio? », fece lui, offeso. « No! E mi dai fastidio! » La afferrò per il braccio: « Vieni, decido io! » Lei cercò di liberarsi,

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