Anziani abbandonati nella fattoria… ma quando scoprono il segreto…

**Diario di una Vita Nuova**

Nel cuore della Toscana, tra campi di grano e colline dorate, si ergeva la vecchia fattoria La Colombaia. Lì, in un pomeriggio tiepido, due figure sedevano sulla veranda: Maria e Giovanni, una coppia anziana che fino a poco prima credeva che la casa fosse il posto più sicuro al mondo. Accanto a loro, due valigie di cuoio consumato e le sedie a dondolo che avevano accompagnato le loro giornate per decenni. Tre giorni erano passati da quando i loro figli erano partiti, promettendo di tornare in poche ore. Il sole era già tramontato tre volte dietro le colline, e il silenzio si faceva sempre più opprimente.

Luca, il maggiore, aveva detto prima di andarsene:
Mamma, andiamo solo in città per sistemare dei documenti e torniamo stasera stessa.
Sofia evitava lo sguardo della madre, Marco controllava in continuazione il telefono, e Luca metteva frettolosamente delle cose nel furgone. Maria stringeva un fazzoletto tra le dita, sentendo che qualcosa non andava. Giovanni, sempre eretto nonostante i suoi 75 anni, cercava notizie alla radio antica, sussurrando di possibili problemi con le carte della casa. Ma Maria intuiva che non era solo un ritardo. Le madri sanno leggere i segni, e lei sentiva il dolore profondo dellabbandono.

La mattina del quarto giorno, Maria si svegliò con un dolore al petto che non veniva dal cuore. Giovanni fissava dalla finestra la strada vuota.
Non torneranno sussurrò lei.
Non parlare così, Maria.
Ci hanno abbandonati qui, Giovanni. I nostri stessi figli ci hanno lasciati soli.

La Colombaia era stata lorgoglio della famiglia per tre generazioni: 200 ettari di terra fertile, bestiame, grano e lorto che Maria curava con dedizione. Ma ora, soli, si sentivano stranieri nella propria casa. Il cibo stava finendo: rimanevano uova, formaggio fatto in casa, un po di farina e fagoli. Le medicine di Giovanni erano terminate il terzo giorno, e anche se non lo disse, sentiva la testa pulsare.

Domani vado fino al paese disse Giovanni.
15 chilometri, Giovanni, con questo sole e alla tua età?
E cosa vuoi che faccia? Che resti qui ad aspettare?

La discussione fu breve, più per nervosismo che per rabbia. Alla fine, si abbracciarono nella piccola cucina, sentendo il peso degli anni e della solitudine che non avevano mai immaginato.

Il sesto giorno, il rumore di un motore spezzò il silenzio. Maria corse sulla veranda, il cuore in gola. Non erano i figli, ma Enzo, il vicino, sulla sua vecchia moto, carica di pane e verdure.

Signora Maria, signor Giovanni, come state?
Che piacere vederti, Enzo rispose Maria, cercando di nascondere il sollievo.

Enzo, scapolo e di buon cuore, percepì subito la tensione. Vide le valigie nel corridoio, il frigorifero quasi vuoto, e chiese:
Dove sono i ragazzi?
Sono andati in paese per sistemare alcune cose rispose Giovanni, senza convinzione.

Quanti giorni fa?
Maria iniziò a piangere sommessamente.
Sei giorni mormorò.

Enzo tacque, poi si alzò con espressione seria.
Con permesso, signor Giovanni. Devo verificare una cosa.

Tornò unora dopo, più agitato.
Ieri ho visto il furgone di Luca in paese, davanti al negozio di Luigi Rossi, quello che compra mobili usati. Portavano fuori mobili di qui.
Il silenzio fu pesante come il piombo. Maria sentì il mondo girare e Giovanni dovette appoggiarsi alla sedia.
Signora Maria, mi scusi se lo dico, ma ho visto la vecchia credenza e altre cose.
Stanno vendendo le nostre cose disse Giovanni, la voce un ruggito soffocato.

E cera di più. Luigi aveva raccontato che avevano chiesto di vendere la fattoria. Maria corse a controllare armadi e cassetti: mancavano la macchina da cucire, i quadri, pezzi di antica porcellana.
Come hanno potuto farci questo? gridò tornando in cucina.

Enzo si avvicinò:
Non voglio immischiarmi, ma non potete restare qui soli. Vi porto a casa mia.
No, Enzo disse Giovanni. Questa è casa mia. Se vogliono cacciarmi, dovranno farlo in faccia a me.

Maria prese la mano del marito, ricordando perché si era innamorata di lui: la sua dignità, anche nelle avversità. Enzo rispettò la decisione, ma non li abbandonò. Portò cibo e medicine ogni giorno.

Una settimana dopo, Maria decise di salire in soffitta. Cercava documenti importanti. Lì, tra polvere e ricordi, trovò una busta sigillata con la cera, scritta dalla suocera:
Per Maria e Giovanni, aprire solo se necessario.

La lettera conteneva i documenti di ulteriori 50 ettari, ai confini del paese, intestati a Maria e Giovanni dal 1998, con una sorgente privata.
Ho sempre temuto che alcuni nipoti non avessero il vostro stesso cuore. Queste terre sono a vostro nome. Cercate il dottor Bianchi se serve. Non lasciate che nessuno vi sfrutti. Con amore, Rosa.

Maria e Giovanni lessero in silenzio. La su

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