Per evitare la vergogna, accettò di sposare un uomo gobbo… Ma quando le sussurrò la sua richiesta all’orecchio, cadde in ginocchio…

**31 Ottobre**
Per evitare la vergogna, accettò di sposare un uomo gobbo Ma quando lui le sussurrò la sua richiesta allorecchio, lei si sedette
Vincenzo, sei tu, figlio mio?
Sì, mamma, sono io! Scusa se è così tardi
La voce di sua madre, tremante di ansia e stanchezza, giunse dallingresso buio. Era lì, in un vecchio accappatoio, con una torcia in manocome se lo avesse aspettato tutta la vita.
Vincenzino, cuore mio, dove sei stato fino a notte fonda? Il cielo è nero, le stelle brillano come occhi di animali selvatici
Mamma, io e Dario stavamo studiando. Compiti, preparazione Ho perso la nozione del tempo. Scusa, avrei dovuto avvisarti. So che dormi male
O forse eri con una ragazza? sospettosa, strizzò gli occhi. Ti sei innamorato, eh?
Mamma, ma che sciocchezze! rise Vincenzo, togliendosi le scarpe. Io non sono il tipo che le ragazze aspettano sotto il portone. E poi, chi vorrebbe me? Gobbo, con braccia da scimmia e una testa come un campo incolto?
Ma nei suoi occhi apparve un dolore. Non gli disse che in lui vedeva non un mostro, ma suo figlio, cresciuto nella povertà, nel freddo, nella solitudine.
Vincenzo non era un belluomo. Alto appena un metro e sessanta, incurvato, con braccia lunghe come quelle di un babbuino, che quasi gli sfioravano le ginocchia. La testa, grande, ricoperta di ricci ribelli come quelli di un tarassaco. Da bambino lo chiamavano “scimmietta”, “spirito del bosco”, “mostriciattolo”. Ma era cresciutoe diventato più di un semplice uomo.
Lui e sua madre, Rosalia, erano arrivati in quel paesino quando aveva solo dieci anni. Fuggiti dalla cittàdalla miseria, dalla vergogna: il padre in prigione, la madre abbandonata. Erano rimasti solo loro due. Due contro il mondo.
Quel Vincenzino non è fatto per vivere borbottava la vecchia Teresa, osservando il ragazzino gracile. Sparirà nel nulla, senza lasciare traccia.
Ma Vincenzo non sparì. Si aggrappò alla vita come una radice alla roccia. Crebbe, respirò, lavorò. E Rosaliauna donna con un cuore dacciaio e mani rovinate dal fornofaceva il pane per tutto il paese. Dieci ore al giorno, anno dopo anno, finché anche lei non cedette.
Quando si ammalò, senza più rialzarsi, Vincenzo divenne figlio, figlia, dottore e infermiere. Lavava i pavimenti, preparava la polenta, leggeva ad alta voce le vecchie riviste. E quando morìsilenziosamente, come il vento che lascia i campilui rimase accanto alla bara, con i pugni serrati, in silenzio. Perché non aveva più lacrime.
Ma la gente non dimenticò. I vicini portarono cibo, gli diedero vestiti caldi. Poi, allimprovvisocominciarono a venire da lui. Prima i ragazzi, appassionati di radio. Vincenzo lavorava alla stazione radioriparava ricevitori, sistemava antenne, saldava fili. Aveva mani doro, anche se goffe a prima vista.
Poi arrivarono le ragazze. Alliniziosolo per un tè e una chiacchierata. Poiper restare più a lungo. Ridere. Parlare.
E un giorno si accorse: una di loroSerenarimaneva sempre lultima.
Non hai fretta? le chiese quando gli ospiti se ne erano andati.
Non ho nessun posto dove andare rispose lei, guardando il pavimento. La matrigna mi odia. Tre fratelli rozzi e cattivi. Mio padre beve, e per loro sono di troppo. Vivo da unamica, ma neanche lì posso restare per sempre Da te invece è tranquillo. Sereno. Qui non mi sento sola.
Vincenzo la guardòe per la prima volta capì che poteva essere necessario a qualcuno.
Resta con me disse semplicemente. La camera di mamma è vuota. Sarai tu la padrona di casa. Io non chiederò nulla. Non una parola, non uno sguardo. Resta solo qui.
La gente cominciò a parlare. Sussurrava alle loro spalle:
Ma come? Un gobbo e una bellezza? È ridicolo!
Ma il tempo passava. Serena puliva, cucinava la minestra, sorrideva. E Vincenzolavorava, taceva, si prendeva cura.
E quando lei diede alla luce un figlio, il mondo si capovolse.
A chi somiglia? chiedevano in paese. A chi?
E il bambino, Davide, guardava Vincenzo e diceva: «Papà!»
E Vincenzo, che non aveva mai pensato di diventare padre, sentì qualcosa di caldo aprirsi nel pettocome un piccolo sole.
Insegnò a Davide a riparare una presa, pescare, leggere sillaba per sillaba. E Serena, guardandoli, diceva:
Dovresti trovarti una donna, Vincenzo. Non devi restare solo.
Tu sei come una sorella per me rispondeva lui. Prima ti sistemerò. Con un uomo buono. Poi vedremo.
E quelluomo arrivò. Un giovane del paese vicino. Onesto. Lavoratore.
Fecero il matrimonio. Serena partì.
Ma un giorno Vincenzo la incontrò per strada e le disse:
Voglio chiederti una cosa Lascia Davide con me.
Cosa? si stupì lei. Perché?
Lo so, Serena. Quando hai un figlio, tutto dentro di te cambia. Ma Davide non è veramente tuo. Un giorno potresti dimenticartene. Io io non potrei mai.
Non te lo darò!
Non lo sto portando via rispose piano. Vieni a trovarlo quando vuoi. Lascia solo che resti con me.
Serena rifletté un momento. Poi chiamò il bambino:
Davide! Vieni qui! Dimmi, con chi vuoi stare? Con me o con papà?
Il bambino corse, gli occhi lucidi:
Non possiamo stare tutti insieme come prima?
No disse Serena, triste.
Allora resto con papà! esclamò Davide. E tu, mamma, vieni a trovarmi!
Così fu.
Davide restò. E Vincenzo, per la prima volta, diventò davvero un padre.
Ma un giorno Serena tornò:
Ci trasferiamo in città. Porto Davide con me.
Il bambino scoppiò in lacrime, abbracciando Vincenzo:
Non vado da nessuna parte! Resto con papà!
Vincenzo sussurrò Serena, guardando a terra. Lui non è tuo figlio.
Lo so rispose lui. Lho sempre saputo.
Scapperò da papà! gridava Davide, soffocando nei singhiozzi.
E lo fece. Di nuovo e ancora.
Lo portavano vialui tornava indietro.
Alla fine, Serena cedette.
Va bene disse. Ha fatto la sua scelta.
E cominciò una nuova storia.
La vicina, Maria, aveva perso il maritoun ubriacone violento. Dio non aveva dato loro figliperché in quella casa non cera amore.
Vincenzo cominciò a passare da lei per il latte. Poiper aggiustare la staccionata, riparare il tetto. Poisolo per un tè. Parlare.
Si avvicinarono. Lentamente. Con cautela. Da adulti.
Serena scriveva lettere. Annunciò che Davide aveva una sorellinaDiana.
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